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E Margherita convive con bromo e Saibi (I)

AUTORE:
Redazione
PUBBLICATO IL:
28 Ottobre 2010
Capitanata //

saline-margherita1
saline-margherita (fonte image: lsdmagazine.it)
Margherita – L’ANTICA città di Margherita di Savoia (già in provincia di Foggia, attuale Bat) continua a convivere, tra le acque termali ed i lidi balneari, con una nota fabbrica chimica oramai dismessa, dove solo gli edifici fatiscenti testimoniano il dramma dell’inquinamento causato dal bromo. La Società Azionaria Industria Bromo Italiana, nota più sotto l’ acronimo SAIBI, resiste come un monumento funebre antico nella sua estensione fisica ( insediatasi nel lontano 1928 accanto alle saline), inossidabile nonché secolare minaccia della salute pubblica cittadina.

La SAIBI (unico stabilimento chimico in Italia), sfruttava le acque madri residue delle saline, da cui ricavava bromo e preparava bromuri alcalini e alcalino-ferrosi, oltre a un rilevante quantitativo di soda caustica elettrolitica contribuendo in maniera cospicua alla produzione nazionale. Un sodalizio di vita e di morte, una storia che spezza la monotonia delle placide e silenziose zone umide.

LA STORIA – La presenza dela Saibi nel territorio salinario nacque con l’intento di sfruttare le acque di mare in entrata ed in uscita, per creare una soluzione salina concentrata e contenente cloruri e solfati di potassio, magnesio, sodio, nonchè altri elementi. Le acque madri non rappresentano certo un rifiuto, ma per il loro elevato contenuto di sali, alcuni anche di valore terapeutico, vengono usate per bagni curativi. Un’associazione di sostanze votate tanto alla salute quanto alla produzione di sostanze tossiche. Un ambiente ricco (paradossalmente) di soluzioni tra loro incompatibili. Il divorzio annunciato tra la vocazione salutista della cittadina e quella mortifera della SAIBI, anche se giustificata dall’occupazione, sarebbe in seguito arrivata puntuale, come da copione.

IL BROMO – Le acque madri contengono infatti bromuri, che hanno rappresentato per anni un’importante materia prima per la produzione del bromo, un elemento utile per la preparazione di composti organici e inorganici. Il bromo è un agente tossico e pericoloso. La richiesta dei bromuri, importanti originariamente in relazione all’uso come antidetonante per le benzine, è stato in seguito vietato gradualmente. Il dibromoetano era importante, in quanto usato come additivo alla benzina al piombo, prima che fosse in gran parte eliminato a seguito di considerazioni ambientali. Alle temperature ordinarie, il bromo rappresenta un liquido rosso-brunastro che emana un vapore similmente colorato con un odore offensivo e soffocante. Il bromo rappresenta l’unico elemento non metallico liquido in condizioni ambientali. Nella sua versione liquida, il bromo volatilizza facilmente la temperatura e pressione standard in un vapore rosso che ha un forte odore sgradevole simile a quello del cloro, solubile in solventi organici ed in acqua. Altre organobromine sono usate come insetticidi, negli estintori e nell’elaborazione di prodotti farmaceutici. Il bromo è inoltre usato nella preparazione di fumiganti, di agenti resistenti alle fiamme, di composti per la depurazione dell’acqua, in tinture, medicinali, sterilizzatori, agenti per la fotografia.

GLI EFFETTI SULLA SALUTE – Gli esseri umani possono assorbire bromo organico attraverso la pelle, il cibo e la respirazione. Il bromo organico e’ ampiamente usato in spray per uccidere insetti ed altri parassiti indesiderabili. Tuttavia esso non e’ soltanto tossico per gli insetti contro cui e’ usato, ma anche per animali più grandi. I principali effetti sulla salute che possono essere causati dagli inquinanti organici contenenti bromo sono malfunzionamento del sistema nervoso e danneggiamento del materiale genetico. Il bromo organico può danneggiare anche organi quali fegato, reni, polmoni e milza e possono causare malfunzionamento di stomaco e disturbi gastrointestinali. Certe forme di bromo organico, come il bromo etilene, possono persino causare il cancro. Non è un caso isolato l’aumento esponenziale delle neoplasie tra i cittadini di Margherita di Savoia.

LA NUBE TOSSICA – Nel 1982, a causa di un’esplosione all’interno della fabbrica Saibi, avvenne la fuoriuscita di una gigantesca nube tossica che costrinse i cittadini alla fuga verso Barletta. Seguirono le inchieste della magistratura nei confronti dei dirigenti dell’azienda, controllata da Montedison/Ferruzzi e dai Monopoli di Stato, che comunque portarono alla chiusura della “fabbrica del bromo” nel 1993.

LA SAIBI APPRODA IN PARLAMENTO – Il valzer delle accuse e delle smentite sull’alto tasso di inquinamento e tossicità della SAIBI non mancarono di invadere le camere del Parlamento italiano. Seguirono diverse interrogazioni parlamentari rivolte al Ministro dell’ambiente Giorgio Ruffolo e al Ministro senza portafoglio per il coordinamento della protezione civile, durante la Presidenza Giovanni Spadolini. L’interrogazione (non l’unica) pervenuta dal senatore Giorgio Nebbia il 15 ottobre del 1987 lasciò presagire l’annuncio di morte e di pericolo per i cittadini di Margherita. Nell’interrogazione si citò infatti la fuoriuscita di vapori di bromo dallo stabilimento della società SAIBI (del gruppo Montedison) di Margherita di Savoia. Lo stabilimento, che produceva e trattava bramo e derivati, sostanze tossiche e pericolose, si trova nell’immediata periferia della città, in zona del tutto inadatta, come dimostra il fatto che i vapori di bromo avevano raggiunto i bambini di un vicino asilo provocando irritazioni e disturbi.

Sempre nella stessa interrogazione sembra emergere come lo stabilimento sia stato già coinvolto in passato in alcuni incidenti e incendi causa una presunta chiusura per lunghi periodi. Il senatore Nebbia insistette al tempo sulle iniziative utili per impedire incidenti futuri e fughe di sostanze tossiche. Al tempo, si auspicò lo spostamento della SAIBI lontano dall’abitato di Margherita di Savoia (ma non certo, come proposto da alcuni, nella zona umida protetta della costa fra Margherita di Savoia e Manfredonia), previa valutazione preventiva dell’impatto ambientale della nuova localizzazione, o per la riconversione dello stabilimento a produzioni non nocive.

Fino ad oggi l’area presenta una diffusa contaminazione da metalli pesanti sul suolo, sottosuolo fino a raggiungere la falda acquifera superficiale. La presenza accertata di mercurio, arsenico e piombo con un alto livello di concentrazione fino ad una profondità di 7 metri ha da sempre atteso l’insperata bonifica. Questa ora è un’altra storia, una lunga catena di eventi, di sequestri, di attese che hanno imprigionato l’equilibrio naturale del territorio, sempre più ostaggio dei rimandi burocratici e delle stesse sostanze tossiche.

(Fine prima parte – Continua)

mariapiatelera@yahoo.it

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“Possiamo scoprire il significato della vita in tre diversi modi: 1. col compiere un proposito; 2. con lo sperimentare un valore; 3. con il soffrire.” VIKTOR EMIL FRANKL

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