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L’irriverente Timi seduce il Comunale

AUTORE:
Redazione
PUBBLICATO IL:
12 Aprile 2010
Teatro //

Timi al Teatro Comunale di Manfredonia (image L.Piemontese-Stato '10)
Timi al Teatro Comunale di Manfredonia (image L.Piemontese-Stato '10)
Manfredonia – SI partirà per una volta dal finale, quando il pubblico del Teatro comunale di Manfredonia ha richiamato per ben tre volte sul palco i cinque bravissimi interpreti di “Il popolo non ha il pane? Diamogli le brioche“, piece scritta ed interpretata da Filippo Timi.

Ma soprattutto si vuole raccontare di quanto è avvenuto ancor più tardi, quando, uscito dal camerino in jeans e giubbotto di pelle, Timi si è fermato a conversare e scherzare con gli spettatori che lo attendevano intrepidi. Dopo le foto e gli autografi di rito, sempre sorridente e parlando a ruota libera, Timi, che si presentava a tutti con un disarmante e umilissimo “piacere, Filippo“, (mai visto prima d’ora meno divismo) ha raccolto gli auguri di Stato per la candidatura ai prossimi David di Donatello come interprete di “Vincere” di Marco Bellocchio. “Sarà difficile, ma ci speriamo. Il fatto è che ho contro il bravissimo Kim Rossi Stuart, con cui ho girato l’ultimo film (“Vallanzasca“, regia di Michele Placido, ndr) e sarà strano ritrovarmi contro quello spilungone”.

E nel ricevere i complimenti di Stato per aver interpretato Mussolini senza cadere nel rischio dell’imitazione e della parodia, l’uragano Timi ha ringraziato il regista Bellocchio, dandogli il merito di un Duce così riuscito, aggiungendo scherzosamente che “interpretare un dittatore non è facile. Torni a casa e vuoi continuare a comandare, a gridare “Mamma! Devo mangiare!””.

L’AUTORE – Timi è un personaggio completo ed unico nel panorama italiano: definito uno dei maggiori talenti della sua generazione (classe ’74), più volte premiato come miglior attore sia di teatro che di cinema, è anche autore di ben tre romanzi, nonchè dello spettacolo che è andato in scena ieri al Comunale di Manfredonia, dopo una tournee di due anni.

L’ESIBIZIONE AL COMUNALE – La piece vede Timi recitare, come già avvenuto in passato, nel ruolo di Amleto. Il “già” è dovuto al fatto che , nonostante il titolo rimandi alla Rivoluzione francese e a Maria Antonietta, “Il popolo non ha il pane? Diamogli le brioche” è invece una rivisitazione della celebre tragedia shakespiriana. Lo spettacolo, produzione Santo Rocco e Garrincha, frutto, si ripete, dell’inventiva dello stesso attore perugino, vede sul palco una scenografia essenziale, dominata dal trono regale e dal rosso; per il resto, tutto regge sulla bravura degli interpreti, vale a dire Timi (Amleto), Paola Fresa (Ofelia), Marina Rocco, Lucia Mascino, Luca Pignagnoli.
L’espressione “fiume in piena” è sicuramente quella che rende meglio l’idea di cosa sia in grado di fare Timi nell’ora e mezza di durata della piece: addirittura arriva ad ironizzare sul suo storico e ormai famoso difetto, talvolta ancora presente, la balbuzie.E non fa in un momento qualunque, bensì durante il più famoso monologo della storia del teatro, quello dell’amletico interrogativo “Essere o non essere?”.

LA TRAMA – La trama è presto detta: un poveraccio quando esce fuori di testa si sente re; ma un re quando impazzisce che cosa si può mai immaginare di essere? Un ragazzino viziato. Ecco che nasce allora la versione più dissacrante e surreale mai realizzata di Amleto, in cui il ragazzino viziato è naturalmente il principe di Danimarca; non è certo il solo, tra i personaggi della tragedia, a subire tale radicale restyling. Lo accompagnano l’amata Ofelia, qui divenuta una fidanzata noiosa, pedante ed insaziabile di baci; la madre Gertrude e lo zio Claudio, tutti immersi nella stessa atmosfera fatta di alternanza tra follia e lucidità. E dunque sono cupi momenti di tragedia che lasciano presto il posto alla pura comicità, come nella scena dell’annegamento di Ofelia. L’esperimento è davvero irriverente e può scandalizzare gli amanti del teatro più tradizionale: non a tutti piace vedere “Amleto” rifatto in maniera grottesca, condita dalla musica di Battisti e dagli slogan della pubblicità. L’idea di smontare pezzo per pezzo, di demolire la tragedia del Bardo, divide i giudizi del pubblico, ma non si può negare che sia uno spettacolo del tutto originale ed innovativo. Filippo Timi vola sulle rotte dell’immaginifico, con un carisma incredibile che lo porterà a traguardi ancora maggiori di quelli già raggiunti.

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