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Per me si va ne ‘La città dei vivi’

AUTORE:
Eleonora Zaccaria
PUBBLICATO IL:
5 Ottobre 2021
Cultura //

STATOQUOTIDIANO.IT, 05 ottobre 2021. È uno degli scrittori più attesi a Lector in Fabula, il suo ultimo libro è già un caso letterario. La terrazza del Monastero è gremita ma tra il pubblico serpeggia un brutto presentimento. Il maxischermo si illumina: per questa edizione del festival la sigla di apertura dei talk ha come sottofondo il riff di ‘Heroes’ di David Bowie. Alla fine, eccolo comparire in collegamento web.

Nicola Lagioia, Premio Strega nel 2015 con il libro ‘La Ferocia’, dal 2017 è il Direttore del Salone Internazionale del Libro di Torino. Proprio l’imminente inaugurazione dell’edizione 2021 del Salone del Libro, gli ha impedito di essere a Conversano per l’evento in programma ma la connessione da remoto ha mantenuto alto lo standard qualitativo.

L’incontro, moderato da Raffaella De Santis, entra immediatamente nel vivo.

Marzo 2016, in un anonimo appartamento della periferia romana si consuma quello che Lagioia definisce <il primo grande delitto dell’era social. Due ragazzi della Roma bene seviziano per ore un ragazzo più giovane conducendolo ad una morte lenta e terribile. La caratteristica più sconvolgente di questo omicidio è la mancanza di un movente>.

‘La città dei vivi’ è il risultato di un’indagine, durata ben quattro anni e condotta dallo scrittore stesso, che ripercorrendo fatti e raccogliendo testimonianze, cerca di rispondere ai tanti interrogativi suscitati dal ‘Caso Varani’, uno dei più atroci episodi di cronaca nera degli ultimi anni. Sullo sfondo Roma, bella e dannata.

la città dei vivi totale
“La città dei vivi totale”

<Uno dei due colpevoli confessa il delitto al padre mentre si stanno recando, in macchina, in Molise, al funerale di uno zio e conclude dicendo di non sapere chi sia la vittima. Sembra assurdo, una scena irreale, ma per i tempi che corrono solo la realtà può concedersi il lusso di essere così inverosimile. Sembra l’antitesi di un giallo: i colpevoli sono degli assassini a propria insaputa. Crolla la certezza di poter essere in grado di esercitare il libero arbitrio. Sono proprio questi i casi che accendono il pubblico interesse perché pongono i riflettori su un mondo polarizzato: da una parte ci sono i buoni, dall’altra i cattivi. Cosa accade quando viene a crearsi una zona grigia nell’animo umano? Tutti noi, ad un certo punto della nostra vita, ci siamo ritrovati davanti ad un bivio personale. Cosa sarebbe potuto accadere imboccando l’una o l’altra strada? In questo caso, si tratta di una “sfortuna corteggiata”.

Quando ho incontrato il Colonnello Giuseppe Donnarumma, mi ha detto di leggere ‘L’esorcista’ perché, secondo lui, si trattava di un caso di possessione, scevro da rimandi religiosi ma strettamente legato al senso del Male inteso come violenza originaria che ci portiamo dentro. Pensiamo a quando ci arrabbiamo e dobbiamo uscire dalla stanza o rompere un oggetto per controllarci. Purtroppo non siamo ancora così evoluti da essere in grado di scendere a patti con la nostra rabbia piuttosto che rimuoverla. Dovremmo provare a conoscerci ma viviamo in un’epoca social in cui domina il concetto del wannabe e se non si riesce ad essere qualcuno, spesso si crea una lacerazione tra l’io e il mondo che ci circonda. Dovremmo, invece, marcare una linea di confine tra il narcisismo patologico e l’adattamento sociale. Per fare questo, bisogna incontrarsi. Ne ‘Il libro dell’incontro’ emerge come i nodi che sono in noi possano essere sciolti solo “dall’altro difficile” per arrivare a ritrovarci all’interno di una sana collettività>.

Sono attonita, leggermente inquieta. Ascoltando l’autore, mi è sembrato di attraversare un tunnel in fondo al quale però ho scorto una luce. Al momento opportuno gli domando se l’aver scritto questo libro ha generato in lui una sorta di catarsi e lo ha portato a pensare che ci sia possibilità di redenzione nella società contemporanea.

la città dei vivi – Nicola Lagioia

<Sono molto ansioso e il mio tempo di vita è talvolta violento. Ho impiegato quattro anni per scrivere questo libro e sono giunto alla conclusione che la pazienza premia a lunga distanza. Bisogna fare piccoli esercizi di saggezza per arrivare alla meta. Resto convinto che solo attraverso l’altro conosciamo noi stessi e ci costruiamo una nostra identità. Viviamo in una società eternamente in fuga ma se c’è una fuga che ci salverà è la fuga dall’io, da una solitudine colpevole, e quindi da una debolezza colpevole che genera una fragilità innocente>.

Applausi.

Eleonora Zaccaria

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