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“Terrorismo mediatico” sull’influenza A: un incontro chiarificatore

AUTORE:
Agostino del Vecchio
PUBBLICATO IL:
18 Novembre 2009
Editoriali //

influenzaAManfredonia – LO scorso martedì 17 ottobre,  all’auditorium dei Celestini, si è svolto un interessante incontro organizzato dalla Città di Manfredonia Assessorato politiche della salute, dalla ASL FG Dipartimento di prevenzione e dal Dipartimento di scienze mediche e del lavoro della Facoltà di medicina e chirurgia dell’Università degli studi di Foggia. Un dibattito atto a mettere (finalmente) la parola fine “all’aggressione mediatica sull’influenza A H1N1”, così come è stata definita dalla dottoressa Rosa Prato dell’Osservatorio Epidemiologico, relatrice della serata. Rispondendo ad alcune domande rivolte da Stato, la dottoressa Prato ha spiegato che ”la vicenda è stata condotta male fin dal principio. La colpa è egualmente estendibile alle case farmaceutiche, stampa ed a tutti i settori interessati alla diffusione della paura da pandemia. L’interesse principale di questa serata è, diversamente, quello di fare chiarezza”. Le fa eco il direttore generale della ASL Fg Ruggero Castrignanò: “La comunicazione non è stata appropriata in questa circostanza”, spiega, “tuttavia l’ASL della provincia di Foggia è attrezzata e gli allarmismi sono ingiustificati” La serata è stata occasione per ribadire, così come spiegato nel precedente articolo, che, rispetto alla normale influenza, l’H1N1 è più contagiosa ma meno pericolosa, di conseguenza, potrebbe bloccare i servizi essenziali per la comunità, come scuole e forze dell’ordine a causa della sua rapida diffusione. A Manfredonia i primi due casi di influenza A portano addirittura la data del 20 luglio 2007 e riguardavano due ragazzi di ritorno da una vacanza in Inghilterra, entrambi perfettamente guariti. L’assessore alle politiche educative, formative e salute Pasquale Papagna ha lamentato, nel corso della serata, la scarsa affluenza del pubblico in sala, in particolar modo di coloro che lavorano nella sanità e “che hanno il dovere di allontanare ogni forma di allarmismo”. Il dottor Conoscitore, rappresentante dei pediatri di libera scelta, ha ammonito, inoltre, di non intasare le ASL per le vaccinazioni ma di rivolgersi direttamente al medico di famiglia per minimizzare così la possibilità di un eventuale contagio.  Cuore del dibattito è stata la relazione condotta dalla dott. Rosa Prato, responsabile della Sezione igiene del dipartimento di scienze mediche e del lavoro della Facoltà di medicina e chirurgia dell’Università di Foggia e dell’Osservatorio epidemiologico regionale: sono 30 000  finora i casi registrati in Puglia, il range più interessato al contagio sono i ragazzi compresi tra i 5-14 anni, mentre risulta scarsa l’incidenza nei soggetti in età superiore ai 65 anni, in quanto, come evidenziato, hanno avuto probabilmente a che fare con la Spagnola del ’57 che sembra avere le stesse caratteristiche dell’attuale influenza A. Secondo la dottoressa, diversamente da quanto sostenuto dai medici anti-vaccino, lo squalene in esso contenuto “non è dannoso in quanto presente naturalmente nell’organismo” e il thiomersale, un coadiuvante del vaccino, “contiene mercurio in percentuale molto più bassa di una normale scatoletta di tonno”. In merito ad alcune domande rivoltele alla platea Rosa Prato ha risposto che il vaccino potrebbe provocare allergia solo su quei soggetti intolleranti alle uova, in quanto esse costituiscono il terreno di cultura del vaccino stesso. La nota dolente è data dal fatto che se il virus dovesse mutare, come alcuni medici temono, la profilassi potrebbe rivelarsi del tutto inutile. Particolarmente a rischio sono le donne in gravidanza in quanto il virus può attraversare la placenta e portare anche alla morte del feto. Per questo è consigliata la vaccinazione al 2-3 mese di gestazione. A fine serata sono state snocciolate cifre non proprio ottimiste: attualmente, in provincia di Foggia, si sono registrati 2300 casi ma, nonostante tutte le informazioni diffuse, pochi, sia tra gli appartenenti alle “categorie a rischio” sia tra gli addetti al settore sanitario hanno deciso di vaccinarsi (quest’ultimi anche in percentuale valutata intorno all’80%). In effetti una maggior diffusione del vaccino porrebbe un deciso blocco alla seconda ondata pandemica, programmata per la primavera del 2010.

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