FOGGIA – Una fioritura di centottanta stabilimenti balneari in 12 anni in Puglia, con un incremento del 52,50%. E tra le province, Lecce è la prima nel territorio regionale.
Un dato notevole, emerso dall’analisi effettuata da Unioncamere-Infocamere, basata sul Registro delle Imprese delle Camere di Commercio, che però non è tra i più clamorosi, visto che la regione è solo ottava nel panorama nazionale con altri territori costieri che invece presentano aumenti a tre cifre decimali.
La ricerca mette a confronto tre passaggi: il numero di stabilimenti pugliesi attivi al 31 dicembre 2011 (343), quelli a fine 2021 (503) e quelli operativi lo scorso anno (543).
Una crescita che ha riguardato tutta la costa italiana in maniera progressiva e incessante: secondo i dati dell’indagine, al termine del 2023 risultano essere 7.244 le imprese registrate nel settore della gestione di stabilimenti balneari contro le 7.173 del dicembre 2021 (+1%) e le 5.730 del dicembre 2021 con un saldo positivo di 1.514 aziende.
In percentuale, l’incremento è stato del 26,4% pari a più del 2% l’anno. La riviera romagnola si conferma al vertice dell’offerta per numero di realtà, segnalando ormai una saturazione delle possibilità di accoglienza.
In Puglia +52%
A crescere sono un po’ tutte le altre coste dello stivale con la Calabria in testa (+358 imprese nel periodo) seguita dalla Campania (+188) e dalla Sicilia (+180). I dodici anni trascorsi mettono in evidenza il forte dinamismo delle regioni del Sud.
Dal 2011 a oggi la Sardegna ha triplicato le imprese balneari e brilla con una crescita eccezionale del 190% mentre la Calabria ha visto più che raddoppiare le attività balneari con sede legale nel suo territorio, con un aumento del 110,4% nel periodo. Anche Sicilia (+75,4%), Puglia (+52,5%) e Campania (+36,9%) hanno conosciuto uno sviluppo di imprese che contribuiscono a rendere il Sud un polo sempre più attrattivo per i turisti di tutto il mondo.
Passando all’analisi dei numeri assoluti, sul podio si trova la costa romagnola è quella che ospita il maggior numero di imprese balneari: 1.052 realtà che, insieme, rappresentano il 14,5% del totale nazionale.
Ravenna (186), Rimini (154) e Cervia (150) guidano la classifica per numero di stabilimenti. Comuni che, insieme a Riccione e Cesenatico, formano un quintetto d’oro che contribuisce a rendere la Romagna il cuore pulsante dell’offerta balneare italiana. La Toscana segue a ruota in termini assoluti e, con Camaiore, presidia saldamente la classifica della densità di imprese per chilometro di costa: ben 92 lungo i soli 3 km di litorale del comune toscano, pari a una media di 30 attività per chilometro. Al secondo posto c’è Pietrasanta, un’altra perla del litorale tirrenico, con una densità di 22,3 imprese per chilometro.
A chiudere il podio delle regioni con il maggior numero di imprese balneari c’è la Liguria (797), meta storica del turismo estivo per i residenti del Nord ma apprezzatissima anche da tanti altri visitatori, italiani e stranieri. A seguire la Campania che aveva già un discreto numero di aziende nel 2011, cioè 510 e che nel 2023 sono cresciute di oltre un terzo arrivando a 698 (+188). Quindi la Calabria che ha fatto registrare uno degli aumenti più consistenti, passando da 318 a 669 imprese (+351) in dodici anni, seguita dal Lazio da 478 a 582 (+104), e le Marche che invece hanno la percentuale più bassa di crescita del periodo considerato, cioè il 3,6%, avendo raggiunto il numero di 577 stabilimenti (+20).
Dietro si piazza la Puglia con un tasso di crescita esattamente del doppio della media nazionale. Il dato provinciale, riferito agli ultimi 12 anni, mostra la predominanza del Gargano per numero assoluto di stabilimenti balneari: in provincia di Foggia infatti sono 188 (+52 rispetto al 2011), a ruota il Salento che ne conta 163 (+65) ma che ha avuto il maggiore exploit regionale, dimostrando l’attrattività del territorio, quindi le coste baresi che arrivano a 90 (+29), Taranto con 47 (+21) e infine il Brindisino con 35 (+13).
«Le imprese balneari italiane sono spesso a conduzione familiare – conclude l’indagine di Unioncamere – riflettendo la cultura del mare come luogo di incontro e tradizione. Le società di persone rappresentano il 42% delle imprese, mentre le società di capitale sono in crescita (31%), indicando un settore sempre più professionalizzato e pronto ad affrontare le sfide del futuro. Entrando nelle stanze dei bottoni, l’industria balneare si rivela una concreta opportunità di sviluppo per l’imprenditoria femminile. Oltre il 25% delle imprese balneari è guidato da donne, con la Basilicata (33,3%) e Calabria (30,9%) al vertice dell’incidenza di imprese rosa sul totale». In Puglia le imprese femminili sono il 27,5% cioè 144 su 523, percentuale che piazza la regione al quarto posto in Italia, dietro il Lazio.
E il canone che pagano al demanio è rimasto invariato però. Quindi?