“[…] al giorno di venerdì sette del corrente che allo spuntar dell’alba mi si spezzo in quattro parti la randa, e si chiuse; scoprii l’isola della Pianosa per scirocco, e l’isola di Tremiti per libeccio, e perciò convenne risalvermi rifugiarmi nel luogo di Tremiti, giacchè continuavano sempre l’oragano di vento, e i furiosi colpi di mare, a tanto che non mi rendeva più possibile prendere altra salvezza […]”.
Un naufragio dimenticato
Inizia così la storia dimenticata del “Stefano”, brigantino di 210 tonnellate guidato dal capitano triestino Giacomo Covacich che esattamente 196 anni fa, di ritorno da Alessandria d’Egitto, fu protagonista di un tragico naufragio al largo delle isole Tremiti nel quale persero la vita Antonio Vidosich e Andrea Mascardin, due dei dieci membri dell’equipaggio. Le testimonianze dell’episodio sono state divulgate già nel 2012 dall’ingegner Michelangelo Di Meo, appassionato ricercatore ed originario di Manfredonia in Puglia che, grazie alle scrupolose ricerche iniziate negli archivi di Stato, è riuscito a ricostruire con precisione l’accaduto.
La ricostruzione dell’episodio
Il carteggio originale è stato infatti trascritto in toto da De Meo ed oggi, complice l’anniversario, riemerge con forza a distanza di quel drammatico 7 gennaio 1825. Il brigantino venne salvato dal tempestivo intervento di un gozzo che, ordinato da Gaetano Ros e Stefano Rolli, rispettivamente Comandante della piazza di Tremiti e Tenente dei Dazi Indiretti, raggiunse i naufraghi al largo dell’isola di San Nicola. L’operazione di salvataggio venne condotta “con grande travaglio ed a rischio della propria vita” da quattro coraggiosi marinai del posto.
fonte, articolo integrale