Maraviglioso Boccaccio di Paolo e Vittorio Taviani
con Lello Arena – Melissa Anna Bartolini – Paola Cortellesi – Eugenia Costantini – Carolina Crescentini – Miriam Dalmazio – Camilla Diana – Nicolò Diana – Rocco Di Gregorio – Fabrizio Falco – Beatrice Fedi – Ilaria Giachi – Barbara Giordano – Rosabell Laurenti Sellers – Vittoria Puccini – Michele Riondino – Kim Rossi Stuart – Riccardo Scamarcio – Kasia Smutniak – Jasmine Trinca – Josafath Vagni.
Bene intesa, nell’ultimo lungometraggio dei Taviani, la tropologia di omologare la peste del boccacciano Decameron (dal greco “Deka hemeron” dieci giorni) al globale declino sociale, che si è abbattuto in quest’alba del terzo millennio. Parimenti alla funesta pandemia dell’epoca, la piaga dei nostri giorni infierisce sul lavoro, sull’arte, la cultura e la convivenza delle genti, instillandovi i bacilli della diffidenza, dell’intolleranza e del razzismo, che credevamo del tutto inumati dalla lastra storica.
Gutenberghiani di nascita e di educazione, avevamo sempre mostrato diffidenza verso la condotta dei giovani di interloquire tecnologicamente, mediante telefonini e computer. La mancanza del confronto dal vivo, la concitata tendenza a raggrupparsi nelle virtuali amicizie delle reti sociali, avevano infuso la persuasione che le generazioni future si sarebbero ridotte a una sorta di pregresse tribù serrate nelle loro rispettive, vacanti riserve.
La traduzione cinematografica, che ci allontana dalla lettura classica dell’opera, questa sempre vista quale assortimento di racconti, ci ha invece accompagnati a ripensarci e infine a ricrederci. Speculare al capolavoro letterario, dieci giovani, sette femmine e tre maschi, fuggono dal loro mondo infestato per isolarsi nella splendida cornice della campagna toscana, “maravigliosamente” scenografata da Emita Frigato e dispiegata dalla fotografia di Simone Zampagni.
Allo scopo di bruciare l’ozio delle giornate, si raccontano a turno delle novelle – complessivamente cento per dieci giorni nell’opera scritta – animando il convegno con commenti finali causati dalle emozioni che ognuno aveva provato. Sullo schermo, ne sono animate cinque: L’amore fra Ghismunda e Guiscardo osteggiato dal padre di lei, il duca Tancredi – Federigo degli Alberighi – La novella di Calandrino – La badessa e le brache del prete – La novella di Messer Gentil de’ Carisendi e Monna Catalina.
I personaggi – attori e comparse tutti – indossano suggestivi e mondi costumi curati da Lina Nerli Taviani, la quale riesce a porli elegantemente in godimento della vista, carpendoli alle nostre stesse primitive immaginazioni di lettura. Ebbene, i giovani di oggi, omologandosi ai “profughi” del Decameron, hanno escogitato la maniera di difendersi dalla peste del nostro millennio, ricorrendo alla tecnica associativa chat, email, skype, mms-sms…
In altre parole, il metodo per estraniarsi dalle indomabili brutture ostentate in politica, dalle invincibili mafie, dalle connivenze, dalla inamovibile disoccupazione e dalla perdita dei benefici ieri acquisiti con le lotte dei padri lavoratori. Il tutto ben orchestrato dai poteri forti che hanno infine deciso di riconquistarsi l’arbitraggio e i fili dei burattini che operano in ogni campo, conforme al duca Tancredi che nel Decameron giunge a procurare la morte dell’amatissima figlia Ghismunda pur di non perdere la propria autorità.
Tropologia cinematografica dei fratelli Taviani, quindi, ispirata alla tropologia letteraria del Boccaccio, in armonia con il cammino espressionistico dei primi, da sempre impegnati nella loro formula che evidenzia la funzione salvifica dell’arte.
NdA Il qualificativo “maraviglioso”, così come adottato per il titolo del film, è di specificità linguistica toscana.
(A cura di Ferruccio Gemmellaro – ferrucciogemmellaro@gmail.com)