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Colpo ai ‘Palermiti’, in Spagna preso ‘Sandro’

AUTORE:
Girolamo Romussi
PUBBLICATO IL:
14 Maggio 2010
Cronaca //

Un momento della conferenza stampa di stamane in Procura (Stato)
Un momento della conferenza stampa di stamane in Procura (Stato)
Bari – CONTINUA a ridursi la lista dei 100 latitanti più pericolosi d’Italia, inseriti in un “programma speciale di ricerca” del Ministero dell’Interno. Questa notte, a conclusione di una complessa indagine condotta dai Carabinieri del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di Bari, la Sezione Antidroga della Polizia di Barcellona ha arrestato il 32enne barese, catturando in campo internazionale, Alessandro De Fronzo, detto “Sandro”, irreperibile dal 2 ottobre del 2007 quando sfuggì alla cattura nel corso dell’operazione “Five” che pose fine alla ferocia del clan “Palermiti” con l’arresto del capo clan e di altri otto affiliati. L’indagine “Five” rappresentò la naturale prosecuzione di una precedente inchiesta del Reparto Operativo di Bari (denominata “Fourth”) che a partire dal 2003 riuscì a documentare l’esistenza di un’ organizzazione malavitosa, operante nel quartiere Japigia di Bari, con collegamenti nella provincia, la cui principale attività illecita era rappresentata dal traffico di sostanze stupefacenti.

DE FRONZO era esponente di spicco del clan “Palermiti”, operante in Bari-Japigia e nel sud-est barese quale aggregato di stampo camorristico distaccatosi dall’originario clan “Parisi”. L’uomo, principale referente del “boss” Eugenio Palermiti nella gestione del narcotraffico, è stato intercettato e bloccato nella penisola Iberica, grazie ai precisi riscontri dei Carabinieri di Bari che più volte – con rogatoria – sono stati accreditati all’estero, presso la Sezione Antidroga della Polizia Spagnola di Barcellona.

La cattura è quindi frutto di numerosi mesi di indagine nel corso dei quali l’efficace Servizio di Cooperazione Internazionale di Polizia ha consentito di stringere via via il cerchio e localizzare l’uomo in Spagna nel comune di Castelldefels. Il latitante all’atto del controllo era in un area di servizio a bordo di una autovettura e ha tentato di sviare i controlli fornendo le false generalità di “Luigi Cotugno”.

Nel maggio del 2009, il P.M. Desirè Di Geronimo, nel corso del processo per associazione mafiosa e traffico di stupefacenti nei confronti di Eugenio Palermiti, detto “u gnur/u nonn” e di 16 presunti affiliati al suo clan scaturito in base alle risultanze dell’operazione “Five”, ha chiesto per il 32enne una condanna a 10 anni di carcere. Palermiti avrebbe cercato di sostituire con il suo clan l’organizzazione di Savino Parisi. Il Palermiti infatti, avrebbe originariamente fatto parte del clan del Parisi ma sarebbe riuscito a staccarsene per mettersi in proprio, approfittando della carcerazione “Savinuccio”, riuscendo a diventare quasi egemone su Japigia e nei comuni della periferia sud barese.

Il D.M. del 25 ottobre 2000, al fine di potenziare le attività di cooperazione di polizia a livello tecnico-operativo e di assistenza giudiziaria, ha accorpato le preesistenti strutture tecnico-operative a proiezione internazionale (il Servizio Interpol, la Divisione S.I.Re.N.E. e l’Unità Nazionale Europol) istituendo il Servizio per la Cooperazione Internazionale di Polizia a cui per gli aspetti della cooperazione tecnico-operativa tutte le strutture del Dipartimento della Pubblica Sicurezza e delle Forze di Polizia debbano far riferimento. Il Servizio ha tra i suoi compiti prioritari la cooperazione internazionale con i paesi esteri nella lotta al crimine organizzato con reciproco scambio di informazioni e di strategie operative e procedure finalizzate a combattere i fenomeni criminosi transnazionali più preoccupanti (traffico di stupefacenti, riciclaggio, traffico di autoveicoli, falso nummario, criminalità informatica ed ambientale). Per tali compiti il Servizio si avvale dell’apporto fornito da 5 Divisioni tra le quali la 2^ Divisione Interpol (attuazione della cooperazione tecnico — operativa di polizia, delle procedure estradizionali e di assistenza giudiziaria, anche per la cattura di latitanti, in materia di reati contro la persona, compresi i sequestri di persona, criminalità organizzata, terrorismo, pirateria aerea, traffico di armi, immigrazione clandestina, rintraccio di minori e persone scomparse, notifiche e reperibilità.

Segnaletica passata di Alessandro De Fronzo (Stato)
Segnaletica passata di Alessandro De Fronzo (Stato)
Per meglio comprendere la “caratura” delinquenziale di De Fronzo basti pensare che nel corso delle indagini sono state documentate numerose “missioni esplorative” condotte dal latitante in Colombia, Repubblica Dominicana, Kenya e Stati Uniti nell’arco temporale che va dall’aprile 2001 al marzo 2005, finalizzate alla compravendita di ingenti quantitativi di cocaina. De Fronzo era destinatario di un Mandato di Arresto Europeo (M.A.E.) emesso dal Tribunale di Bari – Sezione del Giudice per le Indagini Preliminari – per associazione per delinquere di stampo mafioso e associazione per delinquere finalizzata al traffico internazionale di stupefacenti. Lo stesso si trova ora associato presso la casa circondariale di Barcellona in attesa della procedura di estradizione.

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LOTTA ALLA MAFIA, CIFRE E DATI – MARONI LODA IMPEGNO CONFINDUSTRIA- “LA decisione di Confindustria di siglare un protocollo per combattere le infiltrazioni criminali è una scelta coraggiosa”. Lo ha detto il ministro dell’ Interno Roberto Maroni commentando giorni fa la firma del protocollo di legalità tra il ministero dell’Interno e la Confindustria siglato a Milano, nella sede di Assolombarda. “La firma del protocollo – ha spiegato Maroni – non è solo una richiesta alle forze dell’ordine di combattere la criminalità e un’offerta di collaborazione, bensì una assunzione di responsabilità, ovvero un atteggiamento attivo nella lotta alla mafia. Questo – ha proseguito il ministro – è un atteggiamento senza precedenti nel contrasto alla criminalità organizzata”. Circa la presenza della mafia sul territorio Maroni ha spiegato che “al Nord la criminalità organizzata ha una presenza insidiosa, apparentemente meno oppressiva. Al Sud la mafia ha il controllo sociale, mentre nelle regioni del nord opera sotto traccia con capitali ingenti e con basi logistiche potentissime”. Il responsabile del Viminale ha sottolineato che l’intesa siglata con Confindustria tiene conto di tutti gli aspetti delle infiltrazioni possibili della criminalità organizzata nel mondo dell’impresa, compreso lo sfruttamento degli immigrati. “Anche questo protocollo – ha detto il ministro – è una eccellenza del nostro Governo. Come abbiamo fatto in altre circostanze, nei prossimi mesi monitoreremo la sua efficacia e se sarà positiva lo estenderemo anche alle altre associazioni”. Il ministro dell’Interno ha poi ricordato i risultati del governo nella lotta alla mafia: “se successi sono stati raggiunti con gli arresti dei latitanti, altrettanti sono stati quelli raggiunti con il sequestro dei beni. In questi mesi alla mafia sono stati sequestrati 17.669 beni per un controvalore pari a 9 miliardi di euro. A questi vanno aggiunti i 4.450 beni confiscati per un controvalore pari a 2 miliardi di euro. Credo che questa sia la strada vincente. Pensate – ha aggiunto Maroni – che è stato studiato che i clan mafiosi hanno a disposizione grazie al riciclaggio 100 miliardi di euro da investire, mettendo così in crisi l’economia sana”.

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