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Shame – S. McQueen, 2011

AUTORE:
Redazione
PUBBLICATO IL:
22 Gennaio 2012
Cinema //

Steve McQueen
Steve McQueen (fonte: zimbio.com)
Questa scheda è spoiler-free: nel rispetto del lettore vergine della visione del film verranno isolate, nell’arco della recensione, eventuali rivelazioni critiche di trama (spoiler) su note a piè pagina, oltre a essere indicato, a fine articolo, un livello della presenza di punti sensibili nell’opera il cui svelamento accidentale possa incidere su una sua corretta fruizione.

Titolo originale: Shame
Nazione: Regno Unito
Genere: drammatico

DOPO l’affascinante (e inedita in Italia) opera prima, Hunger, il regista britannico Steve McQueen – nessuna parentela col ben più noto attore – salta agli onori della notizia con Shame, in concorso all’ultima edizione del Festival di Venezia, insolita e provocatoria pellicola vincitrice della Coppa Volpi per la miglior interpretazione maschile (Michael Fassbender).
E’ narrata la solitaria vita di un uomo d’affari, la sua coatta dipendenza dal sesso e le radici del suo malessere, in una progressiva caduta negli inferi del proprio disagio dal quale nulla sembra allontanarlo, neanche l’arrivo della problematica sorella.

Preceduto da non pochi tam tam dal mondo della cinefilia, sia snob che più critica, per il suo carattere difficile, malsano, disturbantemente originale ai limiti della repulsione e per palati audaci, confesso – mi si perdoni la prima persona – una seria perplessità di fronte a questo secondo lavoro di Steve McQueen. Essa non nasce, al contrario di altri casi, per vittoria del sospetto di incapacità di giudizio, quanto per netta e stabile chiarezza di valutazione, confermata ripetutamente nell’arco dell’intera durata, quasi priva di possibilità di appello. Senza che, naturalmente, ne sia davvero abbandonata la possibilità di rivalutazione su successive visioni, Shame appare, alla prima, estremamente lontano da quanto sperato, sognato, intuito da una parte della critica più che da quel pubblico che la distribuzione già attendeva con giusto timore relegando – comunque spiacevolmente – questo film in poche copie in Italia.

Shame - Locandina
Shame - Locandina
Shame ha un’apertura che lascia l’impressione di potersi trovare dinanzi a un audace e raffinato lavoro esistenzialista. I primi minuti sono una silenziosa rappresentazione della vuotezza interiore di Brandon, scolpito nella sua fisicità in curate inquadrature, fotografate con gusto, unite in sequenze impudiche ma eleganti, vive, mai di cattivo gusto anche nei momenti più scabrosi. La successiva, erotica e romanticamente malsana sequenza in metro dipinta per sguardi conferma perfettamente e con efficacia gli intenti del regista.
Di lì in avanti è il vuoto. Non del protagonista ma della sceneggiatura.

Fiacca e sbagliata come non ci si aspettava, la struttura narrativa è un collage di colpi a vuoto, pretenziosi e presuntuosi che l’insistita iterazione di silenzi e atti sessuali o amorosi ben ripresi possa condurre al coinvolgimento e al racconto di un’anima perduta. Alcune singole sequenze risultano ben pensate, dirette, interpretate, ma non legano tra loro anche nell’esercizio astratto di provare a dimenticare le tante altre completamente inutili e inefficaci. In molti momenti sembra di vedere una reale incapacità del saper concretizzare un’intenzione, come nell’incontro sessuale con la collega di colore, estenuantemente lungo e privo di comunicazione che non sia nel risultato finale. Sono così tanti, troppi i frangenti in cui si dice ma non si trasmette, si mostra con fatti ma non si parla al cuore, e la vita disperata di quest’uomo diventa solo una constatazione vista e non sentita. A gettare ulteriormente nello sconcerto e dare triste conferma dei risultati, sono, infine, alcuni dialoghi, ai limiti del dilettantismo, come nella conversazione tra fratello e sorella seduti e ripresi di spalle in casa.

Shame - Dal film
Shame - Dal film
Ci si potrebbe soffermare anche sui pochi aspetti e momenti validi della pellicola, ma risultano così minoritari che rischierebbero di apparire il tentativo di salvare dalle acque l’onesto errore di un regista tuttavia valido. Quanto estremamente raffinato visto in Hunger, dove la forma era così preziosa da non riuscire il contenuto a starle al passo, in Shame viene ridimensionato, e non irragionevolmente, per contenere il virtuosismo e metterlo al servizio di una sceneggiatura, che, però, non si rivela all’altezza del McQueen regista.
Tra gli aspetti positivi si segnalano, oltre a delle ottime riprese cittadine notturne, il delizioso e riuscito approccio sentimentale di Brandon con la collega di colore al ristorante e l’originale interpretazione musicale dark di New York, New York da parte della protagonista. Convincente, in generale, la colonna sonora quando lasciata padrona (ved. il primo quarto d’ora), debitrice di Hans Zimmer de La sottile linea rossa.

Coppa Volpi per Fassbender meritata? Forse, ma non prima di aver valutato tutti i gareggianti al podio. In assoluto è una buona prova, ma Fassbender non appare molto più, per stile, che un valido erede di Jeremy Irons, capace di comunicare al di là delle immote espressioni facciali.

Shame da rivedere? Sicuramente da vedere, per farsene una propria idea.
Sconsigliato ai puri di cuore e ai bigotti dell’ultima ora.
Consigliato ai temerari cacciatori di emozioni.

Valutazione: 4/10
Spoiler: 4/10

AltreVisioni

I Saw the Devil, K. Jee-woon (2005) – cruenta storia di vendetta sulla linea della trilogia di Chan-wook. Ottima fotografia, gore sopra le righe * 6.5
Kill List, B. Wheatley (2011) – insolito horror dalla sceneggiatura superiore al soggetto. Da vedere * 6.5
Ma come si può uccidere un bambino?, N. Ibáñez Serrador (1976) – fantastico di classe. Per comprendere quanto efficacia non sia prerogativa di qualità * 7
Stake Land, J. Mickle (2010) – sulla scia di The Road, con un tono in meno e dell’horror in più * 6

In Stato d’osservazione

La talpa, T. Alfredson (2011) – Venezia 2011, dal romanzo di John le Carré * 13gen
La chiave di Sara, G. Paquet-Brenner (2011) – film d’autore? Forse * 13gen
L’ora nera, C. Gorak (2011) – fantascienza/horror in attesa da mesi * 20gen
Mission Impossible – Protocollo Fantasma, B. Bird (2011) – quarto capitolo della serie * 27gen
Hugo Cabret, M. Scorsese (2011) – fantasy 3D per Scorsese * 3feb
Millenium – Uomini che odiano le donne, D. Fincher (2011) – remake a marchio Fincher * 3feb

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“Possiamo scoprire il significato della vita in tre diversi modi: 1. col compiere un proposito; 2. con lo sperimentare un valore; 3. con il soffrire.” VIKTOR EMIL FRANKL

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