L’UOMO LATITANTE DA OLTRE 6 MESI – Anche se Notarangelo non è stato ancora preso la latitanza dello stesso sembrerebbe essere giunta al termine, dopo la perquisizione dei carabinieri garganici nella casa dell’uomo, sita nella zona residenziale di “Santa Margherita”. Perquisendo l’abitazione, i militari hanno trovato infatti un nascondiglio ricavato sotto l’armadio della cameretta dei bambini. Qui sarebbe stata individuata una botola da dove si accedeva a un cunicolo sotterraneo lungo 7 metri e alto non più di 70 centimetri. Uno spazio forse ideale per nascondersi nel caso di una perquisizione da parte delle forze dell’ordine. La presenza del rifugio è stata ammessa anche dalla moglie di Notarangelo, donna che non ha fornito in ogni modo ulteriori dettagli agli investigatori sulla presenza del marito. Continuano le indagini con la certezza dei carabinieri che il catturando viestano non si sia mai allontanato dal paese d’orgine.
L’OPERAZIONE BELLAVISTA – Le ordinanze di custodia cautelare emesse dal G.I.P. del Tribunale di Trento nei confronti dei 57 indagati interessò, oltre ad Angelo Notarangelo (nato a Vieste il 27.11.1977) e Aldo Abbate (nato a San Giovanni Rotondo il 12.04.1971). Notarangelo, in particolare, detto ù cintaridd, risultò aver assunto il ruolo di leader indiscusso nel settore delle estorsioni e del traffico di cocaina ed hashish nell’area.
OPERAZIONE BELLAVISTA: PROSEGUO INDAGINE DELL’OTTOBRE 2008 – L’indagine della Sezione Anticrimine di Trento rappresentò in qualche modo la prosecuzione delle indagini nei confronti di una pericolosa organizzazione dedita al traffico di cocaina, eroina ed ecsatsy che era già stata oggetto di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere a carico di 34 indagati nell’ottobre 2008 (ordinanze di custodia cautelare emesse, su richiesta della Procura Distrettuale Antimafia di Trento nei confronti di 34 persone indagate per associazione finalizzata al traffico di stupefacenti e violazione della normativa sulle armi, con l’aggravante di aver agito con metodologie mafiose). I provvedimenti, dell’operazione Bellavista, colpirono un gruppo criminale strettamente collegato alla Sacra Corona Unita brindisina, che gestiva ingenti traffici di cocaina ed eroina approvvigionate prevalentemente attraverso la rotta balcanica da gruppi albanesi e distribuite sui mercati lombardo, veneto ed emiliano. Nell’occasione venne documentato il sistematico ricorso del sodalizio all’intimidazione nei confronti di acquirenti insolventi e di potenziali testimoni). Agli arrestati era stata infatti contestata anche l’aggravante mafiosa di cui all’art. 7 del D.L. 13 maggio 1991, n. 152.
Nella prima fase delle indagini, era stata disarticolata la componente locale del sodalizio facente capo a Giulio Andrisano, nato a Mesagne il 22 luglio del 1960, affiliato alla Sacra Corona Unita brindisina ed il gruppo fornitore albanese, specializzato nel politraffico. La seconda fase è stata sviluppata soprattutto sul fronte internazionale, con la costante collaborazione dei carabinieri della Sezione Anticrimine di Trento con la DCSA e la Guardia Civil spagnola, con particolare attenzione ai rapporti, e legami illeciti, che si erano sviluppati tra il sodalizio pugliese ed un’organizzazione maghrebina, radicata in Lombardia e facente capo al narcotrafficante marocchino Abderrahim Benkhadda, classe 1980 del Marocco, che disponeva di un consolidato canale di approvvigionamento di ingentissimi quantitativi di hashish dal Paese di origine, cocaina dall’Olanda ed eroina attraverso la tradizionale rotta balcanica. Al vertice della struttura transnazionale veniva identificato il connazionale Rachid Zaouaq, classe 1977 Marocco, al quale il Benkhadda si rivolgeva per ricevere i diversi tipi di narcotico, commercializzati poi sui mercati lombardo, piemontese, trentino, laziale e pugliese. Dal Marocco, attraverso la Spagna, e dall’Olanda l’organizzazione importava infatti mensilmente quantitativi variabili tra i 100 kg. ed i 600 kg. di hashish e cocaina, parte dei quali destinati al mercato francese, utilizzando autoarticolati che effettuavano abitualmente trasporti commerciali internazionali o, per i carichi minori, autovetture appositamente predisposte e fittiziamente intestate.
I RIFORNIMENTI PER LA CRIMINALITA’ PUGLIESE – L’accertata disponibilità di armi ed il ricorso ad azioni intimidatorie e violente aggressioni nei confronti di gruppi rivali e di clienti insolventi fecero emergere al tempo tutta la pericolosità dell’organizzazione, che riforniva qualificate componenti della criminalità pugliese. Tra queste, il gruppo facente capo ai pregiudicati Abbate, Notarangelo. Nel corso delle indagini, furono eseguiti diversi interventi di riscontro con l’arresto in flagranza di 13 corrieri ed il sequestro di oltre 7 quintali di hashish, 15 kg. circa di eroina e numerose campionature di cocaina. Nel complesso, l’indagine ha documentato la propensione dei sodalizi nazionali a coagulare intorno al narcotraffico interessi di gruppi etnici diversi, dando vita a strutture transnazionali con caratteristiche tipicamente mafiose. Il sodalizio pugliese, oltre al collegamento con qualificate componenti albanesi, manteneva infatti rapporti sinergici con un’articolata struttura maghrebina, secondo un modello orizzontale tipico dei politrafficanti. Abbate si costituì qualche giorno dopo al Comando Provinciale di Foggia, Notarangelo fece subito perdere le sue tracce con una latitanza che dura quindi da oltre 6 mesi.
FOCUS, OPERAZIONE BELLAVISTA Operazione Bellavista
L’ATTENTATO INTIMIDATORIO AL CARABINIERE DI VIESTE, DAL PROVINCIALE CC DI FOGGIA ASSICURANO RINFORZI NEL TERRITORIO – Si ricorda che lo scorso 20 settembre un carabiniere del reparto investigativo di Foggia fu oggetto di un attentato intimidatorio a causa di un ordigno piazzato sotto l’auto dell’uomo, a circa 200 metri da una scuola e 400 dalla locale caserma. Dal provinciale dei cc di Foggia assicurano rinforzi in tutte le zone maggiormente sensibili per quanto riguarda la presenza della criminalità organizzata, dunque Manfredonia, Monte Sant’Angelo, Vico del Gargano, Vieste ma naturalmente anche Foggia. Attualmente solo sul centro Garganico ci sarebbe una presenza complessiva di 50 militari. Previsto l’arrivo di altri 10 uomini della C.I.O. – Compagnia Intervento Operativo. Martedì mattina si è riunito intanto il comitato sicurezza presso la Prefettura di Foggia.
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