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ARTE La musica, il sacro e Caravaggio. Scoperto lo spartito de “La fuga in Egitto” dallo studioso Franco Leone

La ricerca alla British library di Londra del versatile intellettuale coratino

AUTORE:
Claudia Ferrante
PUBBLICATO IL:
28 Febbraio 2024
Cultura // Lucera //

“L’arte è fatta per disturbare, la scienza per rassicurare.” Lo disse Salvador Dalì, il padre del Surrealismo, sintetizzando con ciò l’essenza vera dell’arte, quella di obnubilare la ragione per riportare l’uomo verso uno stato primigenio, ancestrale, fatto di meraviglia e stupore.

Attraverso una sensazionale scoperta Franco Leone, informatico coratino, poeta ed esperto di arte barocca si propone attraverso le sue conferenze di restituire il senso vero dell’arte alla platea.

Leone, reduce da una serie di presentazioni in territorio pugliese e non, è stato di recente ospite del Lions Club Lucera presso il Circolo Unione della città sveva e del Lions Club Foggia Umberto Giordano presso il Circolo Daunia del capoluogo, presentando al pubblico presente la scoperta di cui si è reso autore.

Attraverso un meticoloso studio del dipinto caravaggesco “Riposo durante la fuga in Egitto”, realizzato da Caravaggio nel 1597 circa ed esposto oggi alla Galleria Doria Pamphilj di Roma, nel quale è ben visibile uno spartito musicale retto da san Giuseppe, accanto all’angelo intento a suonare il violino, Leone ha potuto risalire alla melodia espressa dai pentagrammi, contenuta nei cosiddetti “Mottetti della Corona”, opera d’arte sacra di fine Cinquecento del compositore fiammingo Noël Bauldewijn.

Franco Leone un coratino che diffonde l’arte e la cultura locale – fonte image Il Quarto Potere

 

Lo spartito contiene due pagine. Sulla prima il mottetto, ormai identificato da tempo, è noto come Quam Pulchra es, un’opera chiaramente dedicata alla Vergine, come riferisce a Stato Quotidiano lo studioso.

“Lo spartito mostrato nel dipinto del Caravaggio ho scoperto essere il quarto libro dei motetti della Corona”, dichiara Leone.

Interessante, la tesi addotta alla scoperta.

“Nella prima pagina si vede benissimo la lettera Q, rappresentante l’incipit del mottetto, intitolato alla Madonna, un’ode a Lei dedicata. Ciò che ha catturato la mia attenzione è tuttavia lo spartito della seconda pagina, in cui si nota una lettera somigliante ad una L. Grazie al mio ruolo di informatico sono riuscito ad accedere agli archivi della British Library di Londra, intercettando i Mottetti della Corona e ottenendo anche un appuntamento al museo per visionare il testo.

Il libro consta di ben 16 Mottetti, la mia perseveranza mi ha portato ad indagare la seconda pagina dello spartito caravaggesco, giungendo a capire che quella che sembrava essere una L, era in realtà una G, lettera con cui principia un altro mottetto dal titolo di “Gloriosus dei appostolus Bartholomeus”, anch’esso di Bauldewijn. Dei 16 mottetti, soltanto uno inizia con la lettera G, ovvero Gloriosus dei appostolus Bartholomeus, anch’esso di Noël Bauldewijn e in chiave di violino. Nello stesso libro ci sono solo tre spartiti in chiave di violino; gli unici che sono del Bauldewijn sono i due motetti dipinti da Caravaggio. All’inizio del secondo pentagramma dello spartito nella seconda pagina del quadro sono in evidenza un Re semiminima e un Mi minima in chiave di violino, che nello spartito originale sono all’inizio del secondo pentagramma, in corrispondenza della parola “vere”.

Lo spartito, identificato dopo 426 anni, è stato anche suonato al Politecnico di Bari e presentato a Milano e a Roma in occasione del “Premio Caravaggio”.

Ad interessarsi della scoperta è stato anche il critico d’arte Vittorio Sgarbi.

Vittorio Sgarbi Vieste
VITTORIO SGARBI, IMMAGINE D’ARCHIVIO

La passione per l’arte e qualche reminiscenza di musica sono stati elementi importanti nell’impresa, ma ad essere determinante è stato lo studio attento mediante un software di riconoscimento automatico delle forme, messo a punto da Leone stesso, mediante tecniche attinte dalla sua tesi di laurea.

La presentazione della scoperta avvenuta nella serata lucerina presso il salone del Circolo Unione di Lucera ha visto anche la declamazione di alcuni versi dedicati alle bellezze artistiche conservate presso le chiese della città federiciana, in un’ottica sinestetica dell’arte, capace, per l’appunto di stupire e di farsi imago mirabilis.

 

 

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