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INCHIESTA Foggia, Verderosa e i clan della società: una inchiesta sul monopolio della cocaina nel capoluogo dauno

L'inchiesta della DDA e dei carabinieri (82 arresti nel blitz del 24 luglio 2023; processi in corso per 85 imputati suddivisi in quattro tronconi) descrive il monopolio della cocaina a Foggia.

AUTORE:
Redazione
PUBBLICATO IL:
11 Luglio 2024
Cronaca // Foggia //

FOGGIA – Il pentito Carlo Verderosa ha testimoniato di aver assistito a una consegna di cocaina da parte di Giuseppe Spiritoso, cocaina che lui stesso ha assaggiato. Ha inoltre dichiarato di aver consegnato, per conto del “sistema”, 50 grammi di cocaina a Pasquale Portante affinché la spacciasse. Tuttavia, gli avvocati difensori di Spiritoso e Portante, Carlo Mari e Massimo Garruto, hanno sottolineato che tali dichiarazioni sono prive di riscontri e datate tra il 2013 e il 2016, mentre i reati contestati dalla DDA risalgono al 2017 in poi. Dopo cinque udienze, la deposizione di Verderosa, avvenuta tramite videocollegamento da una località segreta, si è conclusa. Questo fa parte del processo “Game Over” che vede coinvolti 19 imputati accusati di traffico e spaccio di cocaina aggravati dalla mafiosità per i metodi utilizzati e per aver agevolato la “Società”. Verderosa, pentitosi a dicembre 2019 e parte del clan Moretti negli ultimi otto anni, è coimputato in un processo abbreviato in cui la DDA ha richiesto una condanna a tre anni per traffico e spaccio di droga.

L’inchiesta della DDA e dei carabinieri (82 arresti nel blitz del 24 luglio 2023; processi in corso per 85 imputati suddivisi in quattro tronconi) descrive il monopolio della cocaina a Foggia. Secondo l’accusa, basata su intercettazioni e testimonianze di pentiti, nel 2017 il clan Sinesi/Francavilla e i rivali Moretti/Pellegrino/Lanza, con l’inclusione della batteria Trisciuoglio/Tolonese, si allearono per imporre ai grossisti e pusher di rifornirsi esclusivamente dalla “Società”. Questa acquistava 10 chili di cocaina al mese da fornitori cerignolani a 45 euro al grammo e la rivendeva a 55/60 euro, distribuendo 50.000 dosi al mese per un guadagno di 200.000 euro destinato a una cassa comune per pagare affiliati, sostenere le famiglie dei detenuti e acquistare ulteriori partite di cocaina.

Giuseppe Spiritoso, 68 anni, noto come “Papanonno”, storico esponente della “Società” e detenuto nel carcere di Tolmezzo, ha assistito all’udienza in videocollegamento. È accusato di traffico di droga come partecipe del sodalizio, con il ruolo di addetto all’approvvigionamento della cocaina tramite canali partenopei e di reclutatore di spacciatori al dettaglio, oltre a due episodi di concorso in spaccio per aver fornito mezzo chilo e poi un chilo di cocaina, pagati 52.000 euro, ad Alessandro Aprile del clan Sinesi/Francavilla. Verderosa ha dichiarato di aver incontrato Spiritoso tra il 2015 e il gennaio 2016, quando l’imputato gli avrebbe consegnato cocaina che lui stesso ha assaggiato. L’avvocato Mari ha contestato il fatto che questo episodio non fosse stato menzionato prima, ma Verderosa ha risposto di ricordarlo solo ora e ha aggiunto che Spiritoso non faceva parte del “sistema” ma riceveva uno stipendio.

Pasquale Portante, 55 anni, attualmente in carcere per una vecchia condanna legata alla droga, risponde di traffico di cocaina come addetto alla commercializzazione al dettaglio dello stupefacente mensilmente assegnatogli dal sodalizio e di un episodio di concorso in spaccio per aver ricevuto 500 grammi al mese, pagandoli 55 euro al grammo. Rispondendo all’avvocato Massimo Garruto, Verderosa ha detto di conoscere Portante da anni, poiché quando era minorenne acquistava da lui droga per uso personale, e di aver consegnato 50 grammi di cocaina all’imputato tra il 2013 e il 2014. La difesa ha sottolineato che Portante era detenuto tra il 2011 e il 2013 e sotto sorveglianza speciale tra il 2013 e il 2015.

Verderosa ha ribadito nelle precedenti udienze che il sistema funzionò dal 2013 al 2015, finché l’accordo si ruppe con la ripresa della guerra tra i Sinesi/Francavilla e i Moretti/Pellegrino/Lanza, culminata nell’agguato fallito dell’ottobre 2015 a Vito Bruno Lanza. L’udienza riprenderà a settembre con l’interrogatorio di un sottufficiale dei carabinieri che condusse le indagini.

Lo riporta Lagazzettadelmezzogiorno.it

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