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12 anni schiavo – S. McQueen, 2013

AUTORE:
Redazione
PUBBLICATO IL:
2 Marzo 2014
Cinema //

Steve McQueen
Steve McQueen (fonte: zimbio.com)
Questa scheda è spoiler-free: nel rispetto del lettore vergine della visione del film verranno isolate, nell’arco della recensione, eventuali rivelazioni critiche di trama (spoiler) su note a piè pagina, oltre a essere suggerito, a fine articolo, un indice della presenza di punti sensibili nell’opera il cui svelamento accidentale possa incidere su una sua corretta fruizione

Titolo originale: 12 Years a Slave
Nazione: Stati Uniti
Genere: drammatico

CI siamo.
Poche ore alla celebre manifestazione di Los Angeles 2014 e nelle sale italiane, da una decina di giorni, ha dominio assoluto uno dei maggiori candidati alla kermesse, 12 anni schiavo, del notabile Steve McQueen (Hunger, Shame), portatore di 9 nomination.
Tratto dal libro Twelve Years a Slave del 1853, si narra la storia biografica di Solomon Northup e delle vicissitudini che lo portarono, da una vita libera, a subire un lunghissimo periodo di schiavitù durante il quale fu inerme testimone dell’atroce condizione degli uomini di colore.

No, Steve McQueen, non ce la rifili la polpetta.
Neanche per errore.

La sua è una breve filmografia fatta di rapide mosse: sconquassa, cambia registro, stile, temi, non si ferma a meditare ed elaborare nulla di quanto acquisito, come fosse materia già digerita non più fruttuosa. E’ la frenetica attività di un regista che illuminò le speranze con Hunger (in ritardo in Italia), pellicola dall’affascinante glacialità, rarefazione e cura ossessiva dell’immagine, per poi saltare subito e audacemente verso Shame. E già salirono le preoccupazioni nell’avvertire terribile il fetore di certa autorialità da rassegna, della provocazione ai limiti del compiaciuto, dell’obiettivo mancato per presunzione. Le redini erano perse? Quale sarebbe stata la mossa successiva?

12 anni schiavo - locandina
Non ce lo si aspettava.
Tornare nel regno del consolidato con un classico, un’opera epica per tutti, anche per Los Angeles, dove poter collaudare la mano esperta su un terreno in fondo facile per chi presumeva di saperla domare su vecchi e minati terreni.
E invece no.
Colpo mancato e inaspettato buco nell’acqua, proprio là dov’erano tutte le condizioni per poterne fare anche solo una drammatica avventura ricca di curate sequenze ed immagini, forse un po’ compiacente ma coinvolgente.
E invece no.
Non v’è traccia del provocatore, non v’è traccia del pioniere, non v’è traccia dell’abile artigiano, non v’è traccia di un’idea, quasi come se lo stesso regista non credesse fino in fondo alla necessità dell’operazione. Ciò che sorprende in 12 anni schiavo non è solo l’incredibile incapacità di farne uno struggente lavoro epico, ma la constatazione dell’inefficacia persino delle singole parti del racconto. Se narrativamente il film risulta frammentario, ripetitivo e noioso, lascia stupito l’assoluto scarso coinvolgimento che singole sequenze, seppur di facile appeal già solo per tema, riescono a comunicare, spia inequivocabile di errori di scrittura imperdonabili, che non riescono a tirare attenzione né con un dialogo, né con un passaggio emotivo o con una potente inquadratura.
E il film procede, così, senza infamia e senza interesse, in una continua lista visiva di frustate, raccolte di cotone, insulti razzisti, ingiustizie che non si sentono, non travolgono, non parlano mai al cuore.

Cosa salvare? Forse solo la sventata paura dell’operazione strappa-lacrime.
9 nomination per un film che non ne merita una sola.

CANDIDATURE Oscar 2014 – Miglior film, Miglior regista (Steve McQueen), Miglior attore protagonista (Chiwetel Ejiofor), Miglior attore non protagonista (Michael Fassbender), Miglior attrice non protagonista (Lupita Nyong’o), Miglior sceneggiatura non originale (John Ridley), Miglior montaggio (Joe Walker),Miglior scenografia (Adam Stockhausen e Alice Baker), Migliori costumi (Patricia Norris)

Valutazione: 5/10
Spoiler: 3/10


altreVisioni

The Pact, N. McCarthy (2012) – insolita miscela di thriller, paranormale e dramma famigliare. Non disprezzabile *6
Snowpiercer, B. Joon-ho (2013) – fantascienza d’autore che pecca in atmosfere e cura dell’immagine. Solo narrativamente d’autore, non visivamente *6

In Stato d’osservazione

Lei, S. Jonze (2013) – commedia, drammatico, sentimentale, Oscar 2014 *13mar


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“Possiamo scoprire il significato della vita in tre diversi modi: 1. col compiere un proposito; 2. con lo sperimentare un valore; 3. con il soffrire.” VIKTOR EMIL FRANKL

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