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Petrolio alle Tremiti, dall’Eni a Santa Tecla. Appello a Dalla

AUTORE:
Agostino del Vecchio
PUBBLICATO IL:
1 Maggio 2011
Capitanata //

Stefania Prestigiacomo (Fonte image: Ansa)
Nel marzo 2011 il via libera per le ricerche di idrocarburi alla multinazionale Petroceltic Elsa. I permessi precedenti, il legame con l’Eni, la cessione della tenuta Santa Tecla, la firma per la direzione del Parco

Manfredonia – LO scorso 20 aprile 2010 il “disastro petrolifero più grave di tutti i tempi” quando, a causa dell’esplosione della piattaforma Deepwater Horizon, avvenne lo sversamento di oltre 500mila tonnellate di petrolio nel mare del Golfo del Messico. A meno di un anno di distanza (marzo 2011) il ministro dell’Ambiente Stefania Prestigiacomo, fiduciosa che l’onda emotiva sull’evento fosse ormai superata, ha deciso di concedere il via libera per le ricerche di idrocarburi alla multinazionale irlandese Petroceltic Elsa, a sole 12 miglia “dal limite esterno” delle aree marine protette delle isole Tremiti e di tutte le altre zone sottoposte a tutela, attirandosi le proteste di migliaia di cittadini di Puglia, Molise e Abruzzo e, a ruota, anche di tutto il mondo politico locale. Compresi gli stessi che avevano entrambe le mani in pasta nell’affaire petrolio.

Per dire “no” al petrolio nell’Adriatico si stanno mobilitando, in questi giorni, diverse associazioni presenti in Capitanata, incassando l’approvazione di diverse Regioni, con la proposta di una grande manifestazione il 7 maggio a Termoli ( Focus ) ed una risoluzione alla Commissione Ambiente a firma dei deputati Pierfelice Zazzera, eletto nella circoscrizione Puglia, Anita Di Giuseppe, parlamentare del Molise, e Sergio Piffari, membro della Commissione. Tutti mostrano ora di salire sul carro dei vincitori, ma non sempre si è potuto parlare di analoga partecipazione.

ZONA B, permessi di ricerca (ST)
I PERMESSI PER LA RICERCA DI IDROCARBURI – Da quanto si legge dal Bollettino Ufficiale degli idrocarburi N 9 dal 31 Ottobre 2010 erano stati già accordati 3 permessi di ricerca relativi (due tra Taranto e Lecce, uno a Foggia) più 8 permessi di trivellazioni (coltivazioni) da parte Ministero dello Sviluppo Economico, Ufficio Nazionale Minerario per gli idrocarburi e le geo risorse. La Petroceltic Elsa, che lavora in sub appalto per la Eni per le ricerche petrolifere in mare a largo della Puglia, Abruzzo e Sicilia, aveva semplicemente provveduto a rinnovare l’autorizzazione alla ricerca, dato che la precedente concessione aveva scadenza datata per marzo 2011. Nessun politico di peso aveva manifestato dissenso, prima che lo sdegno si diffondesse a macchia d’olio tramite il social network Facebook. La mappa delle ricerche di petrolio concesso alla multinazionale irlandese appare graficamente come una pistola puntata verso l’Abruzzo e con il calcio rivolto alle Tremiti.

LE RICERCHE – Il Presidente del Consiglio regionale Nazario Pagano, in risposta alle accuse mosse dal Governatore della Regione Puglia Nichi Vendola di una Regione Abruzzo “inerte” verso il tema degli idrocarburi parla di “inutile demagogia”. E, in effetti, solo a poche decine di km dalle Tremiti, sono presenti oltre 30 pozzi estrattivi, alcuni a poche miglia dalla costa abruzzesi attivi fin dal 1980. Silenzio, inoltre, sulle decine di pozzi attivi nel mare antistante Molise e Abruzzo, silenzio sulle concessioni accordate da parte della Regione Puglia alle perforazioni a terra in provincia di Foggia e in Molise, alcune delle quali situate in aree boschive protette, silenzio sulle autorizzazioni alla costruzione di impianti egualmente pericolosi per l’ambiente come gli inceneritori ( Focus, dal Comitato contro gli inceneritori esposto alla Magistratura).

IL CONSIGLIO MONOTEMATICO DEL 2010, IL LABORATORIO PERMANENTE DEL 2011 – Dopo il no della Provincia, in seguito ad un consiglio monotematico straordinario tenutosi nel Comune delle Isole Tremiti lo scorso maggio 2010 ( Il consiglio monotematico della Provincia alle Tremiti), da martedì 19 aprile (2011) è operativo il laboratorio ambientale permanente per coordinare tutte le attività per cercare di fermare le autorizzazioni di ricerca di idrocarburi in Adriatico. Molise, Puglia e Abruzzo insieme contro le trivellazioni petrolifere in mare della Petrolceltic Italia previste al largo della costa molisana, nelle acque delle Isole Tremiti (Foggia). Il laboratorio nasce dall’unione tra associazioni ambientaliste tra le quali “FAI Foggia” (Marialuisa d’Ippolito, capodelegazione), Legambiente Puglia (Francesco Tarantini, presidente), “C.S.N. – Pro Natura” (Vincenzo Rizzi, presidente), “WWF Puglia” (Matteo Orsino – consigliere), “Italia Nostra, sez. Gargano” (Stefano Biscotti – delegato presidente), “Lipu Puglia” ( Vincenzo Cripezzi – coordinatore regionale) ed il Parco Nazionale del Gargano, ha avuto il suo battesimo al termine dell’incontro-confronto, voluto dal Commissario Stefano Pecorella, svoltosi venerdì pomeriggio presso la Provincia di Foggia.

ENI, PETROCELTIC E TENUTE – ASSESSORI E CARICHE ISTITUZIONALI – L’Eni, come detto, ha concesso in sub appalto le ricerche di petrolio alle Tremiti alla Petroceltic ed è coinvolta nella ricerca idrocarburi anche in altre zone italiane (in primis Val D’Angri). Tale multinazionale sta cercando da tempo, dato che non sono più rinverdibili i fasti gloriosi di Enrico Mattei, che portava nella tenuta uomini di potere che ci andavano per rilassarsi e anche spendere, di cedere la tenuta Santa Tecla a possibili terzi. La tenuta ricade all’interno del Parco del Gargano, con un’estensione di 2300 ha circa per un valore presunto di 6-7 milioni di euro. Ma l’Eni sembra avere altri interessi, altri business, la tenuta infatti non rende. Per tale ragione, voci di corridoio parlano di una possibile cessione della tenuta – dopo l’irrigidimento del Parco, dai tempi del presidente Fusilli – alla Provincia di Foggia. Questo in cambio di un ipotetico “silenzio/assenso” alle ricerche a largo del territorio delle Tremiti. Sono voci, basate sulla raccolta di dati e informazioni. A questo si aggiunga il fatto che, per la firma alla direzione del Parco del Gargano (del commissario avvocato S.Pecorella, anche assessore all’ambiente alla Provincia), è necessario l’assenso della stessa Prestigiacomo, la “ministra” dell’Ambiente in chiaro conflitto d’interesse per suoi ingenti interessi nell’affare del petrolio off shore. Ma, come detto sono e si spera restino voci, nonostante la trattativa per la cessione della tenuta sia stata confermata dai soggetti interessati.

APPELLO A LUCIO DALLA – Contro le trivellazioni petrolifere della Petrolceltic Italia in programma tra le coste abruzzese e molisana e le Isole Tremiti (Foggia), il presidente della Provincia di Campobasso, Nicola D’Ascanio, rivolge un appello a Lucio Dalla, estimatore delle isole Diomedee dove ha una residenza. D’Ascanio chiede al cantautore di unirsi alle proteste di enti pubblici locali molisani, abruzzeri e pugliesi, associazioni ambientaliste, per scongiurare la paventata installazione delle trivelle, e lo invita a partecipare alla manifestazione di protesta che si terrà il 7 maggio a Termoli. La provincia critica la Regione Molise per la mancata trasmissione del parere di competenza al Ministero ambientale, come è sottolineato nel decreto Via di compatibilità ambientale del programma dei lavori, rilasciato il 29 marzo alla società dal Ministero per l’ambiente.

a.delvecchio@statoquotidiano.it

1 commenti su "Petrolio alle Tremiti, dall’Eni a Santa Tecla. Appello a Dalla"

  1. Dai portali Indymedia
    http://piemonte.indymedia.org/article/13195
    http://liguria.indymedia.org/node/7674

    Brindisi: ecco come l’ENI seppellisce i suoi vel-ENI
    Dopo le prime puntate a tema dedicate all’Enichem di Venezia-Porto Marghera, all’Acna Chimica Organica di Cengio, al petrolchimico ENI di Priolo Gargallo, era impossibile non fare una cappatina anche Brindisi e non soffermarsi un attimo a riflettere sulle devastazioni ambientali operate dall’ENI in una bella regione come la Puglia, territorio a spiccata vocazione turistica, dove pare abbia avuto luogo uno degli scempi ambientali più gravi della nostra storia.
    A Brindisi ritroviamo una vecchia conoscenza, un manager storico dell’ENI, il Dott. Andrea Mattiussi già amm. Delegato della Montedipe – società confluita da Enimont all’Enichem del Gruppo ENI – pluriindagato per vari reati quali strage colposa, disastro ambientale, lesioni gravi e condannato anche per l’inquinamento ed avvelenamento a Mantova del fiume Mincio. Una parentesi: data la rilevanza delle tematiche, dedicheremo quanto prima anche un articolo a Mantova (essendo dotati di grande fantasia possiamo già anticiparvi il titolo: “MANTOVA: Ecco come l’ENI seppellisce i suoi vel-ENI”). Mattiussi dopo turbolenti trascorsi giudiziari, passerà poi alla Snia.
    In una Nota riservata di Enichem Anic-Montepolimeri indirizzata proprio al ns. benemerito Dr. Mattiussi, in riferimento al sito industriale di Brindisi, s’esplica quanto segue:
    “… la problematica dei residui mercuriosi sempre presente in Fabbrica andò acuendosi in modo rilevante negli anni 1976-77 per la produzione di grossi volumi di fanghi nell’impianto di trattamento acque mercuriose… dopo la fermata del cloro soda i vari residui mercuriosi (fanghi, terre, materiali vari inquinati) presenti in Stabilimento rimasero staccati in attesa di soluzioni sempre ventilate e mai concretizzate che si rivelavano sempre ipotetiche ed aleatorie. Si andava invece nel frattempo aggravando la situazione dello stoccaggio, creando reali pericoli di inquinamento, sia per il progressivo deterioramento dei contenitori dei residui solidi sia per il rischio di trabocco dei fanghi siti sotto il P.28 nel collettore di scarico a mare, a seguito di aumento del livello per forti pioggie. Detto rischio in qualche occasione si è concretizzato… Relativamente ai rifiuti mercuriosi il cesimento indica: n. 740 fusti di fanghi inspessiti, 320 fusti di terra e residui vari inquinati, 100 fusti di grafite, 400 mc. circa di fanghi residui parzialmente inspessiti. Il tutto è stato coperto con scarto di cava per uno spessore di circa 30 cm. Pressato e livellato… su di esso è stato effettuato uno stendimento di sabbia di frantoio rullato con ottenimento di un piano di calpestio camminabile… Non si è ritenuto opportuno né necessario denunciare ad autorità la realizzazione dell’opera sia in relazione alla situazione locale sia in considerazione che non è stato fatto uno scarico sul terreno che rientrava quindi nei disposti della legge …”.
    Come potete ben riscontrare anche a Brindisi (come del resto in tutti gli altri siti dell’ENI) la produzione di vel-ENI micidiali è arrivata a toccare livelli da incubo. Tanto che a Brindisi cominciò a porsi il problema di come eliminare questa imponente mole di rifiuti tossico-nocivi. Anche nel caso specifico venne in provvidenziale aiuto la proverbiale ed italica fantasia. Rispetto al modello adottato in altri siti però (interramento diretto dei rifiuti da parte degli uomini ENI) nel contesto brindisino si pensò bene d’adottare una variante inedita. Per una “bonavota” l’Eni decise di non sporcarsi direttamente le mani. Meglio far fare ad altri il “lavoro sporco”. Entrò così in scena un eclettico personaggio, dotato di bacchetta magica, che rivelò all’ENI come far sparire 1 milione di metri cubi di fanghi mercuriali. Il nostro machiavellico Geom. Giuseppe Bonavota da Briatico, classe 1927 (questo il nome dell’eclettico mago Zurlì dei rifiuti) con le sue magie riuscì persino di surclassare l’Eni.
    Far “sparire” i vel-ENI anziché “seppellire” i vel-ENI è certamente un’idea innovativa. Chapeau. Avviene così che il Bonavota, unitamente alla società Micorosa Srl (di Brindisi) e la società Montedipe Spa siglano una “Scrittura Privata” (che trovate qui di seguito allegata e riprodotta pdf) che ha per oggetto: “ … la reindustrializzazione dell’area di Brindisi”, nonché la nobilissima finalità del “… reimpiego del personale attualmente in CIGS di Montedipe … sul presupposto che venga installata in un’area confinante con lo stabilimento petrolchimico un’azienda industriale avente come attività il recupero e la lavorazione di sottoprodotti fangosi con esclusivo reimpiego di personale di Montedipe … Montedipe riconoscerà a Micorosa per ciascun dipendente MONTEDIPE in CIGS assunto da Micorosa … un contributo di 15 milioni …”.
    Il progetto Micorosa-Bonavota – che trovate anche questo quì di seguito allegato e riprodotto – riscosse immediatamente l’entusiastico consenso dei vertici dell’ENI (e lo credo bene … far sparire 1 milione di mc di vel-ENI come per incanto) tanto che il prode Mattiussi si studiò a memoria ogni singoli passo del memorandum e s’incorniciò nell’ufficio la copertina del dossier che titolava: “Progetto di fattibilità per l’installazione in un’area confinante con lo stabilimento petrolchimico di Brindisi di una azienda industriale avente come attività il recupero e la lavorazione di sottoprodotti fangosi”.
    Non potete neanche lontanamente immaginare i ritorni che potrebbero esserci in termini industriali se progetto funzionerà bene e senza intoppi. Se il Bonavota non è un pazzo furioso visionario ed il suo procedimento alchemico è ok potrebbe essere sfruttato su larga scala per smaterializzare d’incanto tutti i rifiuti killer dell’ENI sparsi in tutti gli stabilimenti d’Italia e del mondo.
    Così sul finire degli anni ’80 si moltiplicano freneticamente i contatti tra l’archimede pitagorico brindisino, Mattiussi ed i vertici dell’Ente Energetico Idrocarburi per mettere a punto le varie fasi dell’affaire. Finchè un giorno Dario Amodio di Enichem Anic invia una Nota riservata a Mattiussi che riassume i termini del business: “Nota riservata per il dott. Mattiussi – iniziativa Bonavota per il riutilizzo di fanghi da carburo”. Scrive il relatore di Enichem Anic:
    “… a sud dello stabilimento petrolchimico, fuori della recinzione, esiste un’area di circa 44 ettari denominata “Zona Fanghi” adibita a suo tempo a ricevere i residui provenienti dalla produzione di acetilene da carburo. La massa dei fanghi depositata nel tempo può essere valutata ad un milione di mc… disponendo di una così rilevante massa di fanghi ci siamo attivato da tempo per studiarne l’utilizzo e conseguire contestualmente la bonifica della zona eliminando fonti di rischio per le persone che incautamente vi si fossero inoltrate e restituendo al verde l’intera area. Proficui son stati i contatti avviati con un imprenditore locale, che ha trovato la soluzione del problema. Attraverso opportuni processi tecnologici (che di seguito sono indicati) ha trovato il modo di trasformare i fanghi ricavandone prodotti da utilizzare nell’edilizia civile … l’imprenditore di cui si parla è il Geom. Giuseppe Bonavota socio e dirigente di alcune società (Edil Cover, Moviter Sud, Corat Service) che operano a Taranto nel campo dell’edilizia e dell’estrazione e lavorazione calcarei … Essendo la massa stimata dei fanghi clorurati di 1 milione di metri cubi si prevede di dover trattare in totale 10 milioni di quintali … lavorando 2000 quintali al giorno, considerando ogni anno 300 giornate lavorative, si prevede che l’attività avrà una durata di 30 anni”.
    Inutile dirlo l’idea è semplicemente geniale. S’elimina una fonte di rischio per l’uomo e l’ambiente togliendo i rifiuti tossico nocivi dallo stabilimento dell’ENI di brindisi e si spostano i vel-ENI trasformandoli in tegole, in mattoni, piastrelle, malta da costruzione etc etc. Era l’aprile del 1987. Segnatevi bene sul calendario sta data nella quale è stata concepita sta genialata d’idea. Come si legge nel memorandum sta tipologia di “smaltimento” avrebbe richiesto perlomeno 30 anni per far fuori tutti i veleni dell’ENI. Se non fosse stato per lui (sempre il geniale e magico Geom. Bonavota) a quest’ora sarebbero stati ancora lì a trasformare fanghi clorurati imbottiti di mercurio in malte bastarde (bastarde proprio e anche stronze). Zurlì diede invece un aiutino decisivo pronunciando le fatidiche frasi “sim-sala-bim” e/o “Magicabula”. E come per incanto i vel’ENI svanirono. Ancor tutt’oggi non si sa bene dove siano finiti. E’ un ENI-gma. Si sa solo che imponenti concentrazioni di inquinanti e vel’ENI son stati riscontrati nell’area che doveva servire per realizzare il progetto del mago Bonavota. Oggi quell’area brindisina si chiama “discarica Micorosa”. Sin’oltre i 5 mt di profondità son stati trovati sepolti nelle viscere della terra, tonnellate e tonnellate di vel-ENI fra cui dicloroetilene, il famigerato cloruro di vinile, benzene, arsenico, e altri contaminanti per volumi complessivi che superano di 4 milioni di volte i limiti consentiti dalla legge.
    Una bomba nucleare ecologica mai disinnescata proprio alle spalle dell’Oasi Naturale delle Saline (e lì sti vel-ENI ci sono ancora tutti). Non è un caso che a Brindisi dalla fine degli anni ’80 in poi siano registrate stranissime morti probabilmente riconducibili agli agenti chimici killer, in primis il cloruro di vinile (ma in questo cazzo di paese una volta l’azione penale non era obbligatoria?).
    Alcuni dicono che erano altri tempi. Erano tempi in cui tutti facevano i cazzi che volevano. A Brindisi inquinava anche la Guardia di Finanza. Si legge in una nota di Enichem Anic (v. doc. allegato) che lo stabilimento Montedipe di Brindisi “non è mai stato dotato di un impianto di trattamento centralizzato delle acque di processo di scarico dei vari impianti produttivi, e nemmeno di impianti di trattamenti specifici, e quindi tali acque di processo confluivano direttamente nei collettori di raccolta delle acque di raffreddamento che scaricavano a mare… attualmente son stoccati in stabilimento 82.000 metri cubi di soluzione acquosa di Sali sodici (provenienti dallo stabilimento Enichem Agricoltura di M. Sant’Angelo) che occorre smaltire sia per liberare i serbatoi che su sollecitazione dell’Amministrazione Provinciale di Brindisi… con l’acquisizione della proprietà Montedipe è stato riscontrato che gli scarichi civili della Caserma della G. d F. e degli alloggi sociali confluiscono a mare, a cielo aperto attraverso una spiaggia. Pertanto è opportuno convogliare tale scarico al trattamento biologico… tale scarico è causa di esalazioni maleodoranti in particolare durante il periodo estivo quando si registra una notevole presenza di persone sulla spiaggia. Per tali motivi e onde evitare coinvolgimenti e strumentalizzazioni esterne è opportuno convogliare tale scarico all’impianto biologico dello stabilimento…”.
    Beh se capitate nei pressi di Brindisi e avete proprio voglia di farvi na nuotatina da ste parti, occhio a non farvi un pieno di colifecali delle fiamme gialle. Se invece siete indigeni del luogo ed avvertite strane patologie, ringraziate l’ENI. E tra poco potrete dire grazie anche all’On.le Stefania Prestigiacomo (ns. illustre ministro dell’Ambiente) che è rimasta così profondamente toccata dall’emozionante storia ambientale dell’ENI che ha deciso di condonare all’ENI, con apposito decreto, tutti i più gravi disastri ambientali della storia. Brindisi incluso. Una cosa così vergognosa che più vergognosa di così non si può.
    Allora senza offesa. Possiamo proporre un “Brindisi” per il nostro ministro dell’ambiente?
    ———————————————–
    Doc. pdf.: “Brindisi_Vel_ENI_interrati1”
    http://piemonte.indymedia.org/attachments/aug2011/brindisi_vel_eni_interrati1.pdf
    Doc. pdf.: “Brindisi_Vel_ENI_interrati2”
    http://piemonte.indymedia.org/attachments/aug2011/brindisi_vel_eni_interrati2.pdf
    Doc. pdf.: “Brindisi_Vel_ENI_interrati3”
    http://piemonte.indymedia.org/attachments/aug2011/brindisi_vel_eni_interrati3.pdf
    Doc. pdf.: “Brindisi_Vel_ENI_interrati4”
    http://piemonte.indymedia.org/attachments/aug2011/brindisi_vel_eni_interrati4.pdf
    ———————————————–
    Articoli (più o mENI) collegati:

    – “ACNA CENGIO: ecco come l’ENI seppellisce i suoi vel-ENI”
    http://piemonte.indymedia.org/article/13165

    – “Venezia-Porto Marghera: Ecco come l’ENI seppellisce i suoi velEni”.
    http://piemonte.indymedia.org/article/11009

    – “Priolo Gargallo: ecco come l’ENI seppellisce i suoi velENI”.
    http://piemonte.indymedia.org/article/11966

    – “ENI: colpo di spugna sui più gravi disastri ambientali della nostra storia”.
    http://piemonte.indymedia.org/article/10521

    – “ERG – Priolo: Vincenzo Roppo scrive a Deloitte”.
    http://piemonte.indymedia.org/article/11741

    – “ENI – Pieve Vergonte: FIPSAS chiede i danni a Paolo Scaroni”
    http://piemonte.indymedia.org/article/12781

    – “Inquinamento del Lago Maggiore. Condannata l’E.N.I. Spa per disastro ambientale”
    http://piemonte.indymedia.org/article/5590

    – “L’Italia diffida l’Eni a pagare subito 2 miliardi di euro”
    http://piemonte.indymedia.org/article/9593

    – “Syndial Avenza & Roppo: su Eni tegola da 400 milioni di euro (che dovrà pagare)”.
    http://piemonte.indymedia.org/article/11220

    – “Altro casino abientale dell’ENI: Syndial AVENZA (MS)”
    http://piemonte.indymedia.org/article/5958
    – “Tangenti Nigeria: ENI rischia grosso (e paga cash)”
    http://piemonte.indymedia.org/article/8981

    – “Tangenti in NIGERIA: eccome come l’ENI pagava!”
    http://piemonte.indymedia.org/article/5988

    – “Tangenti in Nigeria: i vertici ENI sapevano tutto”.
    http://piemonte.indymedia.org/article/12163

    – “Ecco le AssociaziENI che finanzia l’ENI”
    http://piemonte.indymedia.org/article/11980

    – “ENI finanzia spie o intellettuali (IAI)”?
    http://piemonte.indymedia.org/article/10898

    – “ENI, “codice etico” e Servizi Segreti”
    http://piemonte.indymedia.org/article/5520

    – “ENI Libia: sangue & petrolio”.
    http://piemonte.indymedia.org/article/11834

    – “ENI gas Libia: no problem c’è il Qatar”
    http://piemonte.indymedia.org/article/11816

    – “ENI fuori controllo: “fomentiamo la rivoluzione in Iran”.
    http://piemonte.indymedia.org/article/10468

    – “L’ENI avvelena il Kazakistan”
    http://piemonte.indymedia.org/article/10372

    – “ENI: il cane a 6 zampe”
    http://piemonte.indymedia.org/article/11540

    – “ENI: il cane a 7 zampe”
    http://liguria.indymedia.org/node/7130

    – “Eni aggiusta-processi: ecco come far rottamare un giudice ostile”.
    http://piemonte.indymedia.org/article/10392

    – “Lodo TAV – Il Gruppo Ferrovie dello Stato diffida l’ENI”
    http://piemonte.indymedia.org/article/6152

    – “AV/AC Milano-Verona: Consorzio Cepav2 (volponi che non siete altro)”
    http://piemonte.indymedia.org/article/6131

    – “Porto Torres al Ministero: “Toglieteci l’ENI dai coglioni”
    http://piemonte.indymedia.org/article/2046

    – “Ecco come il cartello si spartiva il business del riciclaggio batterie”.
    http://piemonte.indymedia.org/article/9715

    – “ENI-Bel made in Italy che esportiamo”
    http://piemonte.indymedia.org/article/1347?&condense_comments=false#comment755

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