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Gerontocrazie e rinnovabili

AUTORE:
Agostino del Vecchio
PUBBLICATO IL:
28 Giugno 2010
Editoriali //

Il ministro all'Ambiente Stefania Prestigiacomo (fonte image: impresamia.it)
Il ministro all'Ambiente Stefania Prestigiacomo (fonte image: impresamia.it)
Manfredonia – E’ stata etichettata come una nuova coscienza energetica “alternativa e rinnovabile”, ma sono diversi i fattori che hanno spinto le società petrolifere a richiedere, e a ottenere, i vari permessi per la trivellazione off-shore, per circa 39mila kmq dislocati in 76 aree, spesso in aree a grande pregio ambientale come le isole Tremiti.

RITORNO AL PETROLIO – “È semplicemente il vecchio che avanza”, aveva spiegato Nichi Vendola, governatore della Puglia, in merito alla notizia che l’irlandese Petroceltic si preparava a cercare petrolio alle Tremiti. “Il governo Berlusconi fa una politica arretrata anche sul piano energetico e tanto per cambiare rischia di distruggere il patrimonio più prezioso di questo Paese”. Vendola, tra l’altro, insieme al commissario italiano Beniamino Quintieri ha inaugurato ieri l’Expo di Shanghai, lo spazio riservato alla Puglia che riunisce energia, moda e cinema. La paura su un possibile disastro ambientale è cresciuta dopo la famigerata marea nera nel golfo del Messico, definita una “Chernobyl” petrolifera, in grado di far cambiare idea anche a chi non credeva che il petrolio potesse essere poi troppo dannoso.

I PERICOLI PER L’ADRIATICO – «Anche se le perforazioni offshore in Italia avvengono a profondità molto inferiori (150-200 metri) rispetto ai 1.500 metri dell’impianto della Louisiana, i rischi legati all’attività estrattiva delle piattaforme petrolifere non possono essere sottovalutati e le conseguenze di un incidente che si verificasse in prossimità delle coste dell’Adriatico sarebbero catastrofiche per l’intero bacino, stante la sua caratteristica di mare semichiuso ed il suo fragile equilibrio ambientale». Sono parole del senatore Giuseppe Astore, tratte da una sua interpellanza presentata, firmata anche dai colleghi Senatori Della Seta, Ferrante e Burgaretta Aparo, rivolta ai ministri dello Sviluppo Economico e dell’Ambiente affinché si alzi il livello di guardia su una questione sin troppo sottovalutata.

PIATTAFORME PETROLIFERE IN MARE – «Delle 115 piattaforme estrattive offshore italiane – spiega Astore- (99 dell’Eni e 16 dell’Edison) le principali si trovano in Adriatico e nel canale di Sicilia. A queste vanno aggiunte le piattaforme mobili già operanti per la ricerca di nuovi giacimenti, nonché le 16 nuove piattaforme, per la maggior parte appartenenti a compagnie straniere come Northern Petroleum, Petroceltic e Puma, recentemente autorizzate dal governo italiano ad iniziare i sondaggi in Puglia, Emilia Romagna, Marche, Sicilia, Sardegna, Abruzzo e Molise».

MARE MONSTRUM – Gli stessi pericoli per il Mare Adriatico sono denunciati nell’annuale report Mare Monstrum, presentato di recente. Nel rapporto si sottolinea anche che ben il 30% degli italiani non sono serviti da un impianto di depurazione e addirittura il 15% non ha dove scaricare i propri reflui, ovvero non ha le fogne. A conferma di ciò è la procedura d’infrazione europea verso quei 178 comuni che, appunto, non trattano le acque reflue. Cinque le regioni sotto accusa dalla UE: Sicilia, con 74 comuni inosservanti, Calabria, 32 comuni, Campania, 23 comuni, Liguria e Puglia.

95 PERMESSI PER TRIVELLARE – Il duo Scajola/Prestigiacomo ha concesso negli ultimi anni 95 nuovi permessi di trivellazioni in Italia, 71 sulla terraferma e 24 nel Mediterraneo. La superficie interessata dalle trivellazioni nei nostri mari ha una superficie pari alla Regione Abruzzo, circa 11.000 metri quadrati. I petrolieri potranno bucare ovunque, dalle Tremiti alle coste della Sicilia, dalle coste marchigiane e pugliesi alle isole Egadi a Pantelleria, dallo Ionio alle acque intorno all’isola d’Elba a quelle sarde di Oristano. La corsa al petrolio italiano e alla distruzione dell’ambiente e del turismo è un richiamo irresistibile per i petrolieri di mezzo mondo, inclusi ovviamente quelli italiani.

IL TAR CONTRO LE TRIVELLAZIONI IN PUGLIA – Accogliendo il ricorso della Regione Puglia, il Tar della Puglia ha annullato di recente il decreto 1349/2009 del ministero dell’Ambiente che, di concerto con quello ai Beni Culturali, aveva dato il via libera all’avvio delle ricerche di idrocarburi sui fondali pugliesi da parte della società inglese Northern Petroleum ltd, anche se il Governo ha ancora l’ultima parola in merito allo sfruttamento energetico del territorio. “È emersa un’insufficiente valutazione degli impatti ambientali previsti. – dichiara Francesco Tarantini, Presidente Legambiente Puglia – Si parla di supremazia dello Stato in materia energetica, ma la sentenza porta l’esempio del T.A.R. Lombardia che si è pronunciato su una fattispecie analoga alla presente dove era contestata la legittimazione ad agire dell’ente Provincia”.

NUCLEARE “SICURO” IN COSTRUZIONE – Un altro tema sul quale si è molto dibattuto è la costruzione di nuove centrali nucleari anche in Puglia. La Consulta ha dichiarato legittimo tale ritorno, ma il ministro dell’Ambiente, Stefania Prestigiacomo, a Flamanville (Nord Francia), dove si è recata in occasione della costruzione di un reattore Epr di terza generazione (Edf con partecipazione Enel), lo stesso che l’Italia vuole adottare per il suo programma nucleare, ha sostenuto l’idea di un nucleare “sicuro” e che ”entro questa legislatura bisogna dare il via alle prime centrali nucleari”.

E LE RINNOVABILI? – L’associazione produttori di energia da fonti rinnovabili (Aper) ha inviato all’Autorità Garante per la Concorrenza e il Mercato una lettera in cui denuncia “le gravi distorsioni del mercato della produzione di energia da fonti rinnovabili scaturenti dal complessivo disegno pianificatorio e normativo della Regione Puglia”. Secondo Aper, l’imminente approvazione di alcuni atti pianificatori e normativi delle Regione Puglia, apporterebbero nuovi ostacoli allo sviluppo delle fonti rinnovabili, in particolare eolica e fotovoltaica, sul territorio regionale. “E’ recente la notizia – scrive l’associazione nella lettera – che nella seduta del 10 gennaio la giunta avrebbe approvato la Proposta di Piano Paesaggistico Territoriale Regionale (PPTR) che contiene, tra l’altro, aprioristici e immotivati divieti localizzativi per gli impianti di produzione di energia nelle aree classificate ‘Prati e pascoli naturali’ e ‘Formazioni arbustive in evoluzione naturale’”. L’associazione sottolinea che, “poiché larga parte del territorio pugliese è costituito proprio da prati, pascoli e formazioni arbustive la previsione imprime un pericoloso arresto alla diffusione degli impianti nella Regione”.

3 commenti su "Gerontocrazie e rinnovabili"

  1. Agostino hai pienamente ragione, queste notizie fanno rabbrividire…. continua così, sei un Grande!

  2. ……Siamo alla frutta! Il mare Adriatico è un mare semi chiuso…. nel golfo del Messico una fuoriuscita di greggio ha creato danni immensi, provate ora ad immaginare un fatto simile nel nostro mare…sarebbe davvero la fine.

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“Possiamo scoprire il significato della vita in tre diversi modi: 1. col compiere un proposito; 2. con lo sperimentare un valore; 3. con il soffrire.” VIKTOR EMIL FRANKL

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