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Quegli strani difensori della vita

AUTORE:
Agostino del Vecchio
PUBBLICATO IL:
30 Novembre 2010
Editoriali //

Fazio e Saviano (ilgiornale.it)
Fazio e Saviano (ilgiornale.it)
Foggia – ULTIMI, in ordine di tempo, sono arrivati gli anatemi del quotidiano cattolico l’Avvenire, secondo cui, in virtù di una certa arzigogolata par condicio, sarebbe necessario concedere il diritto di replica anche alle associazioni “Pro vita” all’interno di Vieni via con me, trasmissione condotta da Fabio Fazio e Roberto Saviano. Peccato che l’Avvenire benefici ogni anno di 6 mln di euro di finanziamenti pubblici ai quotidiani, costituiti da tasse versate da tutti i cittadini italiani, compresi atei, agnostici o appartenenti a religioni differenti. Questo dettaglio non indifferente renderebbe necessario ospitare all’interno del quotidiano anche punti di vista differenti, ma così non è, visto che l’unica linea guida seguita è quella dettata dalla Cei. Allo stesso tempo una diffusione pressoché capillare in ogni singolo telegiornale dei sostenitori della dottrina cattolica rende tale pressante richiesta ancora più imbarazzante.

La polemica ha fatto seguito anche in varie trasmissioni televisivi di Raiuno, compresa l’Arena condotta da Giletti, seguendo lo stesso iter del ministro dell’Interno Roberto Maroni, il quale ha imposto il proprio punto di vista di un Nord “libero” dalle mafie non solo in tutti network nazionali ma nella stessa trasmissione condotta da Fazio. “Penso che la replica dovrebbe essere concessa. Per un’ovvia ragione. Cioè che la televisione pubblica, ma in fondo anche una televisione privata, deve dare voce a tutti”, lo ha sostenuto il cardinale Camillo Ruini, presidente del Progetto culturale della Cei. Questo principio presupporrebbe anche la presenza di un diverso punto di vista durante la trasmissione A sua immagine, dove si potrebbe discutere, ad esempio, del mancato pagamento dell’Ici da parte delle proprietà del Vaticano, cosa che ha posto l’Italia e lo stesso stato pontificio sotto indagine dell’Unione Europea.

Il reale problema, al di là di presunta par condicio, sta nei numeri della trasmissione di Fazio, quegli oltre 10 mln di spettatori costituiti nonostante l’aperta ostilità manifestata dal presidente di RAI 2, Masi, e di buona parte del centrodestra. Cifre impensabili per giornalisti cattolici militanti come Socci, che ha visto il suo programma cancellato dai palinsesti per mancanza di ascolti. “Non si vede perché” – ha detto Ruini interpellato da Sky TG24 – “non debba dar voce a coloro che cercano di mostrare il valore della vita in tutte le sue fasi, dall’inizio fino alla fine. Penso che questo sia normale, e che non dovrebbe essere visto come una polemica, come una controversia, ma come qualcosa” – ha aggiunto – “che va da se, per la natura stessa di un paese libero e democratico, e per la natura e la serietà degli argomenti che vengono affrontati”.

A proposito di difesa della vita, come la vedova Mina Welby ha fatto notare, la vicenda del marito, malato terminale di sclerosi multipla che ha richiesto l’eutanasia, non avrebbe avuto il clamore mediatico se la coppia non si fosse rivolta in una clinica svizzera, cosa effettuata da anni da molti malati terminali, nel silenzio e in accordo con le famiglie senza che altri eminenti personalità potessero riempirsi la bocca, trattando del dolore degli altri. Ed è uno strano principio di difesa della vita quella disposizione che impedisce l’impiego del preservativo nelle comunità africane dilaniate dall’HIV sotto l’egida del Vaticano, determinando ogni anno la nascita di migliaia e migliaia di bambini sieropositivi oltre che denutriti.

a.delvecchio@statoquotidiano.it

1 commenti su "Quegli strani difensori della vita"

  1. Davanti al dolore non possiamo che inchinarci, restare in silenzio, senza profferire parole assordanti o proporre modelli da seguire. Ciascuno in coscienza deciderà quale strada percorrere, in quanto siamo esseri nati liberi.
    E’ anche vero però che la morte sta diventando uno stile di vita, una forma di potere che l’uomo esercita non solo nei confronti di se stesso, ma anche contro gli altri (omicidi, guerre,e la lista è infinita). Mi colpisce sempre una frase:”Meglio morire che soffrire”. Un dolore inutile, nemico della vita? Risparmiare il dolore altrui è come voler evitare anche un dolore a se stessi”Non voglio vederlo soffrire”. Allora la morte è la regola per vivere meglio la vita.
    Grazie per aver favorito questo dibattito Agostino. Maria Pia

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“Possiamo scoprire il significato della vita in tre diversi modi: 1. col compiere un proposito; 2. con lo sperimentare un valore; 3. con il soffrire.” VIKTOR EMIL FRANKL

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