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I corpi riempiono le strade e le piazze. Per una società aperta e senza paure

AUTORE:
Redazione
PUBBLICATO IL:
29 Marzo 2019
Cultura // Editoriali //

C’è pure chi è impegnato quotidianamente a creare il nemico. “E’ il metodo migliore per compattare le truppe” (G. Birnbaum)

Fiumi umani che scorrono lenti, affluenti che poi si raccolgono e si fondono. Dall’alto a Londra erano i corpi che si muovevano, non si sentivano né voci e né parole, ma nel silenzio giungeva agli spettatori lontani chiara la loro volontà. Centinaia di migliaia di corpi che scuotevano ed emozionavano, e con la loro presenza reclamavano visibilità. Nonostante il web, le piattaforme digitali, le raccolte di firme on line, le prove di democrazia diretta si assiste a un ritorno della fisicità. Il materiale si prende la rivincita sull’immateriale. E questo a Londra, Roma, Parigi, Torino. Alla piazza si risponde con la piazza. Come a Bari contro la xilella (e contro chi finora non ha agito), dove con gli agricoltori ci sono i trattori. I numeri on line fanno effetto, ma sono i corpi nelle strade, nelle piazze, che, alleati e pieni di energia e calore, impressionano.

Mi sono ricordato del primo documento democratico inglese (ed europeo) la Magna Carta, del 1215, che stabilisce regole e vincoli anche per il sovrano. E una frase: Habeas corpus (come si dice in un successivo Atto del 1627). “Che ti sia restituito il corpo”. Questo richiamo forte al corpo mi ha sempre molto colpito. Non le idee, non i principi, non le credenze personali, ma il corpo che non può essere trattenuto illegalmente, umiliato, torturato, offeso, abusato.

Da Londra mi inviano immagini – video dal basso, dai cortei, e si sentono le parole, la musica, le voci, le lingue diverse, le infinite bandiere. Sono coinvolti protagonisti eterogenei che usano un repertorio di strumenti linguistici, metafore, ironia, autoironia e uno spirito “carnevalesco”. E vedo volti di pugliesi che lavorano a Londra, scorgo i miei due nipotini londinesi che non mi aspettavo di vedere nel corteo. Credevo che i genitori responsabilmente li tenessero fuori da manifestazioni (così imponenti poi), che possono sempre presentare situazioni di rischio. “Qui è diverso – mi hanno spiegato –  i cortei sono quotidiani e sempre un clima vivace, arrabbiato pure, ma propositivo. Nulla di rancoroso. Ci sono grida, slogan, c’è chi si commuove, chi ride. Insomma si guarda al futuro. Anche per i bambini è una festa, respirano un’aria bella. Siamo tanti. E molti non sono venuti perché pensavano che non ci sarebbe stato posto”.

Una manifestazione che chiede una cosa sola. “Visto che non vi mettete d’accordo che si torni a votare. Così si fa in democrazia”. E’ stato Winston Churchill a dire che “la democrazia è il peggior sistema di governo ma è l’unico che si può correggere”. Un popolo in marcia, dove ci sono persone che la pensano diversamente su tante questioni, che votano partiti diversi… ma si trovano d’accordo su questo essere insieme, lì, senza paura e con determinazione, convinti che cooperare è utile, una società aperta è preferibile.

Queste manifestazioni e l’intera vicenda Brexit turbano i sovranisti. Grillo è andato a Londra (ed è stato contestato) a sostenere che un secondo referendum non è democratico! Salvini e Di Maio (e Trump) auspicavano una Brexit dura e senza accordi e non hanno mai detto una sola parola per rassicurare i cittadini italiani che lavorano nel Regno Unito.

Una vicenda che aiuta a riflettere sulle fakes news, su leader che sanno solo costruire paure e muri. Puntano tutto sulla creazione del nemico. Arthur Finkelstein (morto lo scorso anno e consulente di Trump, Orban e altri…) ha inventato la tecnica di attaccare l’avversario invece di difendere il proprio programma, un metodo ritenuto quasi un manuale del populismo di destra. Ha detto in uno degli ultimi discorsi:  “Volevo cambiare il mondo. L’ho fatto. L’ho reso peggiore”.

A cura di Paolo Cascavilla,

fonte futuriparalleli.it

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