Edizione n° 5386

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Da Dakar a Carpino: ‘Mbalax, reggae, tarantelle e flash mob’

AUTORE:
Redazione
PUBBLICATO IL:
14 Agosto 2010
Teatro //

Carpino Folk Festival
Carpino Folk Festival (archivio)
Vieste – I teorici della politica locale affermano ripetutamente che “il nemico si combatte da dentro!”. I cavalli di Troia una volta imbizzarriti e indomabili sfilano per la fiera del cavallo zoppo. I delfini in compagnia degli squali giocano con le foche nel parco acquatico del palazzo comunale.

Secondo voi la politica è lo specchio della società?

Vieste, 10 agosto 2010, ore 17.15. Due scatenatissimi animatori a colpi di besame bachata fanno muovere i culetti alle fighette del Villaggio Baia degli Aranci. Assisto alle manovre depistanti messe in atto dagli agenti maschi di tutte le età per posizionarsi dietro ai sederini delle belle gnocchette lanciate nella fiera quotidiana della vanità. Le danzatrici che mostrano il fondoschiena al mare e ai passanti e non ai turisti ospiti del villaggio mettono in atto una clamorosa esternalità che non può che essere positiva. I politici locali sono sempre gli stessi ma pochi cittadini muovono il culo per senso civico.

Alla vigilia delle amministrative, basterebbe organizzare un gruppo di giovani competenti con valide idee e programmi, coadiuvati da politici esperti, con esperienza di governo, navigati, carismatici, capaci di tranquillizzare l’opinione pubblica e soprattutto l’irrequieto ceto imprenditoriale. A pochi mesi dalla competizione elettorale, in un paese conservatore e di destra, è irragionevole pensare di governare una realtà complessa senza nessuna esperienza politica o pensare di vincere le amministrative con una lista formata da soli giovani alle prime armi. Per ambizione, studi universitari, tempo dedicato alle mie analisi del territorio e alle proposte di governo, non immagino un ruolo da semplice consigliere comunale in una lista d’opposizione. Per vincere e governare è necessario mettere insieme competenze e ricerca del consenso elettorale e improntare tutta l’attività di governo ai princìpi della sviluppo sostenibile. La tutela dell’ambiente e il turismo devono caratterizzare la vita della prossima amministrazione. Non è soltanto una questione teorica.

Il bilancio comunale deve dedicare risorse all’ambiente e al turismo. Com’è possibile immaginare un paese con un solo vigile campestre, che sperpera oltre 70.000 € per un evento dai dubbi vantaggi economici (sto scrivendo un articolo a riguardo), che presenta un cartellone estivo imbarazzante? Per molto tempo l’assessorato all’urbanistica è stato uno dei più importanti. L’urbanistica, così come l’assessorato ai lavori pubblici, la polizia municipale (tutti gli assessorati a dir la verità) devono relazionarsi con la tutela dell’ambiente e il turismo (basti pensare alle possibilità della bioedilizia; un corposo articolo sulla mia idea di urbanistica è in cantiere). Non è quindi soltanto una questione di bilancio, di una preferenza di spesa accordata al turismo. La questione è molto più complessa. Per fare un esempio, non è più possibile ipotizzare insediamenti turistici in “culo alla balena” e fornire ai turisti acqua salmastra invece dell’acqua potabile. O, per fare un esempio che riguarda la salute dei vostri figli, non sempre presa in considerazione dai propri genitori, il menù delle mense scolastiche non è improntato ai prodotti biologici e a km 0. L’ambiente e il turismo, unificati in un unico assessorato, devono dettare l’agenda politica. Il sindaco o il vicesindaco deve assolutamente essere l’assessore all’ambiente e al turismo. Non c’è alternativa al declino.

Ritorniamo a divertirci. Un video al vaglio dei servizi segreti ritrae l’accerchiatissimo vice sindaco del Comune di Vieste Saverio Prencipe mentre confabula con il pakistano per l’acquisto del cane bomba da piazzare sotto le macchine del viestani incastrati nei tavolini dell’unico ristorante di Vieste che occupa il suolo pubblico. La sinistra affumicata dai fumi della Kambusa ha perso la rotta.

La desolazione che era nella sera, s’è soffiata via col vento, s’è soffiata via col rhum, s’è soffiata via da dove era ammorsata. Vecchi e giovani pizzicati, vecchie e giovani pizzicati, dalla taranta, dalla taranta, dalla tarantolata, cerchio che chiude, cerchio che apre, cerchio che spinge, cerchio che stringe, cerchio che abbraccia e poi ti scaccia, ho il ballo di S. Vito e non mi passa, ho il ballo di S. Vito e non mi passa. (Il ballo di San Vito,Vinicio Capossela).

Gianluca Mascia, Fest & Fstzzol Mucho Divertimento 2010, Franceso Shina Auuff, Supererò dentro di me gli ostacoli, Marcello Paccapelo, Love, Music e Peace, Gigipoldino Cirillo, Uno…do’…tres…cuatro… avvrazzamc na question, ritmano le notti della movida viestana. E se riuscissimo a coinvolgere in un Festival tutti gli artisti in vacanza sul Gargano?

E’ il momento di Rosanna Impagnatiello, assoluta novità estiva. Benvenuti nell’era del Flash Mob: “Al mio via iniziate a ballare.”. Maurizio D’Arrisi: “per un attimo Vieste ha gioito, qualcuno ha abbozzato un sorriso, i turisti hanno avuto la sensazione di essere in un posto di vacanza”. Roberto Soldano: “Allegria!!! Il miglior evento dell’estate viestana!”. Rosanna Impagnatiello: “volevo solo fare qualcosa che unisse le persone, chi l’ha capito mi ha seguito!!”.


Rodi Garganico, 10 agosto 2010, ore 19.00
. La pittrice rodiana Noon Ziamai Che Cawskji (si legge “nunziamai ce caschi”): “stanno trasformando il mio paese in una sorta di ritrovo per spauracchi televisivi e non lasciano spazio alle manifestazioni importanti. Rivoglio le chitarre sparse per le cantine; pseudo – veline e personaggi poco convincenti se ne tornassero in Sardegna!!”.

“Una ragazza si avvicinò al bancone domandandomi sei chupiti di rum.
– Ma scusa – le dissi – perché non ti prendi tutta la bottiglia e te la bevi con i tuoi amici? –
– Ma posso?
– Certo che puoi
– E’ piuttosto insolito – disse.
– Non c’è niente di insolito nelle sconfitte.
Fu una notte memorabile”. (L’affondamento del caffè Chinaski, Vincenzo Costantino).

Carpino, 10 agosto 2010, Carpino folk Festival. Dakar – Kingston – Carpino. Mbalax, reggae e tarantelle. Benvenuti nel Garganìstan. Onoro i caduti di tutte le guerre. Riprendo le bellissime ragazze purosangue garganiche lanciate in vorticosi balli per sedurre gli stalloni della Montagna del Sole. E’ arrivato il momento di mischiare il sangue con il vino. Sembra di essere in mezzo a un rodeo messicano. I gauchos non vedono l’ora di montare le purosangue. Due giovanissime ragazze scatenano il panico. Lupi e lupacchiotti circondano le prede e si lanciano a loro volta in una danza del porcellino ritmata dai tamburelli dei Cantori di Carpino. Tutta la comunità dei maschi del Gargano si stringe intorno alla tarantate. Dal palco: “Noi vogliamo solo stare insieme”. Nessuno ci crede.

Compro la maglietta di Amnesty International: “Io pretendo dignità”. Il Gargano pretende dignità.

Ordino dai mescitori di birra messicani travestiti da carpinesi tre birre alla spina; Maurizio D’Arrisi paga. Chiedo:” che birra è?”. Mi rispondono all’unisono: “alla spina”. Io: “frekt frà, stàt già a livell!”. Dal palco i senegalesi dettano il ritmo della felicità. Le ragazze di San Giovanni Rotondo, scosciate al punto giusto, siedono sulle scalinate di Piazza del Popolo. Capre e vino, prima di lanciarsi sul maschio più bello. Più che la notte di chi ruba le donne, mi sembra la notte di chi ruba gli uomini. Migliaia di sguardi si intrecciano nella piazza delle tarantate. Youssou le incoraggia:”Waiting your time, dreaming of a better life, waiting your time, so much more than just a wife, you don’t have to do what your mother has done, she has done, this is your life, this new life has begun, It’s your day, Woman’s Day, It’s your day, Woman’s Day, SOUMA YERGON, SOU NOU YERGON, WE ARE SHAKIN’ THE TREE”. Il vino è buonissimo, la cucina è d’alto livello. Siamo serviti in piatti in polpa di cellulosa derivante da mais ogm free. I bicchieri di plastica sono riciclati. I numerosi bagni chimici sono apprezzati dai giovani garganici. Il servizio di sicurezza interviene prontamente per soccorrere una fanciulla che non ha retto agli sguardi famelici dei lupacchiotti cagnanesi.

La piazza è piccola e l’evento meriterebbe spazi diversi. Due ragazze si lanciano in una tarantella eccitante. Dal palco le mani senegalesi percuotono sabar e djerbe. E’ il momento di 7 seconds: “And when a child is born into this world ,It has no concept, Of the tone of the skin he’s living in , and there’s a million voices”. I garganici ballano il reggae mbalax. Le genti del Gargano sognano un Auditorium della Musica Popolare. Dal palco, il grido “questo è un viaggio partito molto tempo fa, non vogliamo fermarci, ci resterà ancora un altro anno” scatena una colossale operazione di toccate di palle (le proprie). Incrociamo Antonio Basile e Michele Pio Ortore, Presidente dell’Associazione Culturale Carpino Folk Festival. Stanchi e soddisfatti, bevono una meritata birra. Entrano in scena i Cantori di Carpino. Antonio Piccininno scatena le tarantolate. Mi butto nella folla gremita di donne svestite, sudate e stordite dall’alcol, lupacchiotti, fratelli senegalesi, sorelle garganiche, le genti del Gargano, gauchos, cavalle, tutti insieme nella notte di chi ruba le donne. Le mille e una notte raccoglie senegalesi e garganici. Fave e cicorie e un bicchiere di vino anticipano la mescolanza del sangue.

“Ad un tavolo una coppia di amici stava miscelando Chianti e Jack Daniels e alla mia domanda – ma non vi farà male? – la risposta fu – tanto siamo venuti in bici! –“. Fu una notte memorabile”. (L’affondamento del caffè Chinaski, Vincenzo Costantino).

Il Gargano è vivo. I garganici sono vivi.

Carpino Folk Festival – Il video di Lazzaro

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In ogni paese c’è una orrenda casa moderna. L’ha progettata un geometra, figlio del sindaco. (Dino Risi)

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