LECCE – Un indagato per la morte di Roberta Bertacchi, la ragazza di 26 anni, originaria di Ruffano, ritrovata morta nella sua abitazione alla periferia di Casarano, all’alba del 6 gennaio.
Come riporta in anteprima il Corrieresalentino, il nome del fidanzato, Davide Falcone, 34 anni, di Casarano, è finito nel registro degli indagati con le accuse di istigazione al suicidio e maltrattamenti in famiglia nel fascicolo coordinato dalla pm Simona Petrolo, inizialmente a carico di ignoti.
Nel frattempo, è stata depositata la consulenza, a firma di Maurizio Ingrosso, sul telefonino della 26enne che doveva fare chiarezza sui contatti, i messaggi e le chat tra la ragazza e il suo fidanzato nei giorni e nelle ore che hanno preceduto la tragedia.
Con il giovane, accanito tifoso del Casarano calcio (nel frattempo finito in carcere nell’operazione con cui il 7 marzo scorso a Casarano è stato smantellato un sodalizio criminale), la ragazza aveva avviato una frequentazione costellata da tanti bassi e sporadici momenti di felicità.
Nell’immediatezza dei fatti, i carabinieri convocarono in caserma proprio il fidanzato. Raccontò di aver riaccompagnato Roberta a casa e di essere poi tornato dai figli.
Secondo alcuni testimoni, invece, dopo una lite in un pub di Casarano, i due si sarebbero separati: la ragazza sarebbe rincasata a piedi mentre Falcone l’avrebbe raggiunta e, dopo un ulteriore litigio alla presenza degli amici, sarebbe tornato a casa sua.
Il corpo di Roberta, ormai cadavere, venne ritrovato la mattina seguente sul balcone della sua abitazione con una sciarpa del Casarano calcio legata al collo, che le era stata regalata proprio dal suo fidanzato, accanito sostenitore della squadra rossoazzurra.
Dopo una perquisizione in casa, i carabinieri ritrovarono diversi oggetti buttati per terra incanalando i sospetti su un presunto litigio tra le pareti domestiche tra Roberta e il suo fidanzato.
Tutte queste incongruenze nella ricostruzione delle ore che hanno preceduto la morte della 26enne, lo spulcio del telefonino della ragazza, le testimonianze raccolte dai carabinieri hanno di fatto impresso un’accelerata nelle indagini e il nome del fidanzato (nella giornata di mercoledì 26 marzo l’avvocato difensore Giorgio Caroli ha discusso davanti al Tribunale del Riesame la richiesta di revoca della misura cautelare in carcere) è finito nel registro degli indagati.
L’ipotesi della morte violenta, invece, rimane sullo sfondo alla luce degli esiti dell’autopsia: le lesioni riscontrate all’altezza del collo della ragazza, infatti, risulterebbero compatibili con il suicidio.
Ma, parallelamente, ha preso consistenza la pista che Roberta possa essere stata indotta da qualcosa ancora poco chiaro a maturare la decisione di ammazzarsi.
E la relazione tormentata con il suo fidanzato potrebbe aver avuto un peso determinante, una tesi sostenuta con forza dagli avvocati della famiglia, Luciano De Francesco e Silvia Leone.