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FRANCO RINALDI “I LAVANNERE” (le lavandaie) nella cultura popolare a Manfredonia

In loco, il termine dialettale “i lavannére” (lavandaie) un tempo era attribuito alle donne intende a lavare i panni

AUTORE:
Franco Rinaldi
PUBBLICATO IL:
26 Luglio 2024
Cronaca // Manfredonia //

In loco, il termine dialettale  “i lavannére”  (lavandaie) un tempo era attribuito alle donne intende a lavare  i panni. Fino agli anni ’50,  in loco, molte prestanti  sipontine, esercitavano il lavoro di lavandaia, anche a domicilio,  in casa di famiglie benestanti “a chese de segnure” o presso famiglie numerose.

In quest’ultime,  in particolare,   venivano invitate per questo lavoro,  quando  partoriva una puerpera,   già  madre di numerosi figli,  fisicamente indebolita dopo il parto, aveva  quindi bisogno di aiuto. A Manfredonia, fino agli anni ’40 del secolo scorso, era consuetudine  di molte donne  andare a lavare (lenzuola, federe, cuscini e lana)  alle sorgenti di acqua salmastra che scorrevano a mare lungo la costa. Tra queste donne giunoniche, dalle braccia e polsi possenti che si recavano alle sorgenti a mare, a lavare i loro panni,  alcune,   svolgevano il lavoro di “lavannére”  anche  per altre famiglie,   dietro piccoli compensi.

Tra le sorgenti di acque sorgive,  dove la maggior parte  popolane,  andavano a lavare “ssciacqué  i panne” i panni a mare, voglio ricordare: “a surginde abbascie mere au purte” (la sorgente giù a mare nei pressi del braccio del molo di Levante).

Altra fonte,  dove le nostre donne,  si recavano a sciacquare  i panni (lenzuola, cuscini, federe, lana) era alla “surginde Sambitre o acque Sambitre o fundène Sambitre” (sorgente di San Pietro), che scorreva un tempo con grossa portata di acqua sorgiva,   lungo la scogliera  di viale Miramare (sito di mare dove negli anni ’50, venne costruita la scuola Marittima). Le popolane,  dopo aver effettuato il lavaggio dei panni “i turcevene”  li strizzavano ben bene “a  mò de turcenille”  e li stendevano ad asciugare al sole  sugli scogli.

Altro  sito,  dove molte donne andavano a lavare i panni ma  in particolare la lana, durante il cambio di stagione,  era presso la sorgente, che scorreva a mare sotto l’edificio scolastico “Bozzelli”. La lana contenuta nei cuscini e materassi dopo essere stata lavata, veniva messa ad asciugare al sole,  appendendola a una corda  sostenuta  da una  “furcèlle” (paletto di legno con alla punta brevi ramificazioni),  in un angolo,  sotto quella  scuola. Un altro antico sito di mare, lungo la costa, dove scorreva un’altra  grande  sorgente di acqua salmastra denominata in loco “acqua saveze”, dove “i lavannére” fino agli inizi ’30 del  secolo  scorso,  andavano a lavare i panni a mare,  era in zona  Chele u Spendone” (Cala dello Spuntone). Va ricordato, che  prima (ma anche dopo) dell’arrivo nel 1929, dell’acqua potabile nella nostra Città tramite l’Acquedotto Pugliese,  le nostre donne,  lavavano i panni utilizzando anche l’acqua piovana raccolta in piscine scavate e posizionate, a fianco delle abitazioni. Va detto altresì, altresì, che fino agli anni ’60-’70, era usanza di molte sipontine, lavare i panni con acqua e  con grossi pezzi di sapone “pe nzapuné  i  robbe” , utilizzando “u struchelature” (asse di legno dentata) posto   in grandi  tinozze di legno o di “zenghe”  zinco.   Per la storia, va evidenziato,  che negli anni ’30, a Manfredonia,  furono impiantati  due lavatoi pubblici. Uno in Largo dei Baroni Cessa e l’altro in Piazza Salvo D’Acquisto, sul retro dell’arena Giardino Pesante. Le nostre massaie, si recavano di buon mattino presso i due lavatoi pubblici,  e  sciacquavano  i loro panni sporchi avendo a disposizione l’acqua corrente dell’Acquedotto Pugliese.

I panni lavati presso “i lavandine” i lavatoi pubblici e quelli lavati   in casa in grosse tinozze di legno o di zinco   (il bucato di un tempo),  li mettevano ad asciugare al sole,  fuori l’uscio di casa su una corda, con l’utilizzo di una  “furcèlle”(grosso paletto di legno  con piccole ramificazioni). Tuttora in loco, sono rimaste in poche,  le casalinghe che abitano nei pianoterra, che lavano e stendono i panni  ad asciugare al sole,  utilizzando una corda e “a  furcèlle” posizionati a muro.

Manfredonia- Lavatoio pubblico - in Largo dei Baroni Cessa
Manfredonia- Lavatoio pubblico – in Largo dei Baroni Cessa

Va detto infine, che per secoli tutte le acque sorgive “l’acqua saveze” che a Manfredonia scorrevano (e che tuttora scorrono) nel sottosuolo emergendo lungo la costa,  fino agli inizi degli anni ’70, quando non c’era inquinamento delle falde acquifere, venivano bevute dai sipontini  perché ritenute terapeutiche. A tal riguardo, va ricordata in loco,  la storica sorgente denominata  “Acqua di Cristo”,  nota non solo per le sua funzione purgativa, ma anche perché,  bagnandosi nelle sue acque si traevano benefici per alcune patologie. Ve ricordato, che un tempo, In questo sito di mare, durante  il periodo estivo,  era consuetudine dei manfredoniani recarsi alla “surginde Acque de Criste”, per bere non solo  l’acqua sorgiva ma nel contempo mangiare anche “nu belle taccone o felle de pene e pemedore” un bel pezzo o una fetta di pane e pomodoro, bagnato nella stessa acqua e poi condito  con olio e origano. Per quanto concerne, le acque sorgive lungo la costa, ho fotografato nel tempo,  dagli  inizi degli anni ’70,  tutte le sorgenti di acqua salmastra, ad iniziare dalla  zona di mare,  dopo il Convento dei Monaci fino alla foce del Candelaro, con descrizione dettagliata dei relativi  siti  di mare in lingua e in vernacolo. Un lavoro di ricerca capillare e interessante. Va evidenziato, che tuttora a Manfredonia,  sotto numerose case e palazzi,  scorrono acque sorgive. Va detto,  altresì, che nel tempo, molte sorgenti, che defluivano a mare, sono state coperte, nel corso di lavori e costruzioni effettuati  lungo tutta  la costa. Voglio, infine,  ancora ricordare, che fino ai primi anni ’60, del secolo scorso, in una cava,   in direzione nord, della popolare sorgente “Acqua di Cristo”,  c’era una grotta, dove noi ragazzini, coraggiosamente e incoscientemente, entravamo strisciando attraverso un stretta fessura. Il primo ad entrare nella grotta, era sempre un certo “Ceccellozze”, il più grande del gruppo, un ragazzo molto coraggioso, dai capelli rossi “nu zerosse malupine, pa canigghie mbacce”. Questi prima di entrare nella grotta, portava sempre un bastone,  con legato alla punta un pezzo di iuta unto di cera sciolta (una sorta di torcia molto consistente), che accendeva appena accedeva nella grotta. Ricordo, che subito dopo entrati nella grotta,  attraverso quel passaggio strettissimo,  scendevamo, verso un piccolo laghetto di acqua sorgiva freschissima e gustosissima. Suppongo, anche se sono trascorsi tantissimi anni, che molto probabilmente, quel sito,  era la fonte madre sottocosta della sorgente “Acqua di Cristo”, prima di scorrere a mare,  poiché si trovava nella stessa direzione della popolare sorgente di   Manfredonia,  decantata per  secoli per le sue virtù salutari,  da storici ed altre personalità.

di Franco Rinaldi

In loco, il termine dialettale  “i lavannére”  (lavandaie) un tempo era attribuito alle donne intende a lavare   i panni. Fino agli anni ’50,  in loco, molte prestanti  sipontine, esercitavano   il lavoro di lavandaia, anche a domicilio,  in casa di famiglie benestanti “a chese de segnure”o presso famiglie numerose. In quest’ultime,  in particolare,   venivano invitate per questo lavoro,  quando  partoriva una puerpera,   già  madre di numerosi figli,  fisicamente indebolita dopo il parto, aveva  quindi bisogno di aiuto. A Manfredonia, fino agli anni ’40 del secolo scorso, era consuetudine  di molte donne  andare a lavare (lenzuola, federe, cuscini e lana)  alle sorgenti di acqua salmastra che scorrevano a mare lungo la costa. Tra queste donne giunoniche, dalle braccia e polsi possenti che si recavano alle sorgenti a mare, a lavare i loro panni,  alcune,   svolgevano il lavoro di “lavannére”  anche  per altre famiglie,   dietro piccoli compensi.

Tra le sorgenti di acque sorgive,  dove la maggior parte  popolane,  andavano a lavare “ssciacqué  i panne” i panni a mare, voglio ricordare: “a surginde abbascie mere au purte” (la sorgente giù a mare nei pressi del braccio del molo di Levante).

Altra fonte,  dove le nostre donne,  si recavano a sciacquare  i panni (lenzuola, cuscini, federe, lana) era alla “surginde Sambitre o acque Sambitre o fundène Sambitre” (sorgente di San Pietro), che scorreva un tempo con grossa portata di acqua sorgiva,   lungo la scogliera  di viale Miramare (sito di mare dove negli anni ’50, venne costruita la scuola Marittima). Le popolane,  dopo aver effettuato il lavaggio dei panni “i turcevene”  li strizzavano ben bene “a  mò de turcenille”  e li stendevano ad asciugare al sole  sugli scogli.

Altro  sito,  dove molte donne andavano a lavare i panni ma  in particolare la lana, durante il cambio di stagione,  era presso la sorgente, che scorreva a mare sotto l’edificio scolastico “Bozzelli”. La lana contenuta nei cuscini e materassi dopo essere stata lavata, veniva messa ad asciugare al sole,  appendendola a una corda  sostenuta  da una  “furcèlle” (paletto di legno con alla punta brevi ramificazioni),  in un angolo,  sotto quella  scuola. Un altro antico sito di mare, lungo la costa, dove scorreva un’altra  grande  sorgente di acqua salmastra denominata in loco “acqua saveze”, dove “i lavannére” fino agli inizi ’30 del  secolo  scorso,  andavano a lavare i panni a mare,  era in zona  Chele u Spendone” (Cala dello Spuntone). Va ricordato, che  prima (ma anche dopo) dell’arrivo nel 1929, dell’acqua potabile nella nostra Città tramite l’Acquedotto Pugliese,  le nostre donne,  lavavano i panni utilizzando anche l’acqua piovana raccolta in piscine scavate e posizionate, a fianco delle abitazioni. Va detto altresì, altresì, che fino agli anni ’60-’70, era usanza di molte sipontine, lavare i panni con acqua e  con grossi pezzi di sapone “pe nzapuné  i  robbe” , utilizzando “u struchelature” (asse di legno dentata) posto   in grandi  tinozze di legno o di “zenghe”  zinco.   Per la storia, va evidenziato,  che negli anni ’30, a Manfredonia,  furono impiantati  due lavatoi pubblici. Uno in Largo dei Baroni Cessa e l’altro in Piazza Salvo D’Acquisto, sul retro dell’arena Giardino Pesante. Le nostre massaie, si recavano di buon mattino presso i due lavatoi pubblici,  e  sciacquavano  i loro panni sporchi avendo a disposizione l’acqua corrente dell’Acquedotto Pugliese. I panni lavati presso “i lavandine” i lavatoi pubblici e quelli lavati   in casa in grosse tinozze di legno o di zinco   (il bucato di un tempo),  li mettevano ad asciugare al sole,  fuori l’uscio di casa su una corda, con l’utilizzo di una  “furcèlle”(grosso paletto di legno  con piccole ramificazioni). Tuttora in loco, sono rimaste in poche,  le casalinghe che abitano nei pianoterra, che lavano e stendono i panni  ad asciugare al sole,  utilizzando una corda e “a  furcèlle” posizionati a muro.

Va detto infine, che per secoli tutte le acque sorgive “l’acqua saveze” che a Manfredonia scorrevano (e che tuttora scorrono) nel sottosuolo emergendo lungo la costa,  fino agli inizi degli anni ’70, quando non c’era inquinamento delle falde acquifere, venivano bevute dai sipontini  perché ritenute terapeutiche.

A tal riguardo, va ricordata in loco,  la storica sorgente denominata  “Acqua di Cristo”,  nota non solo per le sua funzione purgativa, ma anche perché,  bagnandosi nelle sue acque si traevano benefici per alcune patologie. Ve ricordato, che un tempo, In questo sito di mare, durante  il periodo estivo,  era consuetudine dei manfredoniani recarsi alla “surginde Acque de Criste”, per bere non solo  l’acqua sorgiva ma nel contempo mangiare anche “nu belle taccone o felle de pene e pemedore” un bel pezzo o una fetta di pane e pomodoro, bagnato nella stessa acqua e poi condito  con olio e origano.

Per quanto concerne, le acque sorgive lungo la costa, ho fotografato nel tempo,  dagli  inizi degli anni ’70,  tutte le sorgenti di acqua salmastra, ad iniziare dalla  zona di mare,  dopo il Convento dei Monaci fino alla foce del Candelaro, con descrizione dettagliata dei relativi  siti  di mare in lingua e in vernacolo. Un lavoro di ricerca capillare e interessante. Va evidenziato, che tuttora a Manfredonia,  sotto numerose case e palazzi,  scorrono acque sorgive. Va detto,  altresì, che nel tempo, molte sorgenti, che defluivano a mare, sono state coperte, nel corso di lavori e costruzioni effettuati  lungo tutta  la costa.

Voglio, infine,  ancora ricordare, che fino ai primi anni ’60, del secolo scorso, in una cava,   in direzione nord, della popolare sorgente “Acqua di Cristo”,  c’era una grotta, dove noi ragazzini, coraggiosamente e incoscientemente, entravamo strisciando attraverso un stretta fessura. Il primo ad entrare nella grotta, era sempre un certo “Ceccellozze”, il più grande del gruppo, un ragazzo molto coraggioso, dai capelli rossi “nu zerosse malupine, pa canigghie mbacce”. Questi prima di entrare nella grotta, portava sempre un bastone,  con legato alla punta un pezzo di iuta unto di cera sciolta (una sorta di torcia molto consistente), che accendeva appena accedeva nella grotta. Ricordo, che subito dopo entrati nella grotta,  attraverso quel passaggio strettissimo,  scendevamo, verso un piccolo laghetto di acqua sorgiva freschissima e gustosissima. Suppongo, anche se sono trascorsi tantissimi anni, che molto probabilmente, quel sito,  era la fonte madre sottocosta della sorgente “Acqua di Cristo”, prima di scorrere a mare,  poiché si trovava nella stessa direzione della popolare sorgente di   Manfredonia,  decantata per  secoli per le sue virtù salutari,  da storici ed altre personalità.

FOTOGALLERY

1945- POPOLANE ALLA SORGENTE IN ZONA MANDRACCHIO -iN PRIMO PIANO UN SOLDATO AMERICANOINTENTO A CURIOSARE LE NOSTRE DONNE INTENDE A LAVARE I PANNI
1945- POPOLANE ALLA SORGENTE IN ZONA MANDRACCHIO -iN PRIMO PIANO UN SOLDATO AMERICANOINTENTO A CURIOSARE LE NOSTRE DONNE INTENDE A LAVARE I PANNI
Primi Novecento-Popolane alla sorgente -abbasce u pertuse u moneche-A destra sugli scogli i panni lavati-In fondo trabaccoli tirati a secco
Primi Novecento-Popolane alla sorgente -abbasce u pertuse u moneche-A destra sugli scogli i panni lavati-In fondo trabaccoli tirati a secco
Sorgente che scorreva sotto l'edificio scolastico Bozzelli-Lana sciacquata messa ad asciugare al sole.
Sorgente che scorreva sotto l’edificio scolastico Bozzelli-Lana sciacquata messa ad asciugare al sole.
Manfredonia - Lavatoio pubblico in piazza Salvo D'Acquisto (retro, Cine Arena Pesante)
Manfredonia – Lavatoio pubblico in piazza Salvo D’Acquisto (retro, Cine Arena Pesante)
Manfredonia - Primi Novecento- popolane alla sorgente in zona Molo di Levante
Manfredonia – Primi Novecento- popolane alla sorgente in zona Molo di Levante
COPERTINA-Manfredonia-1910-Popolane alla sorgente -a mere, alla vanne u purte- in zona Mandracchio
COPERTINA-Manfredonia-1910-Popolane alla sorgente -a mere, alla vanne u purte- in zona Mandracchio
Inizi '900-Cala dello Spuntone- Popolane alla sorgente di acqua salmastra a lavare i panni.
Inizi ‘900-Cala dello Spuntone- Popolane alla sorgente di acqua salmastra a lavare i panni.

1 commenti su "“I LAVANNERE” (le lavandaie) nella cultura popolare a Manfredonia"

  1. Anche se non ancora nato mia nonna me ne parlava sempre di queste belle realtà passate dimostrazione di semplicità, e gioia senza avere nulla.
    Oggi invece si ha tutto ma si sono persi i veri valori di una volta.
    Lavare i panni a mano sicuramente non era facile e ci voleva del tempo,e nonostante cio si viveva la famiglia.
    Oggi hanno lavatrice, asciugatrice e non hanno mai tempo per stare in famiglia…..
    Un abbraccio Franco

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