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Il futuro nell’essere donna

AUTORE:
Redazione
PUBBLICATO IL:
9 Marzo 2017
Cultura // Editoriali //

La sofferenza, le emozioni, l’audacia. Perché il potere del futuro parla al femminile. Ho sempre ritenuto che l’uomo e la donna vivano grossomodo in due mondi diversi, e la scienza tuttavia sembra darne ragione. Uno dei più ampi ed accurati studi scientifici, condotto da neuroscienziati dell’Università della Pennsylvania, ha dimostrato che seppur i cervelli tra uomo e donna siano perfettamente identici, le connessioni celebrali sono diversamente distribuite. Quello degli uomini ottimizzato per una più efficace comunicazione interna in ciascun emisfero, facilitando azioni che derivano dal coordinamento tra percezione ed azione. Quello della donna più forte nell’interazione tra i due emisferi, quindi in azioni come intuito, memoria, multitasking o coinvolgimento emotivo.

Questi due mondi, però, fortunatamente si incontrano, altrimenti non saremmo neanche qui a poter leggere, e proprio questo incontro ne determina spesso una strabiliante complementarità.
Il mondo della donna tuttavia è emblematicamente quello del sacrificio: il sacrificio della maternità, il sacrificio delle mestruazioni, il sacrificio della verginità e della discriminazione nella libertà sessuale. Per non parlare dei più numerosi obblighi famigliari o del lavoro poco flessibile e frequentemente impari.

Pensiamo che fino al 1975 il codice civile riconosceva la potestà del marito verso la moglie e la Cassazione stabilì che picchiare la moglie non era perseguibile per legge. Fino al 1981, appena 36 anni fa, c’era il delitto d’onore. Uccidere la moglie poteva non essere neppure reato.

ASPERA AD ASTRA. Sacrifici, difficoltà e disagi che tuttavia, hanno implicato e ne implicano tuttora l’accrescimento di forza e caparbietà. Un po’ come racconta metaforicamente A. J. Twerski delle aragoste: Animali morbidi che vivono dentro un guscio rigido, mentre esse crescono il proprio guscio non cresce con loro, al punto che la condizione di sofferenza e disagio le spinge a liberarsene, solo così possono formarsene uno più grande e poter in tal modo continuare a crescere. Proprio il disagio e le sfide della storia hanno spinto la donna ad affermarsi sempre più.

Potremmo, in modo leggero e moderno, ricondurre la figura del sacrificio della donna all’emblematica Hermione, il celebre personaggio della saga di Harry Potter, mito di tante ragazze. Una giovane figura femminile in partenza svantaggiata e discriminata, costretta a vivere in una avventura prettamente maschile e cruenta, ma che riesce a districarsi vittoriosamente tra le difficoltà grazie al suo intuito ed alla sua emotività, perfino rimediando agli errori dei maschi.

La donna nella storia ha acquisito una naturale propensione al potere, non fisico ma psicologico, affinato nei secoli nell’irta sfera privata, con attenzioni e premure determinatesi nella complessa gestione famigliare. Una propensione ad oggi sempre più rilevante, dato il minor peso della forza fisica rispetto quella mentale ed intellettuale. Mentre gli uomini si sono sempre occupati del potere sulle cose, le donne si occupavano del potere sulle persone.
Esempi eclatanti li ritroviamo nella Lisistrata di Aristofane del 411 a.C., in cui le donne per interrompere la guerra del Peloponneso, fecero lo sciopero del sesso verso i mariti, guerrieri e comandati, essi furono così costretti a cedere alla pace. Racconta Plutarco che nel 753 a.C. riuscirono persino ad interrompere la storica guerra tra Sabini e Romani, avvenuta in seguito al “ratto delle Sabine”. Le stesse donne sabine rapite dai romani, irruppero nel campo di battaglia frapponendosi tra gli schieramenti dei romani ormai loro mariti e figli, e quello dei sabini loro padri e fratelli, inducendoli alla tregua.

Altrettanto evidente la crescente preponderanza nel potere giuridico e politico. In Italia la maggior parte dei magistrati sono donne. In un simpatico aneddoto, noto nei corridoi dei Tribunali, se ne può anche intravedere il senso sempre più vincente della figura della donna in una politica con crescente bisogno sia di etica ed umanità, che di pragmatismo ed intransigenza. – Si racconta che solitamente se si è innocenti convenga farsi giudicare da una donna, perché una donna prima di condannare un innocente ci penserà mille volte. Ma se si è colpevoli bisogna sperare di farsi giudicare da un uomo, che ti darà magari qualche attenuante, la donna invece ti darà tutti gli anni di condanna che meriti. –
Importante è per la donna quindi comprendere che i sacrifici e le difficoltà che è tenuta ad affrontare siano un punto di forza, e non una debolezza. Una donna che diventa madre, ad esempio, è sicuramente una donna più consapevole di se stessa e del privilegio che ha nel poter dare la vita. Ma per gran parte delle donne spesso la realtà è un’altra, quella dell’impossibilità di essere se stessa, del costo medio annuo di 10’000 euro a figlio, di un mercato del lavoro sempre più precario, discriminante e sottopagato. L’età media della maternità è 32 anni, il tasso di natalità il più basso di sempre. C’è poco da meravigliarsene.

NELLE AVVERSITA’, ESSERE O NON ESSERE, QUESTO IL DILEMMA. In un mondo spesso freddo e maschilista la donna viene quindi spinta a trovare la propria emancipazione costruendo un modello snaturato di se stessa, assomigliante a quello maschile. Abbandonando le proprie unicità in favore, più che di una parità coi diritti sociali del maschio, in una somiglianza allo stereotipo maschile della prevaricazione. Come novelle Giovanna d’Arco, che pur potendo, a differenza della Pulzella d’Orleans, rivendicare la propria femminilità, sono costrette a plasmarsi, nascondendo e tralasciando i propri istinti ed emozioni femminili. Alcune pur di vedersi riconosciuto un ruolo nella società arrivano ad assumere vere e proprie sembianze di levrieri da caccia dell’arrivismo. Bisogna costruire una società in cui la donna non deve trasformarsi in uomo ma deve contare a realizzarsi, potendo restare se stessa con le sue uniche peculiarità.
Purtroppo capita anche che l’indole di sacrificio e le complessità emotive la conducano in vicoli ciechi o in surreali masochismi. Le donne vittime del femminicidio nell’ambito familiare sono il 71,9% delle donne uccise in Italia negli ultimi 10 anni.

Nella maggior parte dei casi le donne quando si innamorano di un uomo, non amano proprio lui, il più delle volte amano una proiezione, un sogno, un’immagine che hanno dentro. Quando scoprono la realtà essere diversa si ostinano nel cercare di cambiarlo, il più delle volte invano. Ma quando poi decidono di lasciarlo è proprio lui, consapevolmente, quello che non amano più. L’amore è una delle più rischiose emozioni con cui la donna deve scontrarsi che spesso finisce per soggiogarla e stravolgerla, con il rischio di prendere troppo sul serio un sentimento che non può brillare a lungo senza quella giusta dose di amicizia e spensieratezza.

Altro grande ostacolo da affrontare è una società che le offre scorciatoie e approfitta delle proprie insicurezze rendendola un ideale target per il consumismo. Oggetti estetici utili ad altri, accettando sempre più l’immagine mercificata, tanto di se stessa quanto della figura maschile. Ipnotizzata a volte con un femminismo inteso come una superficiale corrida “uomo vs. donna”, banali dispute formali o semantiche. Ingannata con fugaci traguardi che promettono felicità a se stessa e agli altri, quando spesso a bastarle sarebbe null’altro che un semplice sorriso in più.

IL POTERE DELLA DIVERSITA’. La donna e l’uomo trovano la loro esaltazione nelle proprie innate differenze, perché è dallo scontro tra le diversità che si muove l’universo intero. In fin dei conti all’universo non importa nulla delle nazioni o dei popoli, l’universo sa bene che senza diversità di corpi e pensieri, non c’è futuro. La vera festa della donna è il coraggio di essere se stessa, e di imporsi come tale ogni giorno; anche perché, con mille difficoltà, mille diversità, il futuro appartiene a loro. Il futuro di un mondo più intellettivo, emotivo ed umano.

(A cura di Fabrizio Baia, Foggia 09.03.2017)

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