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E continuano a chiamarli diversi

AUTORE:
Redazione
PUBBLICATO IL:
12 Maggio 2010
Editoriali //

immigrati, immagine d'archivio
immigrati (mika29.files.wordpress.com)
Manfredonia – LA terra è di tutti i popoli, è un luogo di passaggio, di transito, sconvolto da milioni di vite, testimone silenzioso di morte. La morte negli occhi di chi fugge dalla guerra, di chi ha perso tutto, forse anche se stesso, il bene più prezioso. La sfida più grande dell’uomo contemporaneo è un altro sé, lo “straniero” che non si conosce, che intimidisce e interroga, per questo da respingere al mittente come fosse un prodotto indesiderato, un male da evitare. L’accoglienza non dev’essere teorica e falsata dal buonismo spicciolo, ma responsabile e attuativa di diritti e doveri inderogabili per tutti. L’emigrazione nasconde molteplici volti, ora quello dei ghanesi fuori dai nostri supermercati che tendono le mani per poche monete, poi quello delle donne dell’Est che accudiscono i nostri anziani malati e bisognosi di cure e dei braccianti agricoli curvi sotto l’arsura estiva.

LE STORIE, IL CONVEGNO – Vivendo ormai in una città multietnica e multiculturale, che non sempre appare in tutte le sfumature positive, si è svolto il convegno “Il permesso di soggiorno in nome di Dio” al quale hanno partecipato le diverse realtà coinvolte nel processo dell’integrazione e dell’accoglienza degli immigrati, ma con la scarsa partecipazione della cittadinanza che percepisce il fenomeno dell’immigrazione come lontano o residuale. Hanno presentato il convegno Padre Arcangelo Maira, direttore Migrantes della diocesi, don Domenico Facciorusso, direttore Caritas diocesana e parroco di Borgo Mezzanone, Giuseppe Scozzari, presidente di Connecting people e Padre Gianromano Gnesotto, Direttore dell’Ufficio Nazionale per gli immigrati e i profughi della Fondazione Migrantes di Roma, mentre il moderatore del dialogo è stato il Prof. Michele Illiceto..

Convegno 'Ero straniero in Capitanata', Padre Arcangelo Maira e il professore Michele Illiceto
Convegno 'Ero straniero in Capitanata'
GLI INTERVENTI, MONS. CASTORO: INTEGRAZIONE ANCORA LONTANA – Il vescovo della diocesi Mon. Michele Castoro esordisce: “l’integrazione è un processo lungo e difficile, l’Italia è fondamentalmente accogliente, anche se la Chiesa ha condannato la politica dei respingimenti e il Papa ha denunciato il riaffacciarsi del razzismo spontaneo. Il cattolico non accoglie per convertire ma per servire”. Gli interventi si susseguono tra gli ospiti del convegno. Interviene il Presidente del Consorzio Connecting people (ente che gestisce il CARA di Borgo Mezzanone), Giuseppe Scozzari: “ Il richiedente asilo non è un emigrante comune, è uno sradicato. L’emigrante economico ha fatto una scelta, il richiedente asilo è un indesiderato in patria, non può tornare. Se non si attraversa la foresta non si sa cosa vuol dire stare sotto gli alberi. Noi cooperatori sociali non ci occupiamo di problematiche, ma di dinamiche sociali. L’immigrazione in Italia non è più un’emergenza, ma è un fenomeno strutturale, ha dei canali ben precisi sia a livello internazionale che locale. In Italia l’immigrazione diventa necessaria soprattutto nei piccoli paesi colpiti dall’emorragia di giovani che si spostano verso il nord. La situazione italiana è paragonabile a quella degli immigrati in America degli anni 50 del Novecento: manca l’inserimento e la difendibilità legale, mentre il diritto all’istruzione e il diritto alla sanità possono favorire un percorso di integrazione della persona. Non ha senso creare un clima di tensione. Pensate che si esporta il capitale economico, ma non si importa la cultura. Il capitale può viaggiare, ma non l’uomo”.

SITUAZIONE NEL NORD GARGANO – Mentre don Domenico Facciorusso approfondisce la situazione locale: “ La nostra diocesi comprende 13 paesi dove si è affermata un’immigrazione di tipo economica scaturita dalla povertà e dalla guerre. Nel Nord Gargano in particolare si verifica l’immigrazione stagionale anche se si alterna a quella di tipo politica come si nota dalla presenza del CARA di Borgo Mezzanone. L’immigrato è percepito come un problema o al massimo come una risorsa economica che aumenta il Pil”.

Una missione senza eguali quella che coinvolge tutti gli attori sociali nel processo di integrazione, che necessita di lunghi e faticosi percorsi ai quali tutta la comunità locale è chiamata a contribuire, dalle istituzioni alle associazioni, dal comune cittadino al politico di turno. Come ha accennato don Domenico Facciorusso: “ E’ bello entrare all’interno della casa che ospita gli immigrati e vedere ciascuno pregare secondo il proprio credo, in un angolo c’è il musulmano che si inginocchia sul tappeto, dall’altra il cristiano che prega davanti al crocifisso”. Come scriveva il vescovo Tonino Bello “siamo chiamati a mettere tutto in comunione sul tavolo della stessa umanità. Si parla della convivialità delle differenze, quando la pace accetta, anzi valorizza, le diversità, non omologa, non uniformizza, non manipola le culture degli altri, non annulla il prossimo, ma lo esalta e lo accoglie come valore”. Il valore della dignità umana che oltrepassa la paura e l’insicurezza di chi ha cominciato un viaggio sulla terra di nessuno.



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