Edizione n° 5386

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Agguato: ucciso Francesco Libergolis

AUTORE:
Redazione
PUBBLICATO IL:
27 Ottobre 2009
Cronaca //

notteMonte Sant’Angelo – UCCISO stanotte Francesco Libergolis, detto “Ciccille u Calcarùle”, presunto esponente di spicco della malavita del Gargano. L’uomo sarebbe stato freddato poco prima delle undici di sera, con alcuni colpi di arma da fuoco.

I killer avrebbero dapprima sparato Libergolis al torace sinistro, con un colpo di fucile caricato a pallini, per poi infierirgli contro 6 colpi di pistola calibro 9×21 al volto (chiaro sintomo di esecuzione mafiosa).

L’agguato a Libergolis sarebbe avvenuto in una contrada periferica del paese  montanaro (a riguardo si parla della zona residenziale di Tamburlando, nei pressi di un deposito ad utilizzo dello stesso Libergolis), zona nella quale era situata la masseria personale dell’uomo.

Prima dell’agguato, Libergolis stava effettuando, probabilmente, delle opere di manutenzione nella sua autovettura (una vecchia Opel di colore scuro) in considerazione del fatto che il cadavere dell’uomo, col volto sfigurato, e’ stato trovato vicino lo stesso mezzo, con il cofano motore aperto ed accanto una tanica d’acqua.

L’operazione è condotta attualmente dai carabinieri del comando provinciale di Foggia, coordinati dal pm Vincenzo Maria Bafundi della stessa Procura foggiana. Nella nottata di ieri, gli investigatori dell’Arma hanno effettuato 6 stub, esame utile per verificare la presenza di particelle di polvere da sparo su mani ed indumenti, effettuati nel territorio di Macchia, Monte Sant’Angelo e Manfredonia. Il territorio è considerato infatti da anni un covo “strategico e strutturale” dei diversi esponenti delle “famiglie” del Gargano. Ascoltati finora una quindicina di persone.

Libergolis aveva 67 anni. Per diverso tempo è  stato a capo dell’omonimo clan opposto a quello dei Primosa-Alfieri, nella sanguinosa Faida che, dal 1978 ad oggi, ha devastato il Gargano con decine di morti ammazzati. Il fratello di Francesco, Pasquale, che divideva con Ciccillo il comando del clan malavitoso, venne ucciso, nello scorso giugno del ’95, a colpi di fucile (grosso modo secondo le stesse dinamiche delittuose subite dal fratello Francesco).

Dieci anni dopo, maggio 2005 , Francesco Libergolis viene arrestato, dai carabinieri del territorio, all’interno di una masseria. Va anche ricordato che Ciccillo “u Calcarule” era zio del 33enne Armando, presunto capomafia del Gargano, imputato per cinque omicidi ma scarcerato a giugno del 2008.

In base ai movimenti intercorsi negli anni in seno alla “famiglia”, Libergolis avrebbe avuto un ruolo “fondamentale” negli affari criminali del “clan” garganico: un clan simile ad una “grande famiglia’, nella quale confluivano tanto gli interessi dei montanari garganici quanto quelli della famiglia Romito di Manfredonia. Ma nel tempo si è parlato anche di una “netta presa di distanza” dei  Romito dai montanari, fino al duplice omicidio, avvenuto lo scorso 21 aprile 2009, dell’allevatore 43enne sipontino Franco Romito, e del suo autista personale, il 64enne Giuseppe Trotta (colpevole del solo fatto di trovarsi accanto all’allevatore di Manfredonia).

L’agguato a Romito avvenne verso le ore  9 e 30 del mattino, a metà strada del viale Eucalipti di Siponto (località turistica di Manfredonia), a poche centinaia di metri a nord,  in linea d’aria, dal maneggio e dalla pista di go-kart gestita dalla stessa famiglia Romito. Fra le cause dell’omicidio un presunto “tradimento” di  Franco, per il quale si era parlato infatti di un ruolo di “stretto confidente”, avuto nel tempo, con i carabinieri del territorio. Una confidenza motivata dai due operatori coinvolti “giuridicamente”  nella vicenda (assolti in tutti e tre i gradi di giudizio, fonte: Gazzetta del Mezzogiorno– 23 aprile 2009), per fini strettamente “investigativi”.

Quando fu arrestato nel 2005, Libergolis venne accusato di far parte dell’associazione mafiosa dei montanari, con il ruolo diretto di collaboratore dei “capi”, con accertate funzioni organizzative, decisionali, logistiche (trasmissione degli ordini dal vertice alla base degli affiliati) ma anche “direttamente operative”. Ciccillo fu anche accusato (fonte: IlGrecale) di aver organizzato l’omicidio di Biagio Silvestri, avvenuto il 31 agosto del ’98 all’interno della Foresta Umbra. Secondo l’accusa, Ciccillo avrebbe assunto un ruolo di istigatore nei confronti del nipote Armando, accusato di aver commesso l’omicidio di Silvestri, antagonista in diverse azioni malavitose. A questa accusa si aggiunse quella di aver sempre cercato di appropriarsi dei beni altrui: Si dice che Ciccillo partisse con piccoli prestiti ad un tasso elevatissimo che costringevano le vittime a cedere le proprietà e a pagare alla stessa organizzazione una locazione mensile per usufruire della stessa proprietà (fonte: IlGrecale.it).

(immagine d’archivio)

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