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Sovrapposizione del frastuono all’essenza: Shakespeare in scena a Foggia

AUTORE:
Redazione
PUBBLICATO IL:
29 Febbraio 2016
Spettacoli // Teatro //

Foggia. Come fa il frastuono delle parole, il chiacchiericcio e il rimbombo di una batteria fuori uso, inutile, quando si sovrappone all’essenza. Molto rumore per nulla, è titolo e manifesto di una tragicommedia di William Shakespeare. Metafora di tutte le parole che confondono e celano il senso della realtà, di tutti i post e le bugie che ci raccontiamo per sfaccettare il vero di bisogni e preconcetti. Riadattata da Marcello Strinati e diretta da Mariangela Conte, in scena a Il Piccolo teatro di Foggia è una brillante commedia interpretata dai componenti e insegnanti del Cut, centro universitario teatrale. Equivoci e bisticci verbali sono all’origine di questa commedia in cui si alternano due vicende ambientate a Messina, i cui protagonisti, da una parte Ero e Claudio e dall’altra Benedetto e Beatrice, sono ingannati da visioni, racconti fintamente proclamati ad alta voce fingendo di non essere ascoltati per indurli in errore. Claudio, persuaso e fermo a sposare, riamato, Ero, cade in un tranello ottico ordito appositamente per lui attraverso cui crede di aver assistito al tradimento dell’amata con Borraccio, in realtà solo inscenato con la domestica Margherita e avvistato da lontano, mai realmente avvenuto. Solo dopo Claudio capirà la natura del frainteso, perché ciò che ha notato della realtà era quello che volevano fargli credere – Nothing e noting in inglese è il bisticcio del titolo della commedia, nulla è il fraintendimento, un’illusione, un gioco visivo e verbale in cui a perdere è la spontaneità delle situazioni e relazioni – si pentirà. “Come ho potuto credere a ciò che ho visto a malapena e non agli occhi di Ero?” Movimentata e ricca di battute salaci, allegri bisticci verbali e amorosi è la storia di Benedetto e Beatrice, personaggi tratteggiati dagli attori con brio e ironia frizzante, accaniti e ridicoli sostenitori della vita senza amore fino a quando non credono di aver sentito da terzi di essere amati dal proprio accanito avversario. “Oh, la mia cara madonna Disdegno, siete ancora viva? Saluta Benedetto. E in risposta “Come potrebbe morire il disdegno quando ha tal cibo per alimentarsi quale Ser Benedetto? Costretti a togliere la maschera all’orgoglio ostinato e reciproco, dalle schermaglie passano alla veste di innamorati senza ritegno, inciampando continuamente nelle illusioni dell’amore e dell’orgoglio di non doverlo totalmente dimostrare. “E a me quell’altre dicevano che per me stavi quasi per morire. Fa presente Beatrice – E Benedetto – Non era vero niente. E quindi tu non m’ami?”.

Una commedia dove non mancano personaggi come guardiani spioni e frati dalle fattezze, movenze e accenti improbabili, e perciò di esilarante e imperdibile comicità.

(A cura di Maria Pina Panella – mariapinapanella@gmail.com)

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