Il 28 dicembre, durante una notte di follia trascorsa tra locali nel centro storico di Arzachena, Michele Fresi, 27 anni, ha ammesso di aver assunto LSD e altre sostanze stupefacenti nel tentativo di mitigare gli effetti devastanti. Nel culmine di questa serata, ha ucciso suo padre, Giovanni Fresi, un orafa di 58 anni ben noto in Costa Smeralda, colpendolo alla testa con una mazza di legno.
Oggi pomeriggio, Michele Fresi è comparso davanti al giudice per l’udienza di convalida dell’arresto presso il Tribunale di Tempio Pausania, affiancato dal suo nuovo avvocato difensore, Pier Franco Tirotto, che ha sostituito il collega Nino Vargiu.
Il pubblico ministero ha richiesto e ottenuto la custodia cautelare in carcere. Nonostante Michele Fresi non abbia risposto alle domande del giudice, avvalendosi della facoltà prevista dalla legge, ha confessato di aver abusato di droghe, sostenendo però di non ricordare nulla dell’omicidio di suo padre. Ha dichiarato di aver pensato di essere inseguito e in pericolo.
L’avvocato Tirotto, che segue il giovane da tempo a causa di altre pendenze legali, ha spiegato che gli esami tossicologici dovrebbero confermare l’assunzione di acidi e altre sostanze. Inizialmente, Fresi aveva cercato aiuto, chiamando un’ambulanza che è effettivamente intervenuta sul luogo del delitto. Il difensore ha sottolineato il passato familiare e psichico problematico di Michele Fresi, indicando che, se necessario, si valuterà la richiesta di una perizia per infermità mentale.
Nel febbraio del 2023, durante i festeggiamenti del Carnevale a Tempio, il giovane era stato medicato per lesioni causate da una caduta in un pendio pieno di rovi, avvenuta durante una rissa. Il legale ha evidenziato che questo episodio fornisce un’indicazione del suo stato mentale instabile dovuto all’uso di sostanze durante la tragica notte.
