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Una strana moria di pesci

AUTORE:
Agostino del Vecchio
PUBBLICATO IL:
29 Settembre 2010
Editoriali //

Moria di pesci sul lago del Pertusillo (Potenza). (Fonte image: lucanianews.it)
Foggia – SULLA spiaggia di San Basilio, in provincia di Matera, tra sabato e domenica, alcuni pescatori del luogo hanno segnalato la presenza di una grande quantità di pesci morti in concentrazione che andava aumentando man mano ci si avvicinava in prossimità della foce del fiume Cavone. Sono stati ritrovati spiaggiati sul posto diversi esemplari di cefali, carassi, carpe, spigole. Specie ittiche di acqua dolce ma anche di mare, delle tipologie abituate a frequentare le foci dei fiumi. Il fenomeno è stato segnalato alla Capitaneria di Porto ed all’Arpab e alcuni pesci, insieme a un campione dell’acqua del fiume, sono stati condotti all’Istituto zooprofilattico di Puglia e Basilicata a Foggia per essere sottoposti ad analisi allo scopo di comprendere se alla base della moria ci siano cause naturali o qualche tipo di contaminazioni ambientale.

LE TOSSINE DELL’ALGA ROSSA – Quello osservato sul fiume Cavone non è il primo caso del genere registrato, negli ultimi tempi, nei corsi d’acqua della Lucania. Lo scorso 16 giugno una identica moria di pesci si osservò sul Lago del Pertusillo, presumibilmente causata dalle tossine prodotte da un’alga rossa. Dal rapporto dell’Agrobios, ordinato dalla Provincia di Potenza e pervenuto all’Assessore Provinciale Macchia, risultò, infatti, una moderata contaminazione microbiologica dovuta a escherichia coli, coliformi totali e streptococchi fecali che avevano favorito lo sviluppo dell’alga stessa.

SOSPESO PER AVER DENUNCIATO LA CONTAMINAZIONE – Solo due mesi fa Stato aveva riportato il caso del tenente della polizia provinciale di Potenza, Giuseppe Di Bello, sospeso dal servizio professionale, da circa 4 mesi ormai, per aver divulgato i dati sulla contaminazione delle acque degli invasi principali della Basilicata. Dati sconvolgenti che coinvolgono anche le regioni limitrofe, prima fra tutte la Puglia, che si approvvigiona dell’acqua degli invasi lucani. Tale accusa era stata sollevata dai deputati radicali Zamparutti, Beltrandi, Bernardini, Farina Coscioni, Mecacci e Maurizio Turco (e dallo stesso tenente della polizia).

INQUINAMENTO BIOLOGICO E INDUSTRIALE – Nell’interrogazione a risposta scritta 4-07738 presentata alla Camera dall’On. Elisabetta Zamparutti lo scorso mercoledì 23 giugno 2010 si affermava che i risultati delle analisi effettuate documentavano un peggioramento della qualità delle stesse acque, nonostante il 21 gennaio 2010, gli invasi fossero pressoché colmi, e pertanto ci si aspettasse una maggiore diluizione dei contaminanti. Si evidenziava invece, una forte contaminazione da coliformi, streptococchi fecali ed escherichia coli, ad avviso degli interroganti con probabili responsabilità di Acquedotto lucano, consorzi di bonifica e comuni che scaricano i propri reflui nei corsi d’acqua, senza effettuare un’adeguata depurazione o senza effettuarla affatto. ”E’ stata inoltre registrata -si spiega nell’interrogazione- la presenza di altre sostanze chimiche tossiche, come il bario, che potrebbero ricondursi ad un inquinamento delle acque ad opera dei fanghi usati per la trivellazione dei pozzi petroliferi.”

VIETATO L’USO DI ACQUA POTABILE – Per la stessa ragione il sindaco di Potenza in data 27 maggio 2010, aveva emesso l’ordinanza 21/2010/prot. 794/2010 che vietava – al fine di salvaguardare la salute pubblica – l’uso di acqua potabile in contrada Valle Paradiso, ricompresa nella più vasta contrada di Gallitello, a causa di probante inquinamento chimico della rete idrica. Questa contrada è situata a meno di quattro chilometri dalle vasche fosfogessi e dei fanghi industriali presenti nella ex Liquichimica Meridionale di Tito zona industriale. Secondo i parlamentari radicali proprio la diffusione di tali dati avrebbero portato alla sospensione del tenente della polizia provinciale di Potenza, Giuseppe Di Bello. “Indagare su un omicidio ed indagare su un inquinamento non è la stessa cosa – affermò Di Bello-, nel caso dell’inquinamento la legge impone la conoscenza non il segreto chi vuole tenere le analisi chiuse nei cassetti senza offesa a nessuno dovrebbe ricevere degli aggiornamenti professionali”.

IL BARIO E I POZZI DI PETROLIO – Di una “preoccupante contaminazione delle acque contenute negli invasi della Camastra, del Pertusillo e di Montecotugno (la più grande diga in terra battuta d’Europa)” parla anche un articolo pubblicato di recente sul quotidiano on line Italia Terra Nostra.it. Un inquinamento di origine biologica e chimico di origine industriale che emergerebbero da analisi effettuate dall’Arpab nel mese di novembre 2009 e mai diffuse. Buona parte dell’acqua di tali invasi (80 %) vengono impiegate per uso potabile, mentre il 13% è destinato ad uso irriguo sia in Basilicata che in Puglia. Il dato più preoccupante sarebbe legato all’eccessiva concentrazione di boro e bario, quest’ultimo impiegato dalle industrie coinvolte nell’estrazione di gas e petrolio, metalli che, se presenti in concentrazione eccessiva, possono avere effetti tossici sulla salute umana.

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