FOGGIA – L’ex amministratore unico della Sanitaservice di Foggia dovrà restituire «solo» 200mila dei 480mila euro del danno erariale che era stato riconosciuto in primo grado.
Lo ha stabilito la (seconda) sentenza di appello della Corte dei conti, chiudendo una vicenda decennale ma aprendo un altro capitolo che riguarda il recupero delle somme sperperate – secondo i magistrati contabili – attraverso la accertata mala gestio della società in-house della Asl dal 2011 al 2015.
A dimezzare il danno riconosciuto in primo grado è stata la prescrizione, dichiarata dai giudici (presidente Tammaro, estensore Ricci) per tutte le spese fatte prima del 9 agosto 2013.
E la colpa, dice la sentenza, è della Asl che non ha mai realmente vigilato su ciò che Di Biase faceva: visto che la Finanza ha rilevato «un’irregolare tenuta della contabilità e la mancata conservazione dei verbali delle assemblee tanto presso la società che presso la sede del socio unico», i giudici riconoscono una «evidente negligenza proprio da parte di organi sociali che avevano tutto l’interesse alla regolare e trasparente gestione del patrimonio».
Detto in altri termini, Di Biase ha fatto quello che voleva proprio perché la Asl non ha mai chiesto conto di quello che faceva il suo amministratore.
E dunque, visto che l’ex manager non ha mai occultato le sue spese e che non può essergli contestato il dolo, il termine di prescrizione è quello ordinario pari a 5 anni dalla domanda.
All’atto pratico vuol dire che sono prescritti i 63mila euro per compensi fissi maggiorati che Di Biase si è autoliquidato negli anni 2011 e 2012, così come il trattamento di fine mandato percepito in più nello stesso periodo.
Allo stesso tempo restano a carico delle casse pubbliche 78mila euro di spese pazze: biancheria intima femminile per 1.400 euro, 27mila euro per corsi di sicurezza sul lavoro, 5mila per un investigatore privato, 15mila per spese legali, mille per la sponsorizzazione di una società di calcio, il carburante per le auto private dei dipendenti, le bollette del cellulare.