(lagazzettadelmezzogiorno). Sono mafiosi, sono estorsori, sono killer, ma meritano sconti di pena. Nel processo “Decimazione”, la corte d’appello di Bari ha ribadito la colpevolezza di Giuseppe Spiritoso, Giuseppe Albanese e Fabio Tizzano ritenuti affiliati al clan Moretti/Pellegrino/Lanza, condannandoli a complessivi 40 anni e 4 mesi, a fronte dei 60 anni e 4 mesi inflitti nel 2022 dal Tribunale di Foggia. I tre foggiani si dicono innocenti: rispondono a vario titolo di associazione mafiosa, 3 estorsioni, 1 tentativo di estorsione, 1 tentato omicidio collegato a una guerra tra clan.
I tre condannati – Inflitti 14 anni e 4 mesi (a fronte dei 21 anni e 2 mesi del verdetto di Foggia) a Giuseppe Spiritoso, 67 anni, soprannominato “Papanonno”, mafioso della vecchia guardia già coinvolto nel maxi-processo Panunzio degli anni Novanta, riconosciuto colpevole di mafia “col compito di supportare la Società nella fase esecutiva delle attività estorsive” e di concorso in 3 estorsioni: a un commerciante che versò 5mila euro e cui fu imposta una tassa mensile di 500 euro; all’amministratore di una catena di negozi alimentari che pagava 4mila euro in occasione delle festività natalizie e pasquali; a un imprenditore del settore turistico con pizzo di 1500 euro. Condanna ridotta da 18 anni e 2 mesi a 11 anni e 6 mesi a Giuseppe Albanese, 44 anni, detto “Prnion” accusato di mafia con gli stessi compiti di Spiritoso, e di concorso in tentata estorsione al titolare di un’agenzia di pompe funebri da cui si pretesero 50 euro per ogni funerale commissionato. Comminati infine 14 anni e 4 mesi (furono 21 anni a Foggia) a Fabio Tizzano, 43 anni, accusato di mafia perché “coinvolto nelle dinamiche relativa all’ultima guerra tra clan per la definizione degli assetti interni alla Società”; e del tentato omicidio di Mimmo Falco ferito a pistolettate il 21 novembre 2015 in via della Repubblica e rimasto paralizzato, agguato collegato alla guerra del 2015/2016 tra i Moretti e i Sinesi/Francavilla che in 13 mesi contò 10 agguati, 3 morti, 11 feriti/scampati. Secondo l’accusa, Falco si salvò fingendosi morto: doveva essere ammazzato per non aver tradito un amico consegnandolo al clan Moretti che intendeva ucciderlo; Tizzano è ritenuto l’esecutore materiale dell’agguato.
fonte la gazzetta del mezzogiorno