Altamura – LA drammatica scomparsa di Don Francesco Cassol ha ora una spiegazione compiuta circa la dinamica dell’evento e l’autore dello sparo che ha provocato la morte del parroco di Longarone (BL). Le serrate indagini condotte dai Carabinieri della Compagnia di Altamura e dal Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di Bari, sotto la guida costante del Sostituto Procuratore della Repubblica del Tribunale di Bari, Dott. Manfredi Dini Ciacci, hanno consentito in poche ore di restringere in maniera significativa le varie ipotesi di lavoro, orientando le attività degli investigatori sulla possibilità che la morte del prelato potesse essere riconducibile ad un cacciatore presente nella zona ove Don Cassol e i suoi “goumiers” avevano deciso di trascorrere la notte nei loro sacchi a pelo.
Il rinvenimento di un bossolo calibro 30.06 a qualche decina di metri dal luogo ove è stato rinvenuto il cadavere del sacerdote, ha consentito di serrare ulteriormente le fila delle indagini restringendo il campo d’azione a tutti i possessori di carabine dello stesso calibro. Il censimento è stato subito seguito dalla escussione a verbale di numerosi cacciatori del luogo, tra i quali Converso Ardino Giovanni, cl.1959 di Altamura.
A quest’ultimo, come ad altri, è stato subito sequestrato il fucile da lui legalmente detenuto per procedere alla necessaria perizia balistica presso il Raggruppamento Carabinieri Investigazioni Scientifiche di Roma. In particolare, la versione fornita dal 51enne non ha pienamente convinto gli investigatori, anche perché sul volto del predetto figuravano varie escoriazioni e contusioni dovute ad una caduta, che l’interessato faceva risalire a qualche giorno prima in una località diversa. In conseguenza, non essendovi la certezza circa la sua colpevolezza, i militari, nella tarda serata del giorno 22, hanno deciso di rilasciare il cacciatore, il quale ha però riflettuto sulla sua posizione, decidendo di presentarsi nuovamente in caserma con il suo avvocato nella mattinata odierna per rendere piena confessione, contestualmente ricevuta dal Magistrato procedente nel corso del formale interrogatorio.
Si è così avuta conferma che il cacciatore, recatosi verso la mezzanotte in località “Pulo” con la propria autovettura per la caccia del cinghiale, giunto a qualche decina di metri dal terreno ove si trovavano Don Cassol e i partecipanti al “Raid Goum”, tratto in inganno dalle sagome a riposo dei predetti, scambiate per cinghiali, ha deciso di esplodere un colpo all’indirizzo di quello che egli riteneva essere un branco. Pochi istanti dopo, avendo sentito il vociare dei componenti del gruppo e resosi conto del tragico errore, decideva di allontanarsi con la sua auto.
“Il corale impegno degli organi inquirenti ha consentito così di dare una risposta, in pochissime ore, agli innumerevoli interrogativi che avevano contraddistinto l’immediato sopralluogo sul teatro dell’evento. Rimane tuttavia l’amarezza di essersi dovuti interessare di una vicenda così drammatica“, hanno detto gli organi inquirenti.
PER L’UOMO DISPOSTO IL FERMO DI POLIZIA GIUDIZIARIA – Nella tarda serata del 23 agosto i Carabinieri della Compagnia di Altamura, in collaborazione con quelli del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di Bari, a conclusione di ulteriori delicati accertamenti disposti dalla Procura della Repubblica del capoluogo pugliese, hanno proceduto all’arresto del 51enne Converso Ardino Giovanni. Nei confronti dell’uomo sono stati raccolti elementi di colpevolezza anche in ordine al reato di omissione di soccorso. Il 51enne, ritenuto responsabile dell’omicidio di Don Francesco Cassol, su disposizione del magistrato inquirente, è stato quindi associato agli arresti domiciliari presso la sua abitazione di Altamura.
Redazione Stato, riproduzione riservata