Edizione n° 5391

BALLON D'ESSAI

STIVALE // Domina l’anticiclone africano, temperature oltre i 40 gradi
8 Luglio 2024 - ore  14:55

CALEMBOUR

DICHIARAZIONI // Gattino giù dal ponte, Salvini “inasprire pene. Sono criminali”
8 Luglio 2024 - ore  13:51

Iscriviti al canale Whatsapp

Foggia

Manfredonia

Cronaca

Politica

Sport

Eventi

San Severo

Cerignola

Enti locali, fuga dai derivati e piccoli centri senza swap

AUTORE:
Redazione
PUBBLICATO IL:
28 Marzo 2010
Economia //

Cds, credit default swap (crisi-finanziaria.myblog.it)
Cds, credit default swap (crisi-finanziaria.myblog.it)
Milano – DAL processo pilota dei derivati del comune di Milano, processo culminato lo scorso martedì 16 marzo con il rinvio a giudizio per 4 banche (Ubs, Deutsche Bank, Jp Morgan e Depga), 11 istituti di credito, l’ex direttore generale di Palazzo Marino Giorgio Porra e il consulente Mauro Mauri (fonte: Sole24ore) relativo all’accusa di truffa, si dovrebbe individuare “la sorte effettiva dell’enorme cantiere giudiziario” aperto sugli swap degli enti territoriali; un cantiere articolato in ben 27 filoni d’indagine, relativi a contratti per circa 10 miliardi di euro. La base dell’impianto accusatorio redatto dal pm Alfredo Robledo e promosso dal Giudice per le indagini preliminari Simone Luerti fa riferimento infatti al profitto “immediato” contestato alle banche relative, in merito ai parametri con i quali sono stati costruiti i flussi finanziari tra comune e gli stessi istituti di credito per coprire il bond da 1,68 miliardi lanciato da Palazzo Marino nel 2005. In questo pacchetto, il comune versa alle banche le rate annuali, dalle quali riceverà tutta la somma, in conclusione, somma da “girare” agli investitori che hanno in portafoglio l’obbligazione (fonte: Sole24ore, Gianni Trovati). Mentre sul capitale, le banche sono in una posizione di vantaggio (le stesse ottengono infatti periodicamente delle somme prefissate di possibile reinvestimento), i comuni sono invece obbligati ad attendere la restituzione finale dell’importo, di seguito girabile solo agli investitori.

LA POSIZIONE a vantaggio dei comuni si concretizza invece relativamente agli interessi, dato che la Pa ha il capitale ottenuto con il bond. Ma questo dislivello, secondo la tesi accusatoria, ha un valore di mercato maggiore rispetto al secondo (il vantaggio del comune), non compensato dai vari contratti stipulati; di qui “l’introito immediato” che le banche avrebbero inserito nel conto economico, come previsto dai principi contabili internazionali (Ias 39). Una base relativa a 56 milioni di euro, sulla quale si inseriscono anche gli altri capi d’imputazione sollevati (con relativi valori stimati dalla Procura): 12 milioni legati a “fattori impliciti non chiariti dal contratto” (fonte: Sole24ore), 25 milioni nati da due susseguenti ristrutturazioni pensate per “adeguare le rate dei comuni alle dinamiche dei tassi”, in seguito indirizzatesi in nuovi guadagni ritenuti occulti, dagli inquirenti. Come ultimo tassello: un cds (credit default swap) con il quale il Comune avrebbe venduto alle banche una protezione sui titoli della Repubblica Italiana sottopagata dagli istituti di credito (guadagno stimato per le banche: 10 milioni di euro). In totale: 110 milioni di euro, “viziato all’origine” da una “falsa convenienza economica” (nell’ordine dei 57 milioni), falsa convenienza prospettata dalle banche al comune. Respinta dalle banche al mittente l’accusa relativa alla necessità che il derivato abbia valore iniziale neutro. “Il valore iniziale zero, ipotizzato dalla Procura di Milano”, come “caratteristica con la quale pensare lo swap”, sarebbe infatti per i legali delle banche una pura “astrazione” se si guarda al “mark to market”, dato che muterebbe in continuazione, ed in base all’andamento del mercato, fissato solo con la chiusura del contratto, senza far invece riferimento ai costi del servizio (un impegno per le banche della durata trentennale). Gli istituti hanno negato di essere stati a conoscenza del vecchio swap, “contestando l’obbligo di farlo rientrare nei calcoli di convenienza” che devono concentrarsi sulle passività (il derivato non è una passività: come stabilito da una circolare del 27 maggio del 2004, diffusa dal ministero dell’Economia). Per il livello di tutela da garantire ai comuni: in Italia i sindaci gestiscono debito pubblico come i soggetti che la legge anglosassone tratta come “investitori istituzionali” (Trovati-Sole24ore).

L’ATTIVITA’ DI CONTROLLO DEL TESORO – Comuni, Regioni e Province sarebbero in realtà solamente “la punta proiezionale dell’intero sistema” sotto la quale ci sarebbe infatti “una attività intensa dello stesso Ministero del Tesoro”; una attività “mai verificata con attenzione da altri organi dello Stato”, come Parlamento o Corte dei Conti (secondo Adriano Bonafede – Repubblica-AeF). Grazie ad una legge del governo Berlusconi del 2001 gli enti locali sarebbero entrati nel mondo fatato della Finanza, con firma del decreto attuativo nel giugno 2003 ad opera del Ministro Giulio Tremonti. Gli enti locali avrebbero azionato, in una durata di sette anni, operazioni sui derivati per 35 miliardi di euro, all’incirca un terzo del loro debito. I tassi di mercato nel 2005 erano infatti ai minimi storici ed i comuni avrebbero pensato bene di “swappare” a tasso variabile un “tasso fisso elevato” in una situazione nella quale “i trasferimenti dello Stato venivano sempre di più ridotti e con i bilanci interni in sofferenza”. Da qui l’indagine dei Pm, che avrebbero cominciato infatti a “guardare dentro” questi contratti colmi di “termini tecnici” (swap, mark to market, etc) scoprendo, come nel caso del comune di Milano, che potrebbero essere state pagate decine di milioni di commissioni non dovute. Nel 2008, Tremonti decise poi di bloccare l’utilizzo dei derivati per gli enti locali (va ricordato che tutte le operazioni delle Pa erano regolarmente inviate per visione e controllo allo stesso ministero) fino alla determinazione di un nuovo regolamento (ma ancora inattuato, un regolamento, previsto dall’articolo 62 del Dl 112/2008, che dovrebbe fare luce sulle operazioni possibili e su quelle non determinabili, oltre alla fissazione di un compenso equo per ciascun tipo di derivato, senza che siano gli stessi giudici a stabilirlo). Le disposizioni di monitoraggio potrebbero pertanto essere attuale solo con il rafforzamento dei poteri di controllo da parte del ministero e con la possibilità che i contratti censiti dal Tesoro siano trssmessi alla Banca d’Italia e alla Consob per le rispettive “competenze di vigilanza”. Nei comuni non capoluogo di provincia, con meno di 100 abitanti, i derivati dovrebbero essere poi considerati off limits. Tra le criticità evidenziate nel documento del presidente della commissione Finanze del Senato, Mario Baldassarri (Pdl), presentato a Palazzo Madama l’11 marzo (dopo un lavoro ‘bipartisan’ di circa un anno, con una indagine conoscitiva su derivati e cartolarizzazioni nelle Pa italiane) i tanti contratti conclusi dai piccoli enti (559). Fra le principali indicazioni: informazioni rafforzate per comuni e province, nelle strutture ridotte rischi fuori controllo (ovvero: contratti sottoscritti da piccoli enti) ed infine obiettivo indipendenza degli advisor.

IN PRECEDENZA – Tra il 2002 ed il 2006, ed attraverso molte operazioni di derivati, il Tesoro avrebbe fatto cassa “creando flussi positivi” per circa 6,4 miliardi di euro, flussi ai quali però sono susseguite delle perdite fino a circa 1,2 miliardi di euro. Fra le operazioni autorizzate dal Tesoro per gli enti locali non c’era quella dei contratti ‘senza sottostante’, quella nella quale “non si scambia (swap) un mutuo a tasso fisso per uno variabile o viceversa” (A.Bonafede-Repubblica), essendo una operazione nella quale si farebbe una “pura e semplice scommessa”. Qualcuno, ipotizza Bonafede, ha guadagnato prima causando in seguito un danno all’Erario, con cause anche negli anni a venire ? Ed inoltre, queste operazioni sono plausibili ?

IL PASSIVO DEGLI ENTI TERRITORIALI (al 31 dicembre 2009- dati in migliaia di euro); nazionale complessivo: 35.560.365 in totale, con 664 enti interessati per un importo medio relativo a 32.475; 17.122.930 relativo a 18 regioni per un importo medio pari a 184.118 (2,7%); 10.720.322 relativo a 45 comuni capoluogo per un importo medio relativo a 63.811 (6,8%); 4.439.925 relativo a 559 comuni non capoluogo per un importo medio relativo a 6.271 (84,2%); 3.277.188 relativo a 42 province per importo medio 26.009 (provincia 6,3%);

IL ROSSO LOCALE (DEBITO PUBBLICO PRO CAPITE DI REGIONI, PROVINCE E COMUNI – RESIDUO PER ABITANTE): in totale 1.776,54, in Puglia 1.142,16. Fra gli strumenti del debito locale in Italia: 54,3% mutui con le banche (comprensivo di stock di debito netto dei mutui contratti con la Cassa Dd.Pp. Spa), 28,3% emissioni (al lordo di eventuali partecipazioni parziali alla spesa sulel quote capitali da parte di altri enti pubblici); 10 % mutui con istituto mutante Pa, 7,4% relativo a mutui contratti con Cassa DD.PP. gestiti per C/Mef. In Italia primeggia la Valle d’Aosta, regione dove lo statuto speciale e le dimensioni ridotte portano il debito pro capite a circa 6.300 euro. Nelle regioni italiane a statuto ordinario il podio spetta invece al Piemonte, Lazio e Abruzzo.

IL FENOMENO COMPLESSIVO emerge dal monitoraggio effettuato dal Tesoro sugli swap di sindaci e presidenti; come detto il nozionale complessivo (debito trattato dalle Pa in Italia con i derivati) è stato pari nel 2009 a 35,5 miliardi di euro, un terzo dei 107 miliardi di debito pubblico gravante sui bilanci di regioni ed enti locali (raccolta sistematica dei dati sulla finanza derivata delle amministrazioni locali avviate dal 2007, dopo quanto previsto dal comma 737 della finanziaria 2007). Tuttavia il meccanismo ha compreso anche contratti che sono attivi da tempo, “non ancora entrati nelle banche dati del ministero italiano” (rilevati ex novo gli swap negli ultimi mesi di 34 comuni in Italia, nonostante i contratti siano antecedenti il metà 2008, quando venne stabilito il congelamento della finanza cd derivata, Sole 24 Ore, Trovati). La finanza derivata è entrata infatti nelle operazioni delle Pa e delle regioni nel 2002, con boom tra il 2005 ed il 2007, coprendo così il debito degli enti locali per decine di anni.

CONTI DEI MUNICIPI ANCORA POCO CHIARI: RATING CIVICUM – rating Civicum bilanci italiani

DERIVATI – Il derivato è uno strumento finanziario il cui valore (cfr derivato) fa riferimento a quello di altri beni, valute, azioni, indici, tasse ed obbligazioni. Esistono derivati strutturati per ‘ogni esigenza’ e basati su qualsiasi tipo di variabile. Le variabili alla base dei titoli derivati sono dette, a loro volta, attiività sottostanti e possono avere differente natura: di azioni, obbligazioni, indice, commodity, come ad esempio il petrolio (fonte: Sole24Ore), o un altro derivato. I derivati sono oggetto di contrattazione soprattutto nei cosidetti ‘over the counter’, cd mercati alternativi alle borse vere e proprie, creati da istituzioni finanziarie e da professionisti. Essendo non regolamentati, in alcuni casi (si pensi alla crisi del 2007-2009) questi mercati non hanno fortnito più valori. Gli utilizzi principali dei derivati sono: arbitraggio, speculazione e copertura (hedging).

SWAP: dall’inglese baratto, contratto con il quale due controparti si impegnano a scambiarsi flussi monetari in entrata ed in uscita, oltre a compiere l’operazione inversa ad una data prevista, alle stesse condizioni però del primo scambio. Lo swap, come tutti i derivati, è un contratto stipulato per mettere l’acquirente al riparo da un rischio finanziario, legato per lo più all’imprevedibile fluttuare dei tassi di interesse o dei cambi delle valute. Due le principali categorie di swap esistenti, su tassi di interessi (Internet rate swap) e su valute (currency swap). Nel primo caso, una impresa che ha debiti a tasso fisso ed una che ne ha a tasso variabile si scambiano i rispettivi pagamenti degli interessi; con il currency swap, le due controparti del contratto si scambiano capitale ed interessi espressi in un’altra divisa.

Lascia un commento

“Possiamo scoprire il significato della vita in tre diversi modi: 1. col compiere un proposito; 2. con lo sperimentare un valore; 3. con il soffrire.” VIKTOR EMIL FRANKL

Anonimo

StatoQuotidiano sei tu!

StatoQuotidiano, fondato nell'ottobre 2009, si basa sul principio cardine della libertà d'informazione, sancita dall'art. 21 della Costituzione.

Il giornale si impegna ad ascoltare la comunità e a fornire informazione gratuita, senza sostegno di classi politiche o sociali.

Ai lettori che ci seguono e si sentono parte di questo progetto, chiediamo un contributo simbolico, per garantire quella qualità che ci ha sempre contraddistinto!

Compila il modulo con i tuoi dati per inviare segnalazioni, denunce, articoli, video, foto, richieste, annunci ed altro.

Compila il modulo con i tuoi dati per inviare segnalazioni, denunce o disservizi.

Compila il modulo con i tuoi dati per promuovere la tua attività locale, pubblicizzare un evento o per proposte di collaborazione.

Nessun campo trovato.