Manfredonia – CON determinazione del dirigente ‘Servizio sistemi integrativi Servizi Sociali”, del 22 gennaio 2009, numero 25, pubblicata sul bollettino ufficiale della Regione Puglia (n^30 del 24 febbraio del 2009) è stata approvata la trasformazione e fusione in azienda pubblica dei servizi alla persona, l’Asp “Smar”, delle due ex Ipab, istituzioni pubbliche di beneficienza ed assistenza operanti a Manfredonia (la casa di riposo ‘Anna Rizzi’ e le opere pie ‘Santa Maria della Stella‘), nonchè la loro cancellazione dall’elenco delle Ipab. Prima di entrare nel merito delle caratteristiche, e del ruolo specifico, che l’Asp “Smar” svolgerà a Manfredonia è opportuno, anche per comprenderne la rilevanza, fare una breve analisi storica e sociologica di tale innovazione almeno a livello della Regione Puglia, data la sua competenza assoluta in materia di servizi sociali, e visto che tale trasformazione non ha riguardato soltanto le Ipab di Manfredonia ma tutte quelle operanti in diversi comuni della Puglia. Questa trasformazione è avvenuta con ritardo consistente, dato che rappresenta la conseguenza dell’applicazione del Dl 207/01 “Riordino del sistema delle istituzioni publbiche di assistenza e beneficienza a norma dell’articolo 10 della legge 328/200” (la cosiddetta legge quadro di riforma del sistema dei servizi sociali in Italia che ha sostituito, finalmente e dopo oltre cento anni, la legge n^6972/890, la cosiddetta legge Crispi). Ciònonostante, tale trasformazione ha rappresentato una vera e propria rivoluzione sul piano politico-socio-culturale e legislativo, almeno pari a quella che si è determinata negli anni ’70 e ’80 nel passaggio delle competenze dei servizi sociali ed assistenziali (Dpr 616/77 e seguenti) dallo Stato alle Regioni e poi ai Comuni, prefigurando un nuovo Welfare State (Stato Sociale). Ma cosa sono state le Ipab e perchè sono state così importanti ? Esse possono essere considerate, a ragione, le radici del sistema socioassistenziale italiano nel corso di tutto il novecento, dato che , ramificandosi quasi in ogni realtà territoriale e comunale, hanno rappresentato la vera rete operativa dell’intervento sociale in Italia, soprattutto di tipo residenziale. Si pensi, infatti, che all’inizio del Novecento in Italia le opere pie e le Ipab erano circa 23270, per la gran parte controllate e gestite da congregazioni religiose. In poco più di un secolo tale situazione è profondamente cambiata: la gran parte, le Ipab a totale o prevalente gestione religiosa nel corso degli anni ’80 e ’90, sono diventate fondazioni e/o enti privati-sociali di proprietà della Chiesa e di ordini e congregazioni religiose. Le altre Ipab, la minoranza, quelle a prevalente ispirazione, origine e caratterizzazione pubblica, sono diventate patrimonio pubblico sotto il controllo delle regioni. Tre sono state le caratteristiche comuni a tutte le Ipab pur nelle evidenti differenze: 1)sono nate da “atti di liberalità” dei fondatori, con uno “scopo di interesse delle collettività”, e col fine, primario e vincolante, di operare espressamente a favore ed a sostegno delle persone più deboli, “i poveri”; 2)hanno statuti che indicano tali finalità e ne disciplinano gli organi di governo in uno spirito di solidarietà sociale, di volontariato e di impegno fondato sulla gratuità. Ad esempio: fino ad una certa data molti degli amministratori venivano scelti tra benefattori e donatori; 3) inoltre le stesse hanno, nel territorio, un radicamento forte e significativo; in sintesi: la forza e la rilevanza pubblica delle Ipab sta sia nel loro grande patrimonio economico (sicuramente nel complesso della regione Puglia per centinaia di milioni di euro), sia nel loro forte e storico radicamento sociale, sia nelle loro finalità di operare a favore dei “poveri”, sia nell’operare degli amministratori fondato su gratuità e volontariato. Ciò è tuttora vero e valido nella stessa provincia di Foggia ed a Manfredonia, anche se con il tempo tali suddette finalità e caratteristiche si sono annacquate, ed alcune Ipab sono diventate piccoli centri clienterali, con l’assunzione di iniziative inappropriate, tanto da essere commissariate. Inoltre le risorse Ipab non sono tuttora pienamente valorizzate: infatti esiste una loro scarsa integrazione nella rete locale dei servizi sociali per le persone e le famiglie, il loro enorme patrimonio immobiliare e finanziario (stimato nel 1999 in circa 40mila miliardi di lire) è spesso poco redditizio “immobilizzato” e a volte svenduto. I bilanci sono spesso deficitari, data anche la progressiva “sparizione” di donatori, il personale opera per lo più in condizioni di precariato. Ciò nonostante, grande è la foza reale e potenziale delle Ipab. Ad esempio: in Puglia, tenendo conto di una rilevazione fatta nel 1999 da una apposita commissione dell’allora Ministero della solidarietà sociale, operano 66 Ipab che gestiscono case di riposo per anziani e 68 Ipab che gestiscono strutture per l’infanzia, che rappresentano rispettivamente circa il 28% e circa il 29% delle Ipab esistenti nella Regione; pertanto sono circa 240 le Ipab della Regione Puglia. Ora la grande novità è che tutte queste Ipab si sono e/o si stanno trasformando in Asp, aziende dei servizi alla persona, nell’ottica positiva di rilanciare e prefigurare un nuovo e più valido Welfare State, sistema di interventi sociali integrati. Tuttavia tale trasformazione, avvenendo in modo scarsamente partecipato e pubblico, rischia di trasformarsi in una rottura con lo spirito origirinario di gratuità e solidarietà sociale che è ad origine e fondamento delle Ipab ed in carrozzoni politico-clienterali, tra l’altro scarsamente efficienti. La situazione sopra delineata è sicuramente, nel bene e nel male, tanto più vera e valida nella provincia di Foggia e nella nostra stessa Manfredonia, dove è nata l’Asp “Smar”, dall’unificazione delle due preesistenti ex Ipab (Stella Maris e Anna Rizzi). Quali caratteristiche ha l’azienda dei servizi alla persona, l’asp “Smar” di Manfredonia ? Dall’analisi della determinazione istitutiva e dello statuto ricaviamo alcuni dati e considerazioni specifiche che però hanno anche una valore politico-amministrativo regionale. Questo si propone alla riflessione pubblica e cittadina ed all’attenzione delle stesse forze politiche per capirne il senso, il limite ed i pregi, invitanto tutti ad intervenire e ragionare in prima persona, con l’assuzione di responsabilità del proprio pensiero, superando anche l’anonimato del commento, sul blog e/o sulla rete Internet.
(1 – continua )