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“Vedi il quadro di Monna Lisa? Spiega i collegamenti che scattano”

AUTORE:
Redazione
PUBBLICATO IL:
29 Giugno 2019
Editoriali //

Foggia. Non ci ho pensato subito, alle 9.30, alla conclusione del colloquio del nostro primo candidato alla nuova maturità.

L’aula è quella di Fisica del liceo classico Lanza, nel laboratorio che per la sua ampiezza e la posizione dei suoi finestroni consente di  respirare di più in questi giorni infuocati di Foggia. Ci ho pensato dopo un po’, dopo aver visto il viso sereno di chi ha sperimentato per primo la nuova formula, alla fine dei sessanta minuti circa che come commissione ci siamo prefissi come tempo medio a disposizione di ciascun candidato. Il giorno dopo ho chiesto a tutti i maturandi, festeggianti la fine degli esami, il loro parere sulle controverse buste. Questi alcuni dei pareri più significativi:

– È stato interessante …

– È stato motivo di angoscia in più rispetto al vecchio colloquio, che iniziava con la tesina su cui andavamo sul sicuro…

– È stato bello, Prof!

– È preferibile così invece che la tesina, perché siamo costretti a pensare tutti i collegamenti possibili fra le varie discipline.

La nostra fortuna, in questo anno di cambiamenti, è stata anche quella di aver trovato un Presidente di commissione e dei Commissari esterni preoccupati come tutti noi docenti interni di capire le disposizioni del Ministero della Pubblica Istruzione. Io, al posto del Ministro, non avrei cambiato gli esami finali in corso d’opera. Avrei iniziato a inserire i cambiamenti a partire dal terzo anno di corso. Mi sarei chiesta inoltre se mai si potranno fare compiti in classe sul genere del nuovo esame, in prove scritte che richiedono sei ore di cui  nessun docente di latino e greco disporrà mai.

Ma in attesa di vedere risolvere questo che per me resta il mistero dei misteri, “abbiamo fatto di necessità virtù” e dopo ben quattro simulazioni di prima e seconda prova, abbiamo affrontato l’incognita delle buste.

Il numero delle buste con i documenti deve essere pari a quello dei candidati + due, per consentire la scelta fra tre proposte a ogni studente. E così è stato.

 

Gli input per il colloquio

Solo che ci siamo arrovellati per mesi, in quanto il Ministro parlava in modo decisamente sibillino, dicendo cosa non doveva essere inserito nella busta e dando vaghe definizioni di input …“Il quadro di Monna Lisa”, chiosava il Ministro ultimamente, “e vediamo tutti i collegamenti che scattano nella mente dei ragazzi.”E di fatto questo è avvenuto.

Si intuivano già dallo studio dei vari programmi tutti i filoni di convergenza per discorsi interdisciplinari, con i riferimenti sempre sottoposti all’attenzione dei ragazzi circa le materie che trattano temi analoghi fra loro.

In sostanza è così che si dovrebbe studiare. Dunque,  personalmente non mi sono fatta prendere dal panico e l’elaborazione di questi nuovi documenti, che rimandano ad argomenti indicati in programma e svolti dalla classe, è stato un lavoro che ho trovato alla fine anche piacevole.

Bisognava dare agli alunni un qualcosa di nuovo, una frase, una poesia mai studiata prima, un quadro con un determinato contenuto allusivo anche ad altre discipline,  che insieme doveva risultare  comprensibile ad una prima, attenta, lettura. Questo hanno fatto i nostri ragazzi: hanno tenuto nelle mani il foglio sbucato dalla busta come qualcosa di prezioso … sapevano di dover essere interrogati ma non su cosa e partendo da quale materia. Mentre il Presidente sdrammatizzava la dose di ansia inevitabile per ciascuno di loro, dicendo che se non gradivano l’argomento  avremmo cambiato busta, i ragazzi, pur percependo il tono scherzoso, hanno istintivamente stretto, tutti, nelle mani il documento capitato in sorte. Un quadro di Escher (per fare un solo esempio), corredato da una didascalia significativa, ha ottenuto questo commento immediato: È meraviglioso. E ogni argomento collegato nella mente del ragazzo durante  colloquio partito da questa fonte era inframmezzato da “anche questo è bellissimo”… “mi viene in mente anche questo …”.

Educazione alla cittadinanza? In ogni materia

Devo ammettere che ho assistito ad un vero colloquio.

E ho ascoltato i ragazzi parlare senza timore della loro esperienza sull’alternanza scuola-lavoro, altra novità di questo esame orale. Forse su questo argomento il Ministero dovrebbe avere il coraggio di riflettere a lungo. I giudizi sono stati lucidi e non privi di severità. Nessuna esitazione anche per l’altro nuovo argomento del colloquio, cittadinanza e costituzione: ogni esperienza è stata presentata con cura sul significato degli eventi, come con cura sono state scelte le parole che li hanno descritti, con una maturità di giudizio che ho trovato sbalorditiva, abituati come siamo ad ascoltare i ragazzi per lo più su temi culturali scolastici, diciamo così.

Anche se l’educazione alla cittadinanza consapevole richiede solo l’imbarazzo della scelta, tanto essa è inserita nel DNA di ciascuna materia di studio. E non ho più pensato alla signora Longari e al compianto Mike Bongiorno, punto di riferimento obbligatorio di ogni satira che si rispetti di fronte a questo colloquio innovativo e in qualche modo anche creativo. Ma soprattutto ho pensato a quanto sono in gamba questi ragazzi, a quanto questo rituale del colloquio a rovescio (non il candidato presenta la tesina, ma la commissione prepara lo spunto di un vero percorso mentale) sia stato sorprendentemente efficace. La sorte ha giocato un ruolo anche tranquillizzante:  quisque faber fortunae suae, ognuno ha scelto per caso e di sua mano il tema di partenza del colloquio. Senza il sospetto che i docenti potessero fare domande non tenendo conto della giustizia distributiva.

 

Ognuno ha richiamato ricordi, pagine di libri, parole Ognuno di loro in questi tre giorni ha guardato il problema che la sorte gli ha proposto, ne ha compreso l’importanza e la mente ha fatto un percorso che definirei sul genere di quello delle montagne russe. Ognuno ha richiamato ricordi, pagine di libri, parole dei professori, esperienze emotive legate ad argomenti speciali e/o coinvolgenti. Gli occhi hanno rivelato spesso un sospetto e tenerissimo luccicore. E tanti di noi adulti non hanno potuto trattenere la commozione di fronte a questi giovani che hanno dimostrato di essere diventati veramente  grandi. E che hanno coinvolto, in un grazie non scontato alla commissione,  i professori di sempre e quelli che hanno imparato a conoscere nei giorni d’esame, in una immagine di commissione percepita assolutamente unitaria,  dove la linea fra interni ed esterni è stata da subito intelligentemente superata. Loro si sono accinti a salutare la loro scuola, per andare incontro alla vita. Qualcuno come me, insieme a loro, ha salutato la scuola al compimento del proprio ciclo di lavoro.

Con commozione e riconoscendo anche il buono di questa formula d’esami e, soprattutto, il buono di questa gioventù che non esito a definire semplicemente straordinaria.

Perché di tutto questo sono stata testimone attenta a non perdere neppure un passaggio della realtà che esaminavo. E il grazie diventa assolutamente reciproco.

 

Maria Teresa Perrino

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