TARANTO – È stato condannato a 4 anni e 4 mesi di reclusione un 29enne di Taranto accusato di violenza sessuale nei confronti della sorellastra che all’epoca dei fatti aveva 4 anni.
È stato il giudice Benedetto Ruberto, al termine del processo con rito abbreviato, a emettere il verdetto nel pomeriggio di ieri: la sentenza ha accolto in pieno le richieste di condanna formulate dall’accusa e ha inoltre condannato l’imputato al pagamento dei danni nei confronti della vittima e dei suoi familiari.
Il giudice Ruberto ha disposto che sia un giudizio civile a quantificare l’ammontare dei risarcimenti, ma ha comunque obbligato il 29enne a versare una provvisionale immediatamente esecutiva di 10mila euro alle parti civili rappresentate dall’avvocato Cristian Spinelli.
I fatti risalgono al periodo compreso tra il 2011 e il 2017.
A dare il via alle indagini è stata la denuncia della madre della piccola: la donna aveva da tempo notato l’atteggiamento insolito della figlia, ma senza ottenere nessuna spiegazione.
Incubi, ricorso eccessivo al cibo e una serie di disturbi avevano fatto scattare una serie di domande in lei e nel suo compagno, ma nulla poteva far immaginare che il figlio che quest’ultimo aveva avuto da una precedente relazione fosse la causa di quella emergenza.
Il giovane, infatti, viveva con la madre, ma periodicamente si recava a casa del padre ed era ormai parte di quella nuova famiglia: stando a quanto la piccola ha raccontato solo diverso tempo dopo, era lui nei momenti in cui i genitori erano impegnati in altre faccende, a invitare la bambina nella stanzetta dove venivano compiuti gli atti sessuali.
La vittima ha raccontato alla mamma che il 29enne lo aveva presentato come un gioco da non svelare a nessuno.
Col passare del tempo, però, la bambina ha cominciato a prendere coscienza di ciò che avveniva e quando in famiglia è giunto un fratellino, in lei è scattata la necessità di proteggere il piccolo da quella barbarie.
E così ha trovato il coraggio di descrivere cosa viveva da tempo: la denuncia della madre è finita sul tavolo del pubblico ministero Marzia Castiglia che ha coordinato il lavoro d’indagine dei poliziotti della Squadra Mobile.
L’inchiesta si è cristallizzata con le accuse della piccola poi confermate anche di fronte al giudice.
Subito dopo la denuncia, il giovane difeso dall’avvocato Donato Salinari, ha ammesso una parte delle sue responsabilità che gli ha permesso di ottenere le attenuanti e una pena più lieve.