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“Questa non è la mia Antigone”: confronto passato – presente nella vicenda Sea Watch

AUTORE:
Redazione
PUBBLICATO IL:
1 Luglio 2019
Editoriali //

Dice Socrate nel Critone: “Ti pare che possa ancora esistere e che non venga interamente sovvertita quella Città, in cui le sentenze emesse non hanno vigore, ma ad opera di privati cittadini, vengono destituite della loro autorità e distrutte? Forse si accordò tra noi e te di non attenersi alle sentenze che la Città pronuncia? E se anche non sei nostro servo, credi forse che ci sia pari diritto tra te e noi? O sei tanto poco sapiente da aver scordato che più della madre e del padre e di tutti gli altri progenitori è degna di onore la Patria, e che è più veneranda, e più sacra, e sia che essa mandi in guerra per essere uccisi o feriti, bisogna fare quello che la Patria e la Città comandano, perché in ciò consiste la Giustizia?”

Veniamo allora al confronto fra la comandante Carola Rackete e  Antigone, come emerso in queste ore nei media, cioè al parallelo Carola-Antigone di Vecchioni, e, come nel testo di seguito, alla risposta di un giovane studente” al professor Vecchioni.

“Nella narrazione che fa Vecchioni la “meravigliosa” Antigone rappresenta il bene, mentre Salvini rappresenta il male…

La tragedia non era un semplice atto di culto, ma un mezzo per educare la collettività, tanto che, per essere rappresentata, doveva vincere un ‘concorso pubblico’. Avrebbero mai potuto i magistrati ateniesi autorizzare la rappresentazione di una tragedia (anzi, farla vincere!), che esalta la disubbidienza alle leggi cittadine?

Se Creonte si chiude, è altrettanto vero che Antigone ha una posizione dogmatica.

Se c’è una cosa che la tragedia vuole insegnarci è che la Violenza si genera nel momento in cui si rifiuta il confronto.”

(Dal web, La lezione di un giovane studente ventenne a Vecchioni).

Solo larvatamente si può attualizzare Antigone sofoclea con la comandante di vascello perché Antigone, Socrate, Gandhi, Thoreau non sfuggono alla prigione né alla morte, ma considerano la pena la Prova della validità della loro eccezionale Disubbidienza civile. Antigone parla con Creonte senza avvocati e senza ricorsi a corti europee. Socrate parla senza avvocati e senza ricorsi a corti europee. Thoreau afferma che non esiste per chi disubbidisce luogo più libero della prigione. Antigone si ribella in nome di una consuetudine, e la tragedia mostra anche le ragioni di Creonte. Uno dei due avrebbe dovuto fare un passo indietro prima della catastrofe finale: muoiono tutti, si salva solo Creonte, ormai pentito.

Il passo indietro per evitare la violenza lo doveva compiere Creonte, sordo alle parole di lei, alle parole del figlio, che gli ricorda come i giovani talvolta possono insegnare qualcosa ai meno giovani. Tutto il contrasto si fonda sulla cultura della vergogna, che significa: non si può perdere la faccia in pubblico, mai, colpevoli o no.

Conta solo quello che dice la Gente intorno a noi.

La cultura della vergogna esiste ancora oggi, sia pure temperata dalla cultura della colpa, cioè della interiorizzazione della consapevolezza di aver sbagliato, cosa secondaria per i greci sofoclei.

Cosa ha fatto l’Italia per evitare il braccio di ferro?

– ha fatto un decreto bis;

– lo ha notificato alla comandante di vascello;

– l’ha invitata ad andare a Tunisi o ovunque nel mondo;

– ha mandato la guardia di finanza di fronte alla quale cedere non sarebbe stato vergognoso ma tutti avrebbero capito e cercato una soluzione anche per la comandante di vascello.

Cosa ha fatto la comandante di vascello per evitare il braccio di ferro per non perdere la faccia? Ha scelto di sfidare l’Italia e non la “sua” Germania e la “sua Cancelliera”, a differenza di Antigone che si è contrapposta  al potentissimo capo della sua città. Non ha, inoltre, creato problemi agli stati forti come Olanda, Germania, Francia, ha usato in suo aiuto il clima di discordia civile apertamente visibile in Italia, contribuendo ad aizzare gli animi e la rabbia anche dei lampedusani, non più padroni di niente in casa propria.

Insomma non ha fatto niente per dimostrare la dignità di chi accetta una pena anche ingiusta per essere degna del nome di eroina. Per ultimo, il contatto fra la sua nave e la guardia di finanza verso la banchina del porto.

 

Questa donna non mi rappresenta, non rappresenta l’onestá intellettuale della mia Antigone.

Al di là della validità delle leggi europee o italiane, se ne infischia di tutto e di tutti. Appoggiata purtroppo in questo da tanti che, quando capiranno di aver contribuito a fare dell’Italia il Paese delle Banane, sarà troppo tardi.

Intanto i 42 profughi erano stati aiutati, nei casi seri, e subito condotti a terra; i rimanenti erano vigilati sulle loro reali necessità, come la stessa corte di Strasburgo aveva invitato a fare.

E non poteva che essere così.

Questa donna può fare tutto quello che vuole, ma non sparando sulla croce rossa che siamo inopinatamente diventati.

Il mio auspicio per lei è quello di un ripensamento.

Di un ripensamento del valore da dare al volontariato come pratica per bloccare il flusso di nuovi schiavi che la sua Germania non solo tollera ma anche accetta, insieme alle potenze europee sedicenti buone e contemporaneamente ricche di interessi in terra d’Africa.

E intanto che riflettiamo se stiamo ancora parlando di volontariato o invece di una nuova forma di lavoro ben retribuito, è opportuno ricordare anche l’esistenza di italiani, che sfruttano i ragazzi africani, i quali dal canto loro mi sembrano subire rassegnati la truffa e la volontà delle associazioni che li vanno a cercare nel cuore del loro continente. E i ragazzi non sfruttati sono spesso abbandonati a se stessi dopo l’ennesima passerella sulla nave… Basta guardare le nostre città, con le loro stazioni, le loro piazze. No, decisamente questa è non è la mia Antigone.

Maria Teresa Perrino

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