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INQUINAMENTO Ex Ilva, falsi dati sulla Co2: in corso le perquisizioni

L'inchiesta riguarda la presunta falsificazione dei dati relativi alle emissioni di CO2 associate alle attività di Acciaierie d'Italia

AUTORE:
Redazione
PUBBLICATO IL:
3 Luglio 2024
Cronaca // Focus //

I finanzieri del comando provinciale di Bari stanno effettuando perquisizioni nei confronti di 10 persone tra amministratori, procuratori, dipendenti e collaboratori temporanei di Acciaierie d’Italia S.p.A., società attualmente in amministrazione straordinaria che gestisce lo stabilimento ex Ilva di Taranto. Gli indagati sono accusati di truffa ai danni dello Stato.

L’inchiesta riguarda la presunta falsificazione dei dati relativi alle emissioni di CO2 associate alle attività di Acciaierie d’Italia, effettuate prima che la società fosse sottoposta alla procedura di amministrazione straordinaria. Le perquisizioni, autorizzate dalla procura della Repubblica di Taranto, sono in corso nelle province di Taranto, Bari, Milano, Monza-Brianza e Modena.

L’indagine si concentra sul funzionamento del Sistema Europeo di Scambio di Quote di Emissione (EU ETS), istituito dalla Direttiva 2003/87/CE, il principale strumento dell’Unione Europea per ridurre le emissioni di gas serra nei settori ad alta intensità energetica, in conformità con il protocollo di Kyoto. Il sistema si basa sul meccanismo “cap & trade” che stabilisce un tetto massimo alle emissioni complessive consentite e permette ai partecipanti di acquistare e vendere quote di emissione di CO2 secondo le necessità, nel rispetto del limite stabilito.

Secondo le indagini, Acciaierie d’Italia avrebbe falsificato i dati relativi ai consumi di materie prime (carbone, gas, ecc.), ai prodotti finiti e semilavorati e alle relative giacenze nel piano di monitoraggio e rendicontazione delle emissioni per il 2022 e l’assegnazione gratuita delle quote per il 2023. La società avrebbe dichiarato al registro EU ETS un numero di quote CO2 inferiore a quello effettivamente emesso, ingannando così il comitato ministeriale che assegnava le quote gratuite.

Gli indagati avrebbero procurato un ingiusto profitto per Acciaierie d’Italia, risparmiando sulle spese restituendo meno quote di CO2 e ottenendo maggiori ricavi grazie all’assegnazione di quote gratuite eccedenti. Questo avrebbe causato un danno al mercato primario delle aste pubbliche dello Stato.

Le perquisizioni mirano a trovare documentazione amministrativa e contabile per ricostruire le procedure e determinare l’esatta quantificazione delle quote di emissione effettivamente spettanti.

Lo riporta Ansa.it

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