Edizione n° 5386

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Così parlo ‘Bellavista’: 57 fermi per droga

AUTORE:
Girolamo Romussi
PUBBLICATO IL:
22 Febbraio 2010
Cronaca //

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Foggia – I carabinieri della Sezione Anticrimine di Trento hanno eseguito una ordinanza di custodia cautelare, dalle prime ore di stamane, dopo l’emessione dal G.I.P. del Tribunale di Trento, su richiesta della locale Procura Distrettuale, nei confronti di 57 indagati per associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti. I provvedimenti restrittivi sono stati eseguiti nelle province di Trento, Savona, Milano, Pavia, Bergamo, Novara, Genova, Aosta, Ancona,Terni e Foggia mentre in Spagna, Francia e Belgio quattro degli indagati sono stati raggiunti da un mandato di arresto europeo.

L’OPERAZIONE – L’indagine della Sezione Anticrimine di Trento costituisce la prosecuzione delle indagini nei confronti di una pericolosa organizzazione dedita al traffico di cocaina, eroina ed ecsatsy che era già stata oggetto di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere a carico di 34 indagati nell’ottobre 2008 (ordinanze di custodia
cautelare emesse, su richiesta della Procura Distrettuale Antimafia di Trento nei confronti di 34 persone indagate per associazione finalizzata al traffico di stupefacenti e violazione della normativa sulle armi, con l’aggravante di aver agito con metodologie mafiose.I provvedimenti, dell’operazione Bellavista, colpiscono un gruppo criminale strettamente collegato alla Sacra Corona Unita brindisina, che gestiva ingenti traffici di cocaina ed eroina approvvigionate prevalentemente attraverso la rotta balcanica da gruppi albanesi e distribuite sui mercati lombardo, veneto ed emiliano. Nell’occasione venne documentato il sistematico ricorso del sodalizio all’intimidazione nei confronti di acquirenti insolventi e di potenziali testimoni). Agli arrestati era stata infatti contestata anche l’aggravante mafiosa di cui all’art. 7 del D.L. 13 maggio 1991, n. 152. Nella prima fase delle indagini, era stata disarticolata la componente locale del sodalizio facente capo a Giulio Andrisano, nato a Mesagne il 22 luglio del 1960, affiliato alla Sacra Corona Unita brindisina ed il gruppo fornitore albanese, specializzato nel politraffico. La seconda fase è stata sviluppata soprattutto sul fronte internazionale, con la costante collaborazione dei carabinieri della Sezione Anticrimine di Trento con la DCSA e la Guardia Civil spagnola, con particolare attenzione ai rapporti, e legami illeciti, che si erano sviluppati tra il sodalizio pugliese ed un’organizzazione maghrebina, radicata in Lombardia e facente capo al narcotrafficante marocchino Abderrahim Benkhadda, classe 1980 del Marocco, che disponeva di un consolidato canale di approvvigionamento di ingentissimi quantitativi di hashish dal Paese di origine, cocaina dall’Olanda ed eroina attraverso la tradizionale rotta balcanica. Al vertice della struttura transnazionale veniva identificato il connazionale Rachid Zaouaq, classe 1977 Marocco, al quale il Benkhadda si rivolgeva per ricevere i diversi tipi di narcotico, commercializzati poi sui mercati lombardo, piemontese, trentino, laziale e pugliese. Dal Marocco, attraverso la Spagna, e dall’Olanda l’organizzazione importava infatti mensilmente quantitativi variabili tra i 100 kg. ed i 600 kg. di hashish e cocaina, parte dei quali destinati al mercato francese, utilizzando autoarticolati che effettuavano abitualmente trasporti commerciali internazionali o, per i carichi minori, autovetture appositamente predisposte e fittiziamente intestate.

LE INDAGINI IN SPAGNA – Proprio nella penisola iberica le indagini consentivano di localizzare la componente deputata all’organizzazione delle spedizioni di narcotico in Italia, facente capo ad un noto trafficante marocchino, colpito da MAE ed attualmente rifugiatosi in Belgio. In tale ambito veniva anche documentato l’interesse del sodalizio a ricorrere alle modalità del baratto, con scambi di cocaina ed hashish. Grazie alla proficua cooperazione instaurata con la Guardia Civil spagnola anche, il 7 febbraio u.s., all’interno dell’area doganale del porto di Barcellona (Spagna), sono stati sequestrati 75 kg. di hashish destinati al sodalizio indagato ed occultati nel doppiofondo di un’autovettura proveniente dal Marocco. Nel capoluogo lombardo, lo stupefacente veniva quindi occultato all’interno di un’officina meccanica e di una rete di appartamenti messi a disposizione da cittadini italiani, per dare rifugio ai trafficanti stranieri clandestini.

Arrestati,Abate-NotarangeloI RIFORNIMENTI PER LA CRIMINALITA’ PUGLIESE – L’accertata disponibilità di armi ed il ricorso ad azioni intimidatorie e violente aggressioni nei confronti di gruppi rivali e di clienti insolventi, sono pure sintomatici della pericolosità dell’organizzazione, che riforniva qualificate componenti della criminalità pugliese. Tra queste, il gruppo facente capo ai pregiudicati Aldo Abbate (nato a San Giovanni Rotondo il 12.04.1971) e Angelo Notarangelo (nato a Vieste, Foggia, il 27.11.1977), esponenti di spicco della criminalità foggiana e storicamente inseriti nel traffico di droga nel mercato garganico. Notarangelo, in particolare, inteso ù cintaridd, risulta aver assunto il ruolo di leader indiscusso nel settore delle estorsioni e del traffico di cocaina ed hashish nell’area. Nel corso delle indagini, sono stati eseguiti diversi interventi di riscontro con l’arresto in flagranza di 13 corrieri ed il sequestro di oltre 7 quintali di hashish, 15 kg. circa di eroina e numerose campionature di cocaina. Nel complesso, l’indagine ha documentato la propensione dei sodalizi nazionali a coagulare intorno al narcotraffico interessi di gruppi etnici diversi, dando vita a strutture transnazionali con caratteristiche tipicamente mafiose. Il sodalizio pugliese, oltre al collegamento con qualificate componenti albanesi, manteneva infatti rapporti sinergici con un’articolata struttura maghrebina, secondo un modello orizzontale tipico dei politrafficanti.

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