L’origine del culto di Sant’Elia avrebbe origine dal 970 d.C., quando i primi abitanti di Peschici, di origine slava, (“pès” o “pèsc” fa riferimento al suolo sabbioso) si misero sotto la protezione del santo, la cui devozione avevano importato dall’Oriente.
E difatti la città fu fondata dagli Slavi nell’XI secolo, inviati da Ottone I per fronteggiare le minacciose invasioni saracene. Con la dominazione normanna passò di feudo in feudo e sotto gli Svevi Peschici visse momenti di difficoltà a causa della contesa fra papato e impero. Passò poi sotto gli Angioini e gli Aragonesi, vivendo sotto la costante minaccia dei Turchi.
Narra una leggenda che, che un giorno del 1597, la punizione divina si scagliò su Peschici attraverso carestia, siccità e calamità naturali. Una immensa nuvola di cavallette oscurò il sole, minacciando di distruggere orti, vigneti, campi, oliveti. Gli abitanti allora “spolverarono” la statua del santo, da anni dimenticata, e la portarono per le vie del paese, ma in via Castello un vento impetuoso di libeccio sollevò anche le tegole delle case costringendoli a tornare precipitosamente in chiesa a pregare perché il santo li proteggesse. In meno di un’ora tutto cessò, l’aria si rasserenò e il sole riprese a splendere. Uno strato nero di cavallette, abbattute dal vento provvidenziale, giaceva sul lido della marina. Così dal 1597, la Chiesa Matrice, fu dedicata a Sant’Elia, Patrono. La chiesa è nota per le pitture sacre stile Bauhaus donate dall’artista Alfredo Bortoluzzi.
Elia, fiero profeta, che indossava un mantello di pelle sopra un rozzo grembiule stretto ai fianchi, come otto secoli dopo vestì, Giovanni Battista, di cui è la prefigurazione, tornò in mezzo al popolo di Dio, ma non assistette al pieno trionfo di Jahvè. Morì misteriosamente nell’850 a.C., su un carro di fuoco.
“Sant’Elia Profeta, santo biblico per eccellenza, -spiega Mastracchio Paolo nel libro “Peschici. Sant’Elia profeta. Il santo, la festa, il culto”- originario di Tisbe nella regione del Galaad a sud del deserto di Damasco, molto venerato nell’oriente cristiano, visse nel IX secolo prima di Cristo e si batté ferocemente contro i pagani dell’epoca. Venerato, oggi, in tantissimi luoghi delle regioni meridionali ed insulari italiane come reminiscenza della religiosità bizantina, il suo culto ha risvolti arcaici a Peschici sul Gargano dove la sua è una festa particolare con elementi storici ed antropologici di estremo interesse”.
Che la cittadina di Peschici sia intrisa di una certa arcaica religiosità lo dimostra il fatto che Pupi Avati decise di girare qui alcune sequenze de I Cavalieri che fecero l’impresa, pellicola dedicata alle crociate. Inoltre, la cittadina garganica fu anche la location naturale di uno dei primi film ispirati alla Passione di Cristo dei Vangeli, vale a dire “Il Figlio dell’Uomo”, lungometraggio girato nel 1953, a cui parteciparono come comparse i pescatori di Peschici e i contadini di Rodi Garganico.