Foggia – Abbiamo celebrato solo da poco il 22 luglio, la triste ricorrenza dei bombardamenti anglo americani dell’estate del ’43. Questa data è assunta a simbolo della tragedia soprattutto per l’episodio che rimarrà scritto per sempre nella storia della città e indelebile nella memoria dei sopravvissuti. L’olocausti di migliaia di nostri concittadini. Semplici viaggiatori e lavoratori, moltissimi delle ferrovie, rimasero intrappolati nel sottopasso del primo binario, nel vano e disperato tentativo di sottrarsi alla furia delle bombe, mentre proprio in quel luogo a causa della esplosione di alcuni vagoni pieni di materiale bellico trovarono una morte terrificante. Gli stessi Vigili del fuoco e soccorritori, la cui opera fu encomiabile, ebbero enormi difficoltà, anche dopo diversi giorni ad entrare nel sottopasso ove giacevano oramai corpi liquefatti e carbonizzati.
Se quello del 22 luglio fu dunque la tragedia che più si ricorda non dobbiamo ne’ possiamo dimenticare il secondo, in ordine di tempo, ma ben più pesante bombardamento che subì la nostra città, il 19 agosto del 1943. Una furia immensa e devastante di bombe, mitragliamenti e spezzoni incendiari, pari all’inferno, si abbatte’ su Foggia; in poco più di due ore in sei ondate dai 233 bombardieri vennero sganciate 586 tonnellate di bombe causando la distruzione della maggior parte degli edifici civili risparmiati dai precedenti bombardamenti, e la morte o il ferimento di quasi 10000 concittadini. Tutta la zona della stazione, sino agli oramai famosi INCIS di piazza San Francesco, furono distrutti. Morti e feriti orribilmente maciullati erano dovunque. La memoria dei sopravvissuti racconta di persone che scappano, come impazzite, vagando nelle strade intorno alla villa e quelle limitrofe alla stazione; molte caddero sotto i colpe delle mtraglie.
In questa scena apocalittica, migliaia di nostri concittadini, come conferma un fonogramma del Questore dell’epoca, Dr Benigni, al Superiore ministero, abbandonarono la città, unendosi a coloro che già lo avevano fatto, che divenne una “Citta’ fantasma”. Monsignor Farina, Vescovo del tempo, così decsrisse quella giornata: «Quand’ecco che il 19 agosto, verso le ore 12, si abbatté su tutta la città un’incursione che a detta degli stessi inglesi, è stata la più terribile da essi operata nell’Europa meridionale. Molte centinaia di apparecchi, in sei ondate successive, per lo spazio di due ore e mezzo, scaricarono su tutti i punti della città migliaia e migliaia di bombe». Dopo il 19 agosto, l’esodo, già iniziato nei mesi precedenti, dei foggiani, divenne incessante e pessochè totale. In città rimasero solo i presidii mlitari, ospedalieri e i religiosi. Non c’era nemmeno il tempo per piangere i propri cari o aiutare. Bisognava far presto; raccogliere qualche masserizi e scappare. Trovare qualche carretto o un vecchio autocarro, o a piedi. L’unico modo con il quale ci si poteva difendere dalle bombe. “Sfollare” è stato, in fondo, una reazione, l’unica possibile ad una guerra nuova: quella fatta di bombe che piovevano improvvisamente sui cieli italiani; una guerra senza tempi, spazi e certezze. Una guerra dalla quale non ci si poteva difendere se non ricorrendo ai rifugi e abbandonando il proprio Paese. Inizio’ cosi una nuova tragedia per i nostri concittadini: quella dello sfollamento….ma questa è un’altra storia.
(A cura del Dr Salvatore Aiezza, Foggia 14 agosto 2015)
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