Le varie ipotesi per l’abbattimento: dalla dinamite alla cd caduta programmata Come si ricorderà, dopo le numerose voci su un abbattimento tramite dinamite (ma con tutte le smentite del caso) si era parlato di demolire inizialmente le torri (in questa seconda fase dei lavori) tramite una gru con una pinza in azione dall’alto verso il basso dei manufatti. In seguito l’ipotesi della caduta cd programmata e i timori dell’imprenditore Sangalli – dell’omonima azienda produttrice di vetro – per le possibili ripercussioni delle vibrazioni sul forno di produzione. Dunque, con le ditte pronte per la demolizione, improvvisa retromarcia nel piano dei lavori. Così dopo la riunione odierna alla presenza delle due amministrazioni comunali di Manfredonia (sindaco Angelo Riccardi e assessore Antonio Angelillis) Monte Sant’Angelo – sindaco Ciliberti Andrea e l’architetto responsabile dell’Urbanistica Giampiero Bisceglia, del territorio sul quale ricade tanto l’Isola 5 quanto lo stabilimento della Sangalli – la Moosmode Sas (committente dei lavori, di Cannavale Giuseppe, con legale), le sub-appaltatrici De Cristofaro srl, F.lli Omini spa, i responsabili Syndyal, Barbara Locatelli relazioni istituzionali Eni, il direttore dei lavori ing. Matteo Palumbo e il responsabile lavori e coordinamento sicurezza in fase di progettazione ed esecuzione il dott. Ing. Domenichino Bisceglia , i responsabili della Sangalli Vetro (fra i quali il direttore di stabilimento, dr. Giuseppe Dacchille) di Manfredonia, il direttore amministrativo della Inside srl, il sindacalista della Filctem Cgil di Foggia Luigi Lauriola, il vice direttore di Confindustria Foggia dottor Enrico Barbone, il presidente dell’Asi Foggia on. Franco Mastroluca, il responsabile area dell’Asi Fg Marseglia M., il geoprospector prof. Alberto Quarto e Ruggiero Quarto, il geologo della Mosmode Biagio Ciuffreda.
La riunione. Prevalsi i timori di Sangalli. Ribaltata la metodologia per l’abbattimento. Forno di produzione: ciclo vita fino al 2012 Da tempo Sangalli aveva espresso le proprie preoccupazioni per le possiibili ripercussioni sul forno di produzione (possibile alterazioni causa ipotetico impatto su un impianto con un ciclo di vita di 12/14 anni, installato nel maggio 2002, con uno spessore che si sarebbe ridotto nel tempo e protetto, a riguardo, con una calotta di metallo. Un forno costituito da mattoni refrattari sovrapposti, un peso di circa 1300 tonnellate, con vetro fuso a 1600 gradi di temperatura e la presenza di un liquido dal quale deriverebbe la determinazione finale della materia prima). Preoccupazioni espresse prima della riunione odierna anche attraverso una lettera inviata ai vari responsabili e le istituzioni. Questo nonostante la ditta Mosmode sas (di Giuseppe Cannavale e c. di Crotone, committente ed affidataria dei lavori, già interessata alla prima fase dei lavori di demolizione, nel 2007-2008 con un Ati e l’Agecos dei f.lli Bonassisa) abbia sempre confidato in una risposta “strettamente tecnica” dell’azienda per “giustificare le ipotetiche ripercussioni sul forno di produzione”. Ma Sangalli – sospinto anche dal benestare delle due amministrazioni – ha continuato a premere per una demolizione dall’alto “pezzo per pezzo”, come inizialmente ipotizzato. “Lo facciamo solo per il territorio – dice a Stato il responsabile della Mosmode G.Cannavale, riferendosi alla metolodogia per le demolizioni – non certo per la Manfredonia Vetro”.
Secondo l’imprenditore trevigiano la tecnica della caduta programmata avrebbe generato delle ripercussioni nelle produzioni dell’azienda, nonostante le relazioni dettagliate del geotecnologo prof. Ruggero Quarto (su indicazioni delle imprese dei lavori) nelle quali si sarebbe spiegato all’azienda del vetro che non si sarebbero prodotte in alcun modo “vibrazioni significative” sul forno di produzioni e comunque “inferiori” a qualsiasi scossa sismica ipotetica nell’area o nel circondario. L’attività di routine, dunque quotidiana all’interno della Sangalli – e dunque produzioni, passaggi di mezzi e camion nell’area dello stabilimento – produrrebbero delle vibrazioni – secondo gli studi del prof. R.Quarto – “comunque maggiori” rispetto a quelle che sarebbero state originate con la demolizione delle torri tramite la cd caduta programmata. Vale a dire: l’utilizzo di un escavatore telecomandato a distanza, senza operai e con un raggio di caduta di circa 100 metri, con dei tagli alla base delle colonne per originare uno sbaricentramento del manufatto in cemento armato e la successiva caduta delle torri. Dunque l’apertura di una breccia (per circa il 50% della circonferenza della torre) alla base del manufatto, inclinamento in avanti della torre, sbaricentramento e caduta del manufatto causa il tracollo dalla base. Una metodologia di demolizione con la quale i responsabili per la sicurezza e le ditte appaltatrici avrebbero potuto prevedere l’asse di caduta di ogni singola torre (considerando che la stessa metodologia di demolizione sarebbe stata utilizzata anche per una ciminiera già presente nella stessa Isola 5).
Il sindaco Ciliberti emana sospensione cautelativa efficacia della DIA, relativamente alla frantumazione con gru dall’alto. Ora la possibile revoca. Da notare – per attestare una palese confusione per la scelta di modi e tempi per abbattere due torri da anni dismesse nell’area – che proprio oggi, 13 ottobre 2011, in base alle notizie emerse, il sindaco di Monte Sant’Angelo Ciliberti ha emesso una sospensione cautelativa per l’efficacia della DIA, nella quale si ipotizzava la proposta oggi accettata di Sangalli: frantumazione delle torri con gru montata con demolizione pezzo dopo pezzo dall’alto. Senza nascondere una retromarcia paradossale, va segnalato che oggi sarebbe stata ipotizzata la revoca della stessa sospensiva emanata (con la Mosmode ora impegnata per l’invio della documentazione necessaria).
Il futuro. Partenza dei lavori fra 30 giorni. Termine: non pervenuto. Se ne riparlerà nel 2012. Dunque revoca della sospensiva del sindaco di Monte S.Angelo: difatti grazie ad una gru sulla quale sarà montata una cesoia frantumatrice telecomandata a distanza – senza operai – le torri dovrebbero ora essere demolite, così evitando ripercussioni sull’impianto della Sangalli. I lavori dovrebbero partire fra 30 giorni (metà novembre): in precedenza la preparazione tramite il basamento del cemento armato e il montaggio della gru per l’abbattimento. In seguito i vari studi e calcoli per la seconda fase dei lavori. Con il ripristino del sistema inizialmente ipotizzato – e con l’eliminazione del sistema della caduta programmata, con abbattimento in unico blocco – i tempi per il completamento delle opere dovrebbero prolungarsi, come i “rischi per i lavoratori” considerando tanto le ulteriori giornate di lavoro quanto la presenza di personale in quota sulle piattaforme. L’attesa è ora per la partenza dei lavori. La conclusione degli stessi ? Ad oggi, non pervenuta.
Presenza arsenico. I responsi dell’Arpa tardano ad arrivare. Si ricorda che la preoccupazione per l’abbattimento delle torri – nonostante la problematica non sembra emersa durante la riunione – resta anche quella delle presenza di polveri inquinanti post-abbattimento. Ovvero per il sollevamento delle stesse a seguito della demolizione delle torri. Si era in attesa della caratterizzazione del suolo e dei responsi dell’Arpa, che avrebbe già effettuato dei sondaggi (anche sulle polveri superficiali e non presenti nel suolo circostante, per verificare la possibile presenza di arsenico). Dei laboratori specializzati (privati) correlati alla svolgimento dei lavori avrebbero eseguito delle analisi – per conto degli appaltatori dei lavori – per rilevare la presenza di arsenico sulle pareti esterne delle torri. Le analisi farebbero riferimento a metà luglio (dunque con la partenza dei lavori), fine luglio, prima decade di agosto: la presenza di arsenico sarebbe risultata “non rilevante”. E i responsi dell’Arpa ? Anche in questo caso: ad oggi non pervenuti.
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