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Mafie e “omertà colpevoli”

AUTORE:
Redazione
PUBBLICATO IL:
1 Dicembre 2010
Editoriali //

Convegno Ass.Antiracket Vieste (image: vocedivieste.it)
Convegno Ass.Antiracket Vieste (image: vocedivieste.it)
Foggia – MENTRE continuano le indagini alla ricerca del movente del delitto, i corpi carbonizzati dei fratelli Piscopo ( Omicidio fratelli Piscopo) rappresentano il segnale inquietante di una presenza della criminalità nel territorio garganico. Gli inquirenti hanno parlato infatti di un duplice omicidio “commesso con modalità mafiose”. Le ipotesi sono tante, ma il legame con la malavita locale ha condotto le indagini della Dda a non escludere la pista del racket delle estorsioni.

A Vieste, è attivo il clan Notarangelo, affiliato al più pericoloso clan Libergolis di Monte Sant’Angelo, clan che ben attanagliano il settore turistico come fonte di reddito. Numerose strutture di Mattinata, Manfredonia e Vieste sono controllate attraverso il racket delle estorsioni. Secondo fonti delle Forze dell’ordine dal 2009 ad oggi in questi luoghi turistici si sono verificati infatti almeno 80 attentati contro ristoranti, bar e alberghi. E’ quanto emerso durante il vertice della Procura distrettuale antimafia svoltosi ieri a Bari convocato dal procuratore Antonio Laudati e a cui hanno partecipato i vertici delle Procure di Foggia e Lucera, i carabinieri di Foggia e dei Ros e dello Sco della polizia. L’uccisione dei due fratelli potrebbe essere un “avvertimento” per gli operatori di Vieste e dintorni costretti a subire il cosiddetto “racket della guardiania“, cioè la sorveglianza coatta per evitare danni contro le strutture e azioni violente contro le famiglie dei proprietari.

Secondo i dati del Ministero dell’Interno, il fenomeno estorsivo è altamente concentrato in Puglia, in particolar modo nel territorio di Foggia e provincia, segnalata come zona rossa. Il fenomeno del racket, noto come “pizzo”, è un tipico reato di mafia. Esso consiste nella richiesta, avanzata da un gruppo mafioso ad un operatore economico, di pagare periodicamente una somma prestabilita al fine di evitare azioni violente nei confronti della sua persona, della sua famiglia e della sua attività imprenditoriale. Già che nel corso degli anni ’50, la mafia trasferì le proprie attività in città,dove esercitò il racket sulle attività commerciali. L’esercizio della violenza consiste nel far esplodere le serrande di negozi, nell’incendiare capannoni, locali di ritrovo e addirittura stabilimenti balneari. Segnali preoccupanti giungono dai paesi vicini e dalla stessa Manfredonia, dove spesso la paura rappresenta la prigione di commercianti che non osano ribellarsi ai “padroni del territorio”.

L’Associazione Antiracket Vieste ha appreso con grande dolore il drammatico epilogo della vicenda dei fratelli Piscopo e si è stretta “calorosamente attorno alla famiglia manifestando profonda costernazione per il dramma che li ha colpiti”. “Chiediamo a gran voce alle istituzioni tutte un immediato, energico e quanto mai produttivo impegno – hanno detto i rappresentanti dell’associazione – che possa nel più breve tempo possibile assicurare i colpevoli di questo atto abominevole alla giustizia”.

Stato ha intervistato il Presidente dell’associazione antiracket di Vieste Giuseppe Mascia, la prima ed unica operante in Capitanata.

Giovanni e Martino Piscopo (St)
Giovanni e Martino Piscopo (St)
S: Com’ è nata l’associazione antiracket di Vieste?
GM: Dall’autunno 2008 a tutto il 2009 vi è stata una serie interminabile di atti intimidatori finalizzati all’imposizione di un ‘sistema’ estorsivo sul territorio viestano. Una parte dell’imprenditoria locale ha immediatamente compreso la necessità di reagire tempestivamente, in maniera ferma e soprattutto coesa, al dilagare di questi fenomeni. La nascita dell’associazione è stata preceduta da numerosi incontri con forze dell’ordine e istituzioni, che hanno di fatto consentito di approfondire il fenomeno estorsivo nelle sue innumerevoli sfaccettature, permettendoci di conseguire una adeguata consapevolezza del problema in tutta la sua complessità. Aiuto sostanziale in questa fase di genesi ci è stato offerto dall’Associazione Antiracket Puglia che continua, unitamente all’Associazione Antiracket Nazionale, ad assicurarci un inalterato ed effettivo sostegno. Nei delicati momenti embrionali, dopo una attenta valutazione critica del fenomeno, abbiamo compreso che la criminalità organizzata può essere adeguatamente ostacolata solo con la ‘legalità organizzata’ ed un associazionismo, dunque, capace di focalizzare le attenzioni degli organi competenti e sensibilizzare l’opinione pubblica spronando i cittadini vessati alla denuncia. Questa profonda presa di coscienza ha portato alla nascita della nostra associazione che ufficialmente si costituisce l’11.12.2009 presso la Prefettura di Foggia alla presenza del Sottosegretario di Stato On Alfredo Mantovano, del Prefetto di Foggia dott. Antonio Nunziante, del Presidente Onorario delle Federazioni Antiracket ed Antiusura dott.Tano Grasso e dei vertici provinciali delle forze dell’ordine.

S: Come si articola il lavoro e il sostegno alle vittime del racket?
GM: L’attività dell’associazione si articola essenzialmente in due direzioni: sensibilizzazione e assistenza. Riteniamo fondamentale una accorta opera di sensibilizzazione della cittadinanza che stiamo attuando mediante la pubblicazioni di articoli giornalistici, interviste radiofoniche, campagne di affissione, organizzazione di incontri con istituzioni e forze dell’ordine a livello locale e non, e di convegni che pongano l’attenzione sulla legalità quale presupposto imprescindibile di sviluppo socio-culturale e sulla necessità della collaborazione fra cittadini e forze dell’ordine. Siamo dell’idea che se da un lato vi è il diritto dei cittadini ad essere protetti, d’altro canto, vi è il dovere sociale dei medesimi a collaborare seriamente con chi di competenza.

La seconda direzione è quella di assistere materialmente le vittime del racket. Assistenza che si concretizza nella redazione delle denuncie, nella costituzione di parte civile negli instaurandi procedimenti penali e nel fornire aiuto alle vittime nelle eventuali pratiche di accesso ai fondi antiracket e antiusura oltre, naturalmente, ad un instancabile e caloroso supporto personale. Tuttavia, non abbiamo la pretenziosa illusione che la criminalità organizzata possa essere ipso facto sradicata dal nostro territorio, ma siamo fermamente convinti che non ostacolata, prospererà repentinamente imbrigliando il nostro sistema economico-sociale in modo irrimediabile.

S: Il problema è molto diffuso sul Gargano, e in particolar modo dove?
GM: Presumiamo sia un fenomeno presente nell’intero Gargano, ma riteniamo ovviamente che le zone economicamente più sviluppate risultino essere certamente più allettanti per l’attuazioni dei disegni criminali dei clan garganici.

S:Ritiene che ci sia ancora un’omertà “colpevole” di favorire questo circolo malavitoso?
GM:E’ inconfutabile che vi sia un grave problema di “omertà colpevole”, ma crediamo che la nascita e l’operare stesso dell’associazione siano manifestazione tangibile di una profonda volontà di cambiamento.

S: Quali le difficoltà riscontrate dall’associazione?
GM:Le difficoltà dell’associazione antiracket sono legate alla radicata sfiducia della cittadinanza nelle istituzioni in genere, ma reputiamo che con la reazione decisa e risoluta dello Stato, si possa certamente colmare questa distanza ed indirizzare la società civile in quel percorso di legalità diffusa che è il modello a cui tutti dovremmo ambire e che è di fatto l’unico modello prospettabile per garantire qualunque forma di crescita sul nostro territorio.

S: Quali i dati del fenomeno? Perchè lo stesso non tende a diminuire?
GM: I dati numerici fedeli sono in possesso delle forze dell’ordine. Ci permettiamo di constatare che da quando l’associazione opera attivamente sul nostro territorio siamo passati da un periodo in cui gli atti intimidatori erano quasi giornalieri, ad una decina nel corso di tutto il 2010. E’, a nostro avviso, rilevante mettere in evidenze che generiche denunce contro ignoti sono state sostituite da denunce ad personam dal valore investigativo nettamente diverso.

S: Cosa consiglia a chi è vittima del racket?
GM: E’legittimo avere paura, ma la denuncia, personale o coadiuvati da associazioni è effettivamente l’unico modo per liberarsi definitivamente dai propri aguzzini e riconquistare la disponibilità della propria vita. Errore marchiano degli imprenditori meno avveduti è quello di ritenere ‘conveniente’ pagare il pizzo, anzitutto perché, almeno in una prima fase, le pretese economiche della criminalità organizzata sono relativamente esigue. In realtà, tali richieste modeste dei clan criminali sono frutto di fini strategie delittuose e il modo concreto di introdursi in aziende sane per poi pretendere somme nettamente più cospicue, imporre acquisti e assunzioni, fino a giungere a rilevare in toto l’azienda in questione. Quindi, riteniamo che sia necessario denunciare e soprattutto farlo tempestivamente.

Per concludere questo dialogo le parole di Don Ciotti: “Contro le ingiustizie non è più sufficiente l’impegno straordinario di pochi, è necessario l’impegno ordinario di molti.


mariapia.telera@statoquotidiano.it

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