LA LEGGE CONTRO IL DOLORE – Lo scorso 9 marzo 2010, con 476 voti a favore, nessuno contrario e due le astensioni la Camera, ha approvato praticamente all’unanimità la legge sulle cure palliative e sulle terapie del dolore. Con la Legge n.39/99 il Ministero della Salute ha assegnato alle Regioni italiane oltre 200 milioni di euro per la realizzazione di strutture pubbliche per le cure palliative. Con la nuova legge viene istituito, inoltre, un sistema omogeneo di reti regionali, costituite dall’insieme delle strutture sanitarie, sia ospedaliere che territoriali, e assistenziali, nonché delle figure professionali, che provvedono all’erogazione delle cure. «A Foggia- assicura il presidente provinciale di Federdolore, Leonardo Consoletti, primario di Anestesia ai “Riuniti”- abbiamo una struttura semplice di terapia antalgica che ci auguriamo tra qualche anno diventi un reparto vero e proprio, con suoi posti letto: attualmente ci vengono dati qua e là dai primari di altre strutture ospedaliere». Il passaggio successivo è, di conseguenza, da una parte di creare un reparto dedicato ai malati cronici anche a Foggia, dall’altro di favorire i ricoveri domiciliari, sovvenzionando chi assiste i pazienti, come avviene già per alcune patologie come la Sla (sclerosi laterale amiotrofica).
LIBERTA’ DI CURA – La legge prevede innanzitutto che in ogni cartella clinica, accanto alla pressione e ai valori del sangue, medici e infermieri dovranno sempre indicare il livello del dolore dei propri pazienti, «nonché la tecnica antalgica e i farmaci utilizzati, i relativi dosaggi e il risultato antalgico conseguito». Altri punti della legge fondamentali sono le reti della terapia del dolore e delle cure palliative che garantiranno risposte assistenziali su base regionale ai pazienti, facilitando così l’accesso sia alle cure palliative che alla terapia del dolore. Questa legge si propone sostanzialmente di realizzare due diritti fondamentali: la libertà di scegliere il luogo in cui concludere la propria vita, sia esso la casa, l’hospice, l’ospedale o la casa di riposo, e la continuità di cura, per assicurare in tutto il percorso di avvicinamento alla morte una presenza qualificata in grado di dare risposte tempestive ed adeguate.
I PREGIUDIZI LEGATI AGLI OPPIODI – Per quando riguarda i farmaci oppiodi, in passato il medico aveva sempre mille dubbi nella prescrizione, anche quando essi erano strettamente necessari per contenere il dolore. Fortunatamente i tempi sono cambiati. “Il dovere del medico è di accompagnare il paziente al termine della vita con dignità. E’ necessario, di conseguenza, semplificare l’iter burocratico che regola la prescrizione dei farmaci oppiodi antidolorifici”. Intervistato da Stato, il dottor Donato Renzulli, direttore del Distretto Socio-Sanitario dell’ospedale San Camillo de Lillis di Manfredonia, spiega il suo punto di vista sull’argomento. “Un passo in avanti -continua Renzulli- è stato portato dall’eliminazione del ricettario in triplice copia per la prescrizione di farmaci oppiodi, che ora avviene con procedura semplificata. In qualsiasi caso, quando è possibile, accudire il paziente nella propria abitazione è preferibile rispetto alla degenza in ospedale. A tale riguardo sono già stati rinnovati dalla Regione Puglia aiuti per circa 600-800 euro, per coloro che decidano di accudire i malati cronici affetti da Sindrome laterale amiotrofica”. L’amministrazione Vendola ha approvato, di recente, l’uso terapeutico della canapa nel trattamento della Sla, con l’introduzione di un farmaco a totale carico del sistema sanitario regionale. “L’importante è, -conclude il direttore Renzulli-,in qualsiasi caso, che il paziente riceva le migliori cure possibili. E come medici abbiamo il dovere di assicurarlo”.