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Greta Thunberg: quando lo scontro diventa generazionale

AUTORE:
Redazione
PUBBLICATO IL:
28 Settembre 2019
Attualità // Editoriali //

Ieri in tutto il mondo si è manifestato per il terzo #FridaysForFuture, lo sciopero per il clima che nel corso dell’anno ha animato lo spirito di milioni di giovani protestanti, spinti dall’esempio di Greta Thunberg. Ormai tutti conosciamo Greta: le sue parole di rabbia ai maggiori rappresentanti politici (“How dare you?”), il suo sguardo duro al passaggio di Trump che non lascia spazio a interpretazioni, tante piccole manifestazioni che hanno fatto il giro del web diffondendosi a macchia d’olio. Eppure, non a tutti piace Greta.

Greta non piace a quelli che i sociologi chiamano i “baby boomer“, la generazione nata tra il 1946 e il 1960. Anche nella Generazione X (i nati approssimativamente tra i ’60 e gli ’80) c’è chi guarda con sospetto a questa piccola sedicenne, “colpevole” di non avere filtro alcuno nella socializzazione e nell’esposizione del suo pensiero a causa della sindrome di Asperger. Greta non piace a Vittorio Feltri che apostrofa i manifestanti con l’appellativo di “gretini”, non piace al medico Burioni che afferma di lasciare la discussione in mano a gente esperta, non piace al filosofo Cacciari che la esorta a tornare a scuola, e aggiunge: “Se continuiamo ad affrontare i problemi come lei siamo fritti”. Non piace a coloro che hanno fatto del complottismo la chiave di interpretazione del mondo, vedendo in lei nient’altro che una marionetta dei “poteri forti”. È davvero difficile spiegarsi il motivo di tanto livore nei confronti di una ragazzina, soprattutto quando le argomentazioni portate a favore della propria posizione non sono altro che trucchetti retorici, come la strumentalizzazione e la decontestualizzazione.

Le discussioni su Greta seguono un canovaccio standard: un utente sostiene pubblicamente il Climate Strike, in tutta risposta seguiranno esortazioni a tornare sui banchi, discorsi vaghi su ipocrisia e coerenza, foto a caso di un cassonetto stracolmo di rifiuti. Nel peggiore dei casi, arriverà anche il commento “il surriscaldamento globale è una bufala, leggi questo articolo pubblicato sul blog di Farfallina73”. Si potrebbe perdere ore ad analizzare il fenomeno, ma la verità è pura e semplice: è difficile accettare che una persona venuta al mondo nel terzo millennio sia arrabbiata nel dover raccogliere tutti gli errori seminati dagli adulti e lo rinfacci al mondo intero con tanta naturalezza. È difficile prendersi le proprie responsabilità, è difficile capire che tocca ancora ai baby boomer e alla Generazione X risolvere il problema, perché se è vero che i piccoli gesti devono partire da tutti, grandi e piccoli, è altrettanto vero che non esiste ambientalismo efficace che non sia contro le regole del capitalismo corrente, e che dunque la rivoluzione deve puntare prima di tutto al cuore del sistema economico. È questo che urla Greta insieme ai ragazzi di oggi: non è una semplice esortazione a usare meno plastica o a fare la differenziata, è un grido d’aiuto di chi vi dice che non serve a nulla lamentarsi della classe politica, dell’ospedale, dell’aumento delle bollette, perché tra qualche anno tutto ciò sarà una facezia in confronto all’unica vera emergenza, quella ambientale.

Il discorso si fa più ampio quando, nelle classiche guerre social, la discussione si allarga a macchia d’olio a tutta la nuova generazione, quella dei Millennials. Gli unici ad avere il diritto di essere arrabbiati. Così, un attacco a Greta si trasforma in un vero e proprio scontro generazionale, dove le cause che spingono

Screenshoot in allegato al testo
Screenshoot in allegato al testo

i ragazzi ai Fridays for Future diventano un pretesto per una sorta di paternalismo innato.

Andate a spiegargli che noi non avevamo nulla”, scrive “LaSovranistaCensurata” su Twitter. Pensare ai Millennials come dei privilegiati significa avere poco contatto con la realtà. I Millennials sono i ragazzi che per inserirsi stabilmente nel mondo del lavoro dovranno attendere i 30 anni dopo aver preso lauree e master, dopo essere stati sfruttati in stage o tirocini sottopagati lontani da casa, quella casa che probabilmente non rivedranno più, se parliamo dei ragazzi del Sud e dei piccoli centri abitati. Un censimento del 2011 registrava un calo della popolazione del 3.26% in Capitanata, con un’emorragia di giovani tra i 20 e i 39 anni (circa il 7%).

na mappa dei cervelli in fuga tracciata nel 2016 contava oltre 67mila persone della provincia di Foggia emigrate all’estero, con una netta prevalenza dei giovani tra i 18 anni e i 34 anni. Eppure, loro continuano a chiamarli “privilegiati”. Loro, cresciuti in pieni boom economico, alcuni così fortunati da avere un contratto indeterminato prima dei 25 anni e senza plurimi titoli di studio, da poter andare in pensione tra i 55 e i 60 anni. Quando poi, sciaguratamente, impazza un fenomeno social come quello di Samara, pronti a puntare il dito sui giovani che scendono in strada per accorrere al cimitero e non per protestare per i problemi veri, contemporaneamente prendono in giro gli scioperi di Greta, reputandola una moda passeggera, una marcia inutile fatta solo per mettersi in mostra sui social. Perché il mondo degli adulti, si sa, è pieno di contraddizioni. Chiamano “privilegiati” quelli che, da grandi, si ammaleranno molto più frequentemente di tumori o malattie respiratorie, perché non esiste progresso scientifico valido se non sostenuto da un ambiente pulito e sotenibile, e tutte le medicine del mondo non potranno cancellare il fatto che il territorio manfredoniano, ad oggi, è stato bonificato solo al 18% dopo l’inquinamento scatenato dall’impianto Enichem.

Per fortuna esistono anche adulti intelligenti, come i migliaia di insegnanti che oggi hanno sfilato con i giovani per le vie di tutto il mondo. Esistono i genitori del piccolo Potito, l’unico ragazzino con il suo cartello in piazza a Stornarella, esistono anche gli studenti di Manfredonia che, dopo la marcia, hanno messo in pratica le parole di Greta, armandosi di guanti e sacchi della spazzatura e pulendo la villa comunale, perché, come recitava uno dei loro cartelli: “Se non ora, quando?”.

A cura di Carmen Palma,

27 settembre 2019

2 commenti su "Greta Thunberg: quando lo scontro diventa generazionale"

  1. Sen Domenico Scilipoti Isgrò (FI): ” Greta, il nuovo vitello d’oro”

    ” In Italia, come in altre parti del mondo, masse studentesche hanno sfilato dietro gli insegnamenti di Greta, della ragazzina ecologista eterodiretta che parla come un’ adulta. Non condividiamo naturalmente epiteti volgari ed irrisori messi in giro sul suo conto, ma da credenti pensiamo, anche s’è impopolare, che ci stiamo costruendo un nuovo vitello d’ oro ,un idolo. Un credente, se si ritiene tale, non deve aver fiducia in Greta. L’ecologismo come corrente di pensiero è quanto di più lontano esista dal pensiero cristiano che ripone la sua fiducia nel Salvatore e non nelle previsioni dell’ uomo e nelle profezie di Greta . La sensazione è che nel vuoto di valori e nel conformismo dilagante, che ci impone modelli quali naturismo, ecologismo ( cosa ben diversa dal rispetto del Creato), alimentazione vegana, stiamo perdendo di vista il binomio fede- ragione che ha da sempre contraddistinto l’ Occidente. Andando, appunto dietro al vitello d’ oro Greta. D’ oro ,anche per gli interessi che forse nasconde”: lo dice in una nota il Senatore di Forza Italia e Presidente di Unione Cristiana Domenico Scilipoti Isgrò

  2. Interessante riflessione. Grazie!

    Ah, e dite al “cristiano” Scilipoti Isgrò che nel Vangelo c’è scritto che “chi non è contro di voi è per voi”.
    Se io credente unisco DAVVERO la fede e la ragione, posso imparare ad accogliere le istanze positive che vengono da chi, come Greta, ha un orizzonte valoriale diverso (naturista, ateo o chissà che…), senza perdere il mio!

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