La paziente che ha ricevuto il trattamento è una donna calabrese di 45 anni, con diagnosi di Parkinson avvenuta a 39 anni. Dopo anni di terapia orale efficace, ha iniziato a soffrire di episodi prolungati di “blocco motorio” e contrazioni distoniche dolorose. In questi casi, la Levodopa orale offriva sollievo per meno di due ore.
“La Levodopa aumenta i livelli di dopamina, aiutando a controllare i sintomi motori del Parkinson,” ha spiegato Giuseppe d’Orsi, direttore dell’Unità di Neurologia di Casa Sollievo. “Tuttavia, nelle fasi avanzate della malattia, le oscillazioni delle concentrazioni plasmatiche dovute alla somministrazione orale e alla variabilità dell’assorbimento possono causare fluttuazioni motorie e movimenti involontari. L’infusione sottocutanea di Levodopa offre una somministrazione continua, mantenendo concentrazioni plasmatiche stabili e garantendo un migliore controllo dei sintomi.”
Danilo Fogli, neurologo responsabile dell’Ambulatorio per la Malattia di Parkinson e Disordini del Movimento, ha aggiunto: “Nella nostra paziente, l’infusione sottocutanea di Levodopa ha prodotto miglioramenti significativi nelle performance motorie, nella qualità del sonno e nell’acinesia mattutina sin dalla prima somministrazione, migliorando notevolmente la qualità della vita. Questo approccio permette una terapia di precisione e personalizzata.”
La malattia di Parkinson è una delle patologie neurodegenerative più diffuse, colpendo circa 6 milioni di persone nel mondo, di cui oltre 300mila in Italia e circa 20mila in Puglia. Si manifesta con sintomi motori come tremori, rigidità muscolare e lentezza nei movimenti, oltre a sintomi non motori.
La possibilità di somministrare questo trattamento innovativo ai pazienti con Parkinson in fase avanzata rappresenta un significativo progresso per l’Unità di Neurologia e l’Ambulatorio per la Malattia di Parkinson dell’IRCCS Casa Sollievo della Sofferenza.
Inoltre, i neurologi dell’ospedale di San Pio hanno recentemente organizzato incontri formativi con specialisti del territorio, per creare una rete di collaborazione sinergica. L’obiettivo è garantire un’assistenza integrata, ospedaliera e territoriale, alle persone affette da malattia di Parkinson.