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Tra incidenti e tumori, bonifica nell’ex Saibi (II-Video)

AUTORE:
Redazione
PUBBLICATO IL:
30 Ottobre 2010
Capitanata //

Area stabilimento ex Saibi (image M.P.Telera)
Area stabilimento ex Saibi (image M.P.Telera)
SECONDA e ultima parte dell’inchiesta sull’ex Saibi di Margherita di Savoia. Dal sequestro del Noe di Barletta (nel maggio del 2009) agli scarichi effettuati durante la bonifica. La testimonianza dell’assessore del Comune Giuseppe Muoio; i danni sugli operai a seguito della rottura di una condotta del Comune; le diverse tappe della bonifica, il rischio inquinamento.

(continua, II parte)

Manfredonia – DOVREBBERO partire a breve i lavori di bonifica dell’ex stabilimento Saibi di Margherita di Savoia (Bat, ex provincia di Foggia). Spiegate le motivazioni, la natura dello stabilimento e le spinte per la realizzazione del sito ( Storia della Società Azionaria Industria Bromo Italiana, SAIBI; gli effetti e rischi del bromo) importante è fare luce ora sui lavori di bonifica nell’area, dopo i controlli dell’Arpa. Di seguito la ricostruzione della vicenda, a cominciare dal sequestro nel maggio 2009 da parte del Noe di Barletta.

IL SEQUESTRO DEL NOE NEL MAGGIO 2009 – Il 27 maggio 2009 i militari del Noe (Nucleo operativo ecologico) di Barletta, sequestrano il sito della Saibi, denunciando quattro persone per “gestione illecita di rifiuti speciali”. Secondo l’accusa, nel sito sarebbero stati smaltiti, in modo illecito, “scarti di inerti di demolizione e lastre di amianto”. In precedenza, prima dunque del sequestro del maggio 2009, erano stati avviati i lavori di bonifica e per la messa in sicurezza del sito industriale di proprietà del Comune. I primi interventi, finanziati con fondi Cipe, avevano riguardato la demolizione di manufatti adibiti ad uffici e depositi, identificati nel progetto elaborato da Antonio Di Molfetta, ordinario del Politecnico di Torino, “non contaminato”.

LO SCOPPIO ALL’INTERNO DELLA FABBRICA NEL 1982, L’ACQUISIZIONE DEL SITO NEL PATRIMONIO DEL COMUNE – Come già detto nella prima parte dell’inchiesta, la Saibi, produttrice di bromo e derivati, ha rappresentanto da sempre una “minaccia ecologica” per la città di Margherita, con timori confermati nel lontano 1982, dopo un’esplosione all’interno della fabbrica con la successiva fuoriuscita di una gigantesca nube tossica che costrinse i cittadini locali a rifurgiarsi in località circostanti. In seguito – ma senza esito – le inchieste della magistratura nei confronti dei responsabili dell’azienda, controllata da Montedison/Ferruzzi e dai Monopoli di Stato, fino alla chiusura del sito della Saibi circa 17 anni fa, nel 1993. Nel corso delle indagini emerse come le acque di lavorazione del sito, grazie a delle canalizzazioni, dopo aver attraversato le Saline venivano sversate a mare nei pressi di Portocanale, a scapito naturalmente degli abituali bagnanti della zona.

Seguirono pertanto i tentativi del Comune di avviare i lavori di bonifica con la passata amministrazioen che decise di acquisire il sito dell’ex Saibi al patrimonio del Comune di Margherita di Savoia, a zero euro (anzi lire), accollandosi anche le spese della bonifica.


LA ROTTURA DELLA CONDOTTA
– In seguito nel corso dei lavori per la realizzazione di una condotta da parte del comune, un escavatore, nei pressi della Saibi, produsse infatti un foro nella struttura di cemento che incamiciava i gas immagazzinati da decenni dall’azienda chimica. I gas evaporarono all’esterno sostanze chimiche come toulene, bromo benzene e solfuri organici che invasero l’aria circostante tanto che i progettisti rinunciarono all’eliminazione della struttura di cemento, optando al contrario per una seconda camicia impermeabile per messa in sicurezza.

TESTIMONIANZE, L’ASSESSORE GIUSEPPE MUOIO: “DOPO L’INCIDENTE UN OPERAIO E’ MORTO, L’ALTRO E’ ANCORA AFFETTO DALLA LEUCEMIA” – Relativamente alla vicenda Saibi, ed in particolar modo per avere dettagli sui lavori di bonifica, Stato ha intervistato l’Assessore alla Sanità e alle Politiche Sociali Giuseppe Muoio. L’assessore ha fatto luce innanzittutto sugli effetti nocivi degli agenti chimici che hanno agito indisturbati nel corso del tempo sul territorio salinaro: “ Le analisi del terreno e del sottosuolo del sito Saibi, (di circa 16.000 metri quadri) effettuate dalla Asl foggiana competente e sollecitate dalla Procura di Foggia, in seguito al verificarsi di un incidente accorso a due operai, hanno confermato gli indizi di un perdurante inquinamento. Questi ultimi erano impegnati nella messa in opera di tubature per la fogna bianca a circa 2 metri di profondità nella zona limitrofa alla Saibi. L’incidente ha causato l’esalazione di gas tossici che hanno investito in pieno i due operai ustionati e contagiati in seguito da malattie ematologiche. Uno dei due operai è deceduto, mentre l’altro è ancora affetto dalla leucemia”. Una pagina dolorosa scritta lentamente dalla morte che ha ingoiato le vite di operai e ignari cittadini.

L’Assessore continua:“ Le analisi hanno accertato la presenza di metalli pesanti, quali mercurio, piombo, e arsenico oltre che di sostanze inorganiche altrettanto inquinanti. A seguito dell’assegnazione dell’ opera di bonifica e messa in sicurezza da parte di un’impresa margheritana, le autorità provinciali e regionali come l’Arpa hanno rilevato alcune inadempienze nell’opera di demolizione degli immobili (nota nelle foto la quantità notevole del materiale inerte lasciato incustodito e senza nessuna segnaletica che indica la pericolosità dell’area Saibi) e in particolare la non triturazione delle strutture in cemento armato così come la normativa di legge prevedeva. A queste violazioni si aggiunse la mancanza di quelle misure cautelative utili ( impianto denominato cannone a nebbia) ad abbattere le polveri che da questi detriti si solleva grazie alle correnti ventose. La Procura di Foggia decise di sospendere i lavori su disposizioni dell’Arpa. In seguito – dice l’assessore – l’assegnazione per i lavori di demolizione è stata affidata ad un’impresa di Torino. In questo mese è giunto lo svincolamento dei limiti imposti dall’Arpa per procedere alla bonifica totale della zona”.

S: E’ mai avvenuta un’indagine epidemiologica sul territorio considerando l’aumento dei tumori nella popolazione?
M -Si, una commissione di studio guidata dall’oncologo Schittulli di Bari ha analizzato le schede presentate dai medici che curavano i casi dei malati oncologici.

S: Esiste una relazione certa tra l’esposizione alle sostanze inquinanti e l’insorgenza delle malattie?
M: Scientificamente non si può dimostrare la relazione tra le malattie neoplastiche e le sostanze inquinanti, ma è altresì vero che il contatto con sostanze cancerogene come l’etilene di bromuro trattato dalla Saibi potrebbe aver causato patologie neoplastiche, come in casi diretta di inalazione.

Nel corso dell’intervista l’Assessore Muoio ha accennato anche a due vasconi di acqua salmastra adiacenti al sito Saibi (vedi nelle foto) oggetto di stocaggio dei residui di bromuro e di altri prodotti chimici a base di bromo, confermando che la presenza di tali sostanze abbiano influenzato l’equilibrio naturale dell’ambiente incidendo sulla salute della popolazione.

LA BONIFICA INFINITA– L’area ex SAIBI, destinata fino al 1993 per la produzione di derivati del bromo, interessa una superficie caratterizzata da una diffusa contaminazione da metalli pesanti, che ha riguardato il suolo, il sottosuolo e anche la falda idrica superficiale. L’area interessata all’intervento di bonifica è stata sottoposta a caratterizzazione, che ha permesso di identificare le sorgenti primarie e secondarie di contaminazione e gli agenti inquinanti. Nel suolo e sottosuolo è stato riscontrato un livello molto elevato di contaminazione da mercurio, arsenico, piombo e zinco fino ad una profondità di circa 7 metri. A livello di acque sotterranee contenute nel livello argilloso-limoso è stata riscontrata una contaminazione da mercurio, arsenico, piombo, cromo, nichel e selenio, con una concentrazione variabile da zona a zona. In un settore molto limitato dell’area è stata inoltre riscontrata una contaminazione da composti organici quali toluene, bromo-benzene, dibromo-benzene, butandiolo e solfuri organici.


NEL FUTURO
– La realizzazione degli interventi di messa in sicurezza permanente del sito comporterà una serie di vincoli territoriali. In particolare nelle aree in questione saranno precluse le attività di coltivazione, tutte le attività che possano manomettere l’intervento di impermeabilizzazione ed il prelievo delle acque sotterranee a scopo idropotabile e irriguo. Per la realizzazione degli interventi sarà utilizzato un impianto per l’abbattimento delle polveri denominato cannone a nebbia.


I LAVORI DI BONIFICA DOVREBBERO PARTIRE A BREVE
– Il progetto prevede una serie di interventi di bonifica (rimozione e smaltimento delle sorgenti primarie di contaminazione, consolidamento della ciminiera, demolizione di tutti gli altri fabbricati e manufatti presenti, integrazione della rete di monitoraggio delle acque sotterranee) e di messa in sicurezza permanente (realizzazione di un diaframma plastico impermeabile di 80 centimetri di spessore e 7 metri di profondità lungo tutto il perimetro del sito, realizzazione di una barriera di superficie multistrato e di una rete perimetrale di raccolta delle acque piovane). Il monitoraggio sulla qualità dell’aria prevede delle campagne di monitoraggio prima dell’inizio dei lavori, durante le operazioni di demolizione di edifici e manufatti e durante i lavori di scavo e di movimentazione dei terreni. Sono previsti accurati controlli riguardanti la misurazione dei parametri meteo-climatici (direzione e velocità del vento, temperatura, ecc.), il campionamento dell’area a monte e a valle del sito ed accurate analisi di laboratorio su numerosi parametri. Previsti inoltre rigidi controlli anche sul diaframma plastico e sulla barriera in superficie. Il monitoraggio sulla qualità dell’aria proseguirà anche nei 5 anni successivi al completamento dei lavori con controlli a cadenza trimestrale nel primo anno e semestrale negli anni seguenti. Il monitoraggio delle acque sotterranee invece si protrarrà nei 10 anni successivi al completamento dei lavori. Anche in questo caso i controlli avranno cadenza trimestrale nel primo anno e semestrale negli anni seguenti(fonti ufficio stampa del Comune, marzo 2009).

Ora l’accurato esame compiuto dall’Arpa sul progetto è stato recepito dalla Conferenza dei Servizi che ha approvato gli interventi che avverranno all’interno della zona contaminata. La bonifica si articolerà con la rimozione e lo smaltimento delle sorgenti primarie di contaminazione, la messa in sicurezza permanente con un diaframma interrato costruito in materiale plastico sul perimetro dell’intero sito e di una copertura dell’intera superficie. Infine ci sarà la realizzazione di un manto erboso sulla copertura della superficie del sito e di un adeguamento della ciminiera alle norme antisismiche (con fondi CIPE e FAS). Gli interventi di bonifica sono previsti fra poche settimane. Una bonifica che serve a tenere a bada un mostro silenzioso e forse omicida: l’inquinamento.

mariapiatelera@yahoo.it

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